sabato 6 luglio 2013

Bravi



Consumi a minimi storici, tagli sulla spesa al supermercato e sulle vacanze, risparmio forzato sulla benzina. Mentre il Paese "conquista" un altro primato per i livelli stratosferici raggiunti dalla pressione fiscale, le famiglie italiane tirano la cinghia. Dall’inizio delle crisi economica alla fine del 2012 l’indebitamento delle famiglie è infatti cresciuto di 134 miliardi, pari a un aumento percentuale del 36,5. Secondo quanto emerge dallo studio pubblicato dalla Cgia di Mestre, in termini assoluti ha toccato quota 501,58 miliardi di euro, anche se va evidenziato che la punta massima registrata in questi ultimi anni è stata raggiunta alla fine del 2011, con 506,2 miliardi di euro. L’indebitamento medio delle famiglie italiane è di 19.387 euro. Le province più esposte con il sistema bancario sono quelle lombarde: al primo posto troviamo Lodi che segna un indebitamento medio di 27.831 euro a famiglia. Una vera e propria spada di Damocle che pende sul futuro di ogni nucleo familiare che si vede costretto, quotidianamente, a fare i conti con i propri pesantissimi debiti contratti negli anni della crisi economica. E, se si scorgono i dati, la maggior parte delle province della Lombardia e del Belpaese. Nella classifica stilata dagli artigiani di Mestre seguono infatti Monza-Brianza (27.628 euro), Milano (27.407 euro) e Varese (25.968 euro). Niente a che vedere con gli importi che caratterizzano le realtà provinciali meno esposte con il sistema bancario: Vibo Valentia (9.094 euro), Enna (8.551 euro) e l’Ogliastra (8.408 euro). Per indebitamento medio delle famiglie consumatrici italiane s'intende quello originato dall’accensione di mutui per l’acquisto di una abitazione, dai prestiti per l’acquisto di auto o moto e in generale di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili.

"Ho l’impressione - sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - che nell’ultimo anno molte famiglie abbiano deciso di saldare i propri creditori a scapito dei risparmi e dei consumi. L’insicurezza legata alla crisi economica, al timore di una impennata dei tassi di interesse e, in particolar modo, alla paura di perdere il posto di lavoro ha indotto moltissime persone a concentrare le proprie entrate e una parte consistente dei risparmi al pagamento dei debiti". Questo comportamento, legato anche all'aumento indiscriminato della pressione fiscale e del tasso sulla disoccupazione avvenuti negli ultimi anni, ha concorso a contrarre il reddito disponibile delle famiglie che, nel 2012, ha provocato un vero e proprio tracollo dei consumi che sono appunto scesi del 4,3%. Niente a che vedere con quanto era successo negli anni precedenti: +0,1% nel 2011; +1,5% nel 2010 e -1,5% toccato nel 2009. "Premesso che le province più indebitate sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati - prosegue Bortolussi - è evidente che tra queste realtà in difficoltà vi sono anche molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci devono preoccupare relativamente". Non solo Per gli artigiani di Mestre, si sta facendo strada un fenomeno molto pericoloso. "La maggiore incidenza del debito sul reddito - conclude Bortolussi - la riscontriamo nelle famiglie economicamente più deboli: è chiaro che con il progressivo aumento della disoccupazione e la conseguente riduzione del reddito disponibile questa situazione è destinata a peggiorare. Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia esiste un ampio mercato del prestito informale che non transita per i canali ufficiali. Vista la forte contrazione degli impieghi bancari avvenuta in questi ultimi anni, non è a escludere che questo fenomeno sia in espansione, con il pericolo che la piaga dell’usura si diffonda a macchia d’olio".

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