mercoledì 31 luglio 2013

Ancora sul colpo di stato della troika

Colpo di stato lampante e stato di colpa evidente di Gianni Petrosillo

L’ex ministro della Repubblica Giulio Tremonti ritorna sulla famosa lettera degli apostoli della Torre di guardia (Eurotower) ai conti comunitari, il duo Draghi-Trichet, i quali, il 5 agosto del 2011, scrissero all’allora Primo Ministro Berlusconi “intimandogli” di anticipare il pareggio di bilancio dal 2014, così com’era stato pianificato dal governo, al 2013. Quella nota produrrà effetti devastanti nei mesi successivi, tanto che nel novembre dello stesso anno Berlusconi sarà costretto a salire al Colle per rimettere il mandato nelle mani di Napolitano, il quale, con finta afflizione e falsa preoccupazione per le sorti della patria, accetterà le sue dimissioni.

Lettere simili furono mandate anche ad altri Paesi (vedi la Spagna) ma questi si fecero scivolare addosso le minacce e continuarono per la loro strada. Per noi, invece, quel ricatto in forma di epistola si rivelò devastante, sia sotto il profilo della tenuta della compagine ministeriale che sotto quello economico generale. L’accelerazione delle politiche d’austerità, per rendere il bilancio pubblico sostenibile, si voltò in rapina ai danni dei contribuenti ed in uno scossone agli assetti finanziari e produttivi del Paese dal quale non ci saremmo più ripresi. Ora Tremonti, tornando sulla faccenda, parla di vero e proprio Golpe, seppur dolce o morbido, come si usa in questa fase post-democratica e post-moderna (sono definizioni sue) e, tra le righe, lascia intendere che Draghi, in quell’occasione, si fosse fatto latore consapevole di terze parti, interne ed esterne, le quali, con un piano ben congegnato, intendevano costringere il Cav alla resa politica per imbrigliare Roma e modificare i suoi indirizzi di politica economica

Il fiscalista di Sondrio accenna poi, più esplicitamente, ad un connubio tra forze straniere e quinte colonne interne. Atteniamoci all’evidenza e cerchiamo di essere meno vaghi di lui per capirci qualcosa. Seguiamo l’odore degli affari strategici nostrani che attirano gli sciacalli mondiali su una preda sempre più isolata e sguarnita di difese come l’Italia. Il messaggio di cui sopra porta la firma di un nostro connazionale, italiano di nome e allogeno di fatto, che tempi addietro Cossiga definì “Un vile, un vile affarista.. socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana... il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana, quand’era Direttore Generale del Tesoro”, colui che svenderebbe quel che rimane di questa povera patria (Finmeccanica, l’Enel, l’Eni) “ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs”. Cossiga non è mai stato denunciato da Draghi, evidentemente perché in quelle frasi, pronunciate dal Senatore a vita, non c’erano gli estremi della diffamazione, essendo tutto vero o almeno verosimile. Il progetto dell’ex governatore della Banca d’Italia resta quello di ieri, fare in modo che alla debolezza politica e al caos istituzionale italiano consegua la liquidazione industriale ed economica del patrimonio statale. Per conto di chi agisce Draghi? I macchinatori sono molti, ma possiamo immaginare che dietro a tutto ci siano gli stessi ambienti internazionali per i quali egli ha lavorato in passato e le cricche europee (francesi, inglesi e tedesche) legate a doppio filo alla finanza statunitense. Questo branco di predatori sta separando l’esemplare più debole dagli altri, al fine di immobilizzarlo e spartirsi la ciccia. Abbiamo visto la strana alleanza già all’opera durante il conflitto in Libia, laddove, con il pretesto di abbattere l’ennesimo dittatore sanguinario, si è, innanzitutto, spodestato un potere amico dell’Italia per soffiare ad essa contratti e commesse ed impedire qualsiasi ulteriore sua “espansione” sulla quarta sponda del Mediterraneo.

Per forzare l’Italia a privatizzare le compagnie strategiche non c’è altra via che quella di affrettare la sua caduta nel baratro o, per lo meno, di far percepire l’irreversibilità della situazione di crisi, anche se  la contingenza non è così disperata, in modo che la vendita dei gioielli di famiglia appaia come una necessità ineludibile per salvare il salvabilie. Del resto, anche quest’ultimo Esecutivo di larghe intese, ristrette idee e medesime cattive intenzioni degli altri che lo hanno preceduto ha già annunciato di voler riaprire il dossier dismissioni. Rebus sic stantibus, anziché denunciare tardivamente il putsch di palazzo, Tremonti e Berlusconi, il cui vittimismo è stucchevole al pari dell’ingiustificata considerazione che hanno di se stessi, dovrebbero spiegare agli italiani perché non opposero nessuna resistenza ai banditi “multinazionali” e finirono per consegnarsi, con le mani legate e senza batter ciglio, al nemico. I registi anti-italiani – se ci sono e, secondo me, ci sono certamente perché questa è un’epoca storica che oggettivamente favorisce il complotto e la diserzione dei singoli e dei gruppi – hanno avuto la meglio perché sulla loro strada hanno incontrano personaggi meschini e arrendevoli che si dichiarano retti statisti durante la bella stagione ma diventano uomini ad angolo retto appena principia la cattiva. Presupposto per la riuscita di un colpo di Stato è lo stato di colpa di chi non lo ha fermato quando doveva e poteva.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Articolo duro,e molto coraggio nel farlo
Comunque gli affari dentro uno Stato tipico(p.e.shopping),da parte di "predatori"(investitori) istituzionali si fanno quando all'interno le immunodifese sono crollate,per vari motivi.
-Chi è nelle stanze dei bottoni è dalla parte di chi ci strozza,per forza,e cioè per non finire sulle pagine delle cronache giudiziarie,per fatti pregressi di privilegi,affari,altro... che li ha fatti saltare in passato dalla parte dei poveri burocrati a quelli dei ricchi(magari con conti all'estero) e esportatori di valuta in paradisi fiscali.
-Tra chi governa ,malgrado titoli cartacei accademici,cè n'è qualcuno a completo digiuno delle leggi dell'economia reale.
-Chi è nei posti dove si decide è dinasticamente,figlio di papà,o "nipote di nonno",e deve prima di tutto,giustamente, difendere i suoi interessi,e quelli di famiglia.
-Lo Stato in questione è un vaso di coccio(anche grazie ai suoi Managers),in mezzo a vasi di ferro.
Oggi in Italia.non ci difende nessuno(per la somma dei motivi sopra elencati),e c'è,in più, una lunga lista d'attesa di,oscuri e sconosciuti, pretendenti camerieri al servizio dei più noti maggiordomi, a loro volta al servizio stabile dei MERCATI (eufemismo per strozzini)che gentilmente e disinteressatamente ci sostengono con i loro prestiti.Ciao TNY

Nessie ha detto...

Tremonti avrebbe avuto più visibilità e palcoscenico, oltre ai riflettori, se queste dichiarazioni le avesse fatte quando era super Ministro dell'Economia del governo costretto a dimettersi.
Parlare di "golpe" ora che di golpe ce ne sono ben due (il governo Monti e il governo Letta, entrambi voluti da Napolitano) suona oltremodo stucchevole e imbarazzante. POtevamo averne uno solo, invece abbiamo pure bissato. E a sostenerlo ci sono le stesse forze politiche bipartisan.

Eleonora ha detto...

Ecco, TNY, Nessie ha risposto anche per me. Dove stavano tutti quelli che ora parlano di golpe? Noi poveri cristi di cittadini ci abbiamo provato a fermarlo ma è andata male.