venerdì 19 luglio 2013

Avevamo dubbi?

La decisione presa dal Gip. Domiciliari al pirata della strada. Il padre di Bea: «Uccisa due volte». L'uomo si era costituito mercoledì, una settimana dopo l'incidente: ha detto di essersi confidato con l'imam

Gabardi El Habib, il pirata della strada che il 10 luglio ha travolto e ucciso a Gorgonzola la 16enne Beatrice Papetti, venerdì, è stato scarcerato.

IL PADRE DI BEA - Dura la reazione del padre di Beatrice, Nerio Papetti: «Le leggi italiane hanno ucciso mia figlia per la seconda volta», ha esternato il volontario alla guida dell'ambulanza, il primo a soccorrere la figlia travolta dall'auto. Papetti ha inoltre definito «assolutamente inaccettabile» la decisione del giudice di rimettere il libertà Babardi El Habib.

LA SCARCERAZIONE - A disporre gli arresti domiciliari è stato il gip di Milano. Il 39enne, operaio e ambulante, separato, con un figlio di 7 anni, risiede a Roncello, in Brianza. Dopo l'arresto il pm di Milano, Laura Pedio, titolare delle indagini condotte dai carabinieri, aveva chiesto il carcere come misura cautelare per il marocchino, mentre la difesa, con l'avvocato Giovanni Marchese, aveva chiesto i domiciliari, spiegando anche che l'uomo «non è un pirata della strada». Il gip di Milano, Alessandro Santangelo, dopo l'interrogatorio di garanzia di giovedì nel quale l'uomo ha risposto alle domande, ha deciso per gli arresti domiciliari, perché, da quanto si è saputo, è una misura idonea a garantire le esigenze cautelari: principalmente il pericolo di reiterazione del reato e poi quelli di fuga e di inquinamento probatorio. L'uomo, infatti, è accusato di omicidio ma nella forma colposa e c'è da dire anche che l'altro reato contestato, l'omissione di soccorso, non prevede la misura cautelare.

COSTITUITO - Una settimana dopo l'investimento, l'uomo si era costituito ai carabinieri ed era stato portato in carcere. Aveva detto di essersi confidato, durante il Ramadan, con l'imam della moschea che frequenta abitualmente: il religioso l'aveva invitato a costituirsi. In precedenza l'uomo si era preoccupato di mettersi al riparo e aveva nascosto l'auto con i segni dell'incidente - una Peugeot Ranch blu metallizzato - nel garage di un amico, perché nessuno potesse vederla, notarla, o ricollegarla a lui. Il cerchio degli inquirenti si stava comunque stringendo: colore e modello dell'auto erano stati già individuati ed era questione di giorni prima che l'uomo fosse comunque rintracciato.                  

L'INCIDENTE - Beatrice, 16 anni ancora da compiere, studentessa al liceo artistico, era stata travolta mentre, in bicicletta con il cugino 18enne Giovanni, stava tornando a casa. Beatrice e Giovanni avevano trascorso una serata con gli amici a Gorgonzola, poi come sempre si erano diretti verso casa, a cascina Mirabello, un complesso residenziale ricavato da un’antica cascina, al di là della statale Padana Superiore, dove la famiglia Papetti, papà, mamma e due figlie, si era trasferita un anno e mezzo fa. Per attraversare la statale e raggiungere il viottolo che porta alla Cascina Mirabello non ci sono attraversamenti protetti, e nemmeno illuminazione; esiste un sottopassaggio, a una certa distanza, ma evidentemente i due cugini hanno pensato di attraversare direttamente la statale, anche se non è consentito. La bicicletta di Giovanni è passata indenne, mentre Bea, che lo seguiva a ruota, è stata travolta. Dopo lo schianto, il passaggio è stato sbarrato dai vigili.

1 commenti:

Nico ha detto...

Però poi condanniamo quel pericolosissimo mostro della Minetti a 5 anni di galera! E velocemente!
Che schifo, Elly...