giovedì 4 agosto 2011

Sbarchi a Pantelleria e Lampedusa


TRAPANI - L'ennesimo allarme sbarchi è scattato all'alba. Con un cellulare un immigrato ha chiamato la sala operativa della guardia costiera di Pantelleria dicendo che il motore aveva problemi e che qualcuno venisse a salvarli. Poi un rimorchiatore cipriota, a novanta miglia da Lampedusa, ha gettato in mare delle zattere a 300 profughi su una carretta in avaria e ferma in mezzo al mare da quasi due giorni, profughi poi recuperati dalle motovedette della Guardia costiera. Secondo il racconto di alcuni superstiti, che deve ancora essere vagliato dalle forze dell'ordine, durante la traversata decine e decine di migranti sarebbero morti di stenti e di fame: i cadaveri delle vittime sarebbero stati abbandonati in mare. A ricostruire la tragedia, che non ha ancora trovato conferme ufficiali, sono stati i primi superstiti trasportati in elicottero nel Poliambulatorio dell'isola a causa del forte stato di disidratazione. A fatica, anche a causa dello choc, hanno raccontato di essere partiti venerdi sera dalla Libia e di essere rimasti alla deriva dopo la rottura del motore. Le forze dell'ordine attendono tuttavia l'arrivo degli altri migranti, che e' previsto in serata, per avere un quadro esatto della vicenda. Nelle operazioni di soccorso sono impegnate quattro motovedette della Guardia Costiera, che hanno gia' trasbordato circa 300 profughi, e un elicottero che sta facendo la spola con Lampedusa per trasferire le persone che hanno bisogno di cure immediate. Il comandante della Capitaneria di Porto di Lampedusa, Antonio Morana, ha detto che gli equipaggi delle motovedette non hanno avvistato cadaveri nella zona dove è stato ''agganciato'' il barcone.

Stamattina da Pantelleria erano partite due motovedette, una della Guardia costiera, l'altra della Guardia di finanza, mentre da Birgi si è levato in volo un elicottero HH3f del Centro Sar che ha proceduto in un giro di ricognizione. L'avvistamento del primo barcone a 4 miglia a nord dell'isola: il natante in legno, con a bordo una settantina di immigrati, stava già imbarcando acqua ed era alla deriva, Dopo le manovre di avvicinamento finalmente il trasbordo dei migranti sulle due motovedette. Quattro donne e quattro bambini sono stati trasferiti in ospedale, mentre la barca è affondata. E' stato poi l'elicottero Nemo della Guardia Costiera, partito dall'aeroporto di Catania, a calare sulla barca e sulle zattere il proprio cestello con acqua e generi di prima necessità. Ma il disperato tentativo di qualche naufrago di aggrapparsi al cestello per tentare una impossibile risalita a bordo ha costretto l'elicottero ad abbandonare l'attrezzatura. Alle 14,40 le quattro motovedette hanno quindi raggiunto il barcone e le zattere, ed hanno iniziato il trasbordo al sicuro degli occupanti - ridotti ormai allo stremo delle forze. Tre degli occupanti sono stati recuperati dall'elicottero gravemente disidratati, fra questi una donna incinta. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, e il comandante della Capitaneria di porto di Pantelleria, Giovanni Nicosia hanno seguito con attenzione l'andamento della delicata missione umanitaria.

Mercoledì era approdato al molo Favaloro di Lampedusa - dove domani è atteso il segretario del Pd Pierluigi Bersani - un altro barcone con 304 profughi a bordo, soccorso due ore prima da due pattugliatori della Guardia di Finanza. L'imbarcazione aveva raggiunto il molo autonomamente, scortata dai due pattugliatori delle Fiamme Gialle. Dei 304 profughi 52 sono donne e 6 bambini. Provengono tutti dall'area subsahariana. Verranno trasferiti tra il centro d'accoglienza di Contrada Imbriacola e l'ex base militare Loran. Salgono così a più di 1.200 gli immigrati presenti sull'isola di Lampedusa. E nella tarda di martedì era arrivato a Lampedusa ancora un altro barcone. C'erano 330 migranti provenienti dalla Libia, tra cui 50 donne e 4 bambini. Erano stipati su un'imbarcazione di 15 metri in legno, simile a quella giunta lunedì con a bordo 271 persone e i 25 cadaveri di disperati morti nella stiva.

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