lunedì 1 luglio 2013

Le aziende non hanno più scuse

... disse qualche giorno fa il signor Enrico Letta dopo la "grande" vittoria al vertice Ue. E, infatti, i lavoratori della Indesit molto presto se ne andranno in "ferie"...


Chiudere tre stabilimenti: quello di Ginosa in provincia di Taranto, di Jesce 1 e La Martella a Matera. E' l'obiettivo del piano industriale quinquennale presentato questa mattina nella sede di Confindustria a Roma dai dirigenti della Natuzzi cui è seguito l'annuncio dello sciopero immediato proclamato dai sindacati. L'azienda di divani di Santeramo ha definito il numero esatto di esuberi: 1726 di cui 146 impiegati. Rimarrebbero a lavoro, dunque, tra le sedi di Santeramo e di Laterza in 733. E, ha annunciato la dirigenza, partiranno da subito le procedure di mobilità vista l'imminente scadenza della cassa integrazione a ottobre.

SCIOPERO IN TUTTI GLI STABILIMENTI - L'immediato sciopero in tutti gli stabilimenti della Natuzzi è stato annunciato, in un comunicato congiunto, dalle segreterie nazionali Fenael Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, "unitamente alle segreterie regionali di Puglia e Basilicata, alle segreterie territoriali di Bari, Taranto, Matera, ed alle rsu del gruppo". Per i sindacati è "inaccettabile la decisione della direzione aziendale di aprire una procedura di mobilità per 1.726 lavoratori".

"AZIENDA SCORRETTA SU MOBILITA'" - E' un piano duro quello illustrato ai sindacati nel corso della riunione nella Capitale. A presentarlo però non c'era il patron dei salotti, Pasquale Natuzzi, ma i dirigenti dell'azienda. Il piano licenziato dal consiglio di amministrazione del gruppo prevede la chiusura dello stabilimento di Ginosa in cui lavorano circa 400 operai che è praticamente il doppione di quello di Santeramo: a Ginosa si fa cucitura e assemblaggio dei divani. "E' scorretto, se dicono che questo è il primo incontro e vogliono trovare insieme soluzioni, far partire già le procedure di mobilità - attacca il segretario della Fillea Cgil Puglia Silvano Penna - non si avviano così le procedure di mobilità, non si gioca con il coltello alla gola. Poi nel piano non c'è in nessun modo uno straccio di progettualità sull'accordo di programma da 101 milioni di euro firmato a febbraio per il rilancio del distretto".

VENDOLA: 'PIANO LACRIME E SANGUE, LO STATO INTERVENGA' - Il governatore pugliese Nichi Vendola ha rassicurato sul fatto che "la task force regionale per l'occupazione, e la giunta regionale nel suo complesso, saranno sempre al fianco degli operai per percorrere insieme tutte le strade possibili e necessarie per l'individuazione di soluzioni positive". Il presidente della Regione chiede un tavolo al governo. "Ho chiesto al ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato - ha fatto sapere Vendola - l'immediata convocazione, presso il ministero, di un tavolo nazionale dedicato alla ricerca di possibili soluzioni per la vertenza Natuzzi che, in queste ore, sta prendendo una piega assolutamente inaccettabile e pericolosa". Il piano industriale "è un piano di lacrime e sangue, che va oltre ogni ragionevole condivisione. La chiusura di ben due stabilimenti e la messa in mobilità di oltre 1700 dipendenti non può che destare preoccupazione e allarme. E' però indispensabile, a questo punto, che intervenga il governo nazionale e che intervenga con serie e credibili proposte di politica industriale che, fino a questo momento, hanno più brillato per assenza che non per efficienza e concretezza".

LA POSIZIONE DELL'AZIENDA - "Gli attuali organici in Italia non sono più sostenibili e tecnicamente non possono più essere gestiti attraverso la cassa integrazione straordinaria, che ha già coinvolto circa 1.450 collaboratori nel 2012, dei quali 674 a zero ore". E' questa la posizione dell'azienda, illustrata con la presentazione del piano industriale. "La risposta a questo scenario è la riorganizzazione dell'assetto italiano del Gruppo, che coinvolgerà complessivamente 1.726 dipendenti (1.580 negli stabilimenti produttivi, 146 negli uffici centrali) per i quali la società si vede costretta ad avviare le procedure di mobilità in vista della scadenza della cassa integrazione straordinaria prevista per ottobre 2013. Attraverso questa riorganizzazione la società intende salvaguardare la posizione di 2.789 lavoratori, di cui 1.449 interni e 1.340 nell'indotto."

"E' un piano di salvaguardia del Polo Italia - spiegano dal gruppo Natuzzi - volto a riportare la società in condizioni di redditività e a creare i presupposti per un solido percorso di crescita futura, salvaguardando, quanto più possibile, l'occupazione nel territorio pugliese e lucano. Il Piano presentato alle parti sociali è il risultato di un'approfondita analisi condotta sui cambiamenti strutturali in atto nel settore dell'arredo, e conferma il ruolo strategico per Natuzzi spa delle produzioni "made in Italy" di qualità e delle competenze professionali presenti nel territorio". Il "Distretto del mobile imbottito in Puglia e Basilicata - va avanti l'azienda in una nota - ha visto calare le aziende del settore da 520 dei primi anni del 2000 a 100 nel 2012, mentre gli addetti sono scesi da 14.000 a soli 6.000, di cui circa 4.500 rivenienti dalle attività del Gruppo Natuzzi (3.175 dipendenti di Natuzzi spa e 1.340 dell'indotto). In questi anni il settore è stato fortemente impattato dagli effetti della globalizzazione, dal forte apprezzamento dell'euro verso le principali valute, dalla crescente pressione sui prezzi esercitata dei paesi emergenti con produzioni a basso costo di manodopera e dal dilagare del fenomeno della concorrenza sleale e del ricorso al lavoro nero".

"Oggi la situazione si è ulteriormente aggravata - va avanti la società - nonostante gli investimenti e gli sforzi della società negli ultimi anni, la crisi del mercato immobiliare e l'ulteriore calo dei consumi in Europa e in Italia impongono al Gruppo Natuzzi un obiettivo prioritario: la salvaguardia dell'azienda. Le linee guida strategiche del Piano prevedono, da un lato l'allineamento dell'attuale struttura operativa alle effettive esigenze dei mercati, e dall'altro un ritorno alla competitività, da realizzarsi attraverso forti investimenti in innovazione di prodotto e di processo, in marketing e comunicazione e nello sviluppo dei punti vendita Natuzzi Italia nel mondo. Il tutto per un investimento complessivo di oltre 190 milioni di euro. Tuttavia, il gap che attualmente separa i costi industriali di Natuzzi da quelli dei principali competitors stranieri e di alcuni concorrenti sleali insediati nel distretto è enorme, come dimostrano i risultati registrati negli ultimi sei anni (2007-2012) in cui il Gruppo ha registrato un reddito operativo aziendale negativo per circa 140 milioni di euro, largamente imputabile agli elevati costi industriali e all'altissimo costo del lavoro. Il Gruppo Natuzzi, che in tutti questi anni ha sempre agito in virtù della sua responsabilità sociale, è pienamente consapevole dell'impatto nel territorio derivante dalla riorganizzazione e auspica che attraverso il dialogo e l'intervento congiunto di istituzioni, sindacati e di Natuzzi possa scaturire un percorso condiviso per trovare soluzioni efficaci e sostenibili".

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