mercoledì 10 luglio 2013

Constatazioni

In fondo, Enrico Letta è una sorpresa, la sorpresa che non c’è, nonostante la svolta generazionale. Almeno Mario Monti, se non si fermava a coccolare goffamente un cagnolino, era un tecnico che nascondeva in un linguaggio ermetico-arcaicizzante il non-fare, una volta messa a tacere la loquace Fornero che era riuscita a scatenare qualche emozione (non tutte positive: vedi esodati). Rispondendo nel corso del question time, Enrico Letta ha confermato quanto aveva detto poco meno di un mese fa (bell’esempio di coerenza): “Sarà lotta senza quartiere all’evasione fiscale”. Come dire: ce l’abbiamo già in tasca i circa 140 miliardi di euro di evasione (all’anno: in cinque anni saremo straricchi). Ormai nemmeno più nelle conversazioni al bar si raccontano certe banalità. La realtà è diversa: l’aumento delle tasse ha fatto diminuire il gettito fiscale.

Seconda affermazione sconvolgente: “Il governo considera il tema del pagamento (dei debiti della Pa) come la base essenziale perché arrivi la ripresa nell’ultimo trimestre dell’anno” e si impegna a “rimuovere ogni ostacolo” al saldo dei crediti alle imprese. Agli eredi, forse, arriverà qualcosa, e comunque buona parte dei soldi andranno alle banche che hanno anticipato. Una solenne presa in giro, ma detta da uno da cui tutti comprerebbero un’auto usata. Questo è il suo segreto. Ma forse non è più un segreto. Sempre Letta ha rivolto un accorato appello alle banche: “Facciamo squadra”. La risposta è venuta da Bankitalia: a maggio, i prestiti delle banche al settore privato hanno registrato una contrazione su base annua del 2,4% (-2,2% ad aprile) mentre quelli alle famiglie sono scesi dello 0,9% su anno dal -0,8% di aprile. I prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 3,6%. Di fronte a questo scenario, che eufemisticamente viene detto dei “piccoli passi”, che cosa devono dire il Fmi e le agenzie di rating? Che l’Italia non va.

Ed ecco, provvida, l’operazione di “distrazione di massa”: la Cassazione che decide di decidere ad alta velocità. Così tutto viene buttato nella polemica politica, tutto viene ridotto a Berlusconi che lotta nelle aule dei tribunali per evitare una condanna e questo, secondo la volgata, blocca la lotta all’evasione, il pagamento alle imprese di quanto è loro dovuto, i prestiti bancari, la ripresa: insomma, la felicità di tutti. A sprizzare rotonda felicità era, martedì sera a Ballarò, Paolo Mieli perché il “Corriere della Sera” aveva segnalato il rischio di una mezza prescrizione per Berlusconi, salvando l’Italia perché la Cassazione aveva rapidamente provveduto. Sarebbe bello se un articolo del “Corriere” potesse spingere le banche a finanziarie l’economia, la magistratura a sbloccare 9 milioni di processi, la burocrazia a mobilitarsi sul serio per sconfiggere l’evasione fiscale, e tutto il resto di cui questo Paese ha bisogno.

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