giovedì 11 luglio 2013

Pernigotti...

Apparteneva all'averna. Un altro marchio italiano «emigra». Pernigotti venduta ai turchi. Dopo Loro Piana, anche il marchio del settore dolciario passa in mani straniere: venduto ai Toksoz di Istanbul

La Pernigotti ha una storia di oltre 150 anni Dopo Loro Piana, recentemente passata ai francesi, anche i cioccolatini Pernigotti lasciano l'Italia. Fratelli Averna ha siglato un accordo con il gruppo della famiglia Toksoz per la cessione dell'azienda che detiene lo storico marchio italiano nel settore dolciario. Si tratta di una azienda privata, con sede a Istanbul, che realizza un fatturato annuo pari di circa 450 milioni. Nel segmento dolciario, attraverso una società controllata, detiene i marchi Tadelle, Sarelle e una gamma completa di snack dolci, creme spalmabili e gelati realizzando un fatturato annuo pari a circa 80 milioni. La società Averna, gestita dalla Famiglia Averna da cinque generazioni, è attiva nella produzione e commercializzazione di alcolici con marchi propri (Amaro Averna, Amaro Braulio, Limoncetta di Sorrento e Grappa Frattina), oltrechè nella distribuzione nel mercato italiano di alcuni affermati marchi internazionali. Inoltre, il Gruppo è leader di mercato nel segmento private label, attraverso la propria controllata Casoni Fabbricazione Liquori.

I GIANDUIOTTI - Pernigotti, azienda italiana con oltre 150 anni di storia, si distingue per la posizione di leadership nel segmento del cioccolato gianduia (con gli storici gianduiotti), del torrone e degli intermedi per gelato e pasticceria. Pur operando finora prevalentemente sul mercato domestico, ha riscontrato negli ultimi anni un crescente interesse per i propri prodotti sui mercati internazionali (tra cui Germania, Stati Uniti, America Latina e Cina). Le vendite ammontano a circa 75 milioni, di cui circa 55% nel segmento del dolciario e circa 45% nel segmento degli intermedi per gelato e pasticceria. L'attività produttiva si svolge a Novi Ligure. In questa operazione, Averna si è avvalsa della consulenza di Vitale & Associati (advisor finanziario), Blf studio legale (advisor legale) e Kpmg. Sanset si è avvalsa della consulenza di N+1 (advisor finanziario), Baker & McKenzie (advisor legale) e PwC.

LA DICHIARAZIONE UFFICIALE - La famiglia Averna ha dichiarato: «In tutti gli anni di lavoro svolti in Pernigotti abbiamo profuso un grande impegno nel miglioramento qualitativo dei prodotti, nel rinnovamento della gamma e nel potenziamento produttivo e organizzativo. Negli ultimi mesi siamo stati oggetto di un forte interesse da parte dei principali operatori nazionali ed esteri; siamo lieti di affidare Pernigotti al Gruppo Sanset della famiglia Toksöz, solido e determinato ad agire in ottica di continuità e sviluppo. Pernigotti, facendo leva sul notevole know how acquisito e sulla complementarietà con Sanset, continuerà il processo di crescita intrapreso in Italia, in Turchia e negli altri mercati internazionali».

«NUOVI INTERESSANTI MERCATI» - Ahmet e Zafer Toksoz, amministratori di Sanset, hanno commentato: «Siamo fieri di aver acquisito Pernigotti, marchio ricco di storia e fascino che identifica nel mondo la gianduia ed il torrone italiano. Manterremo e potenzieremo l'attuale struttura, sviluppando l'attivitá in nuove e interessanti aree geografiche, sfruttando la forza del marchio Pernigotti. Introdurremo Pernigotti nel mercato turco cosi come in altri importanti paesi».

COLDIRETTI: «ALL'ESTERO MARCHI ITALIANI PER 10 MILIARDI» - «C'è da augurarsi che il cambiamento di proprietà non significhi lo spostamento delle fonti di approvvigionamento della materia prima importante come le nocciole a danno dei coltivatori italiani e piemontesi che offrono un prodotto di più alti standard qualitativi». Lo dice la Coldiretti, commentando la decisione della società Averna di cedere interamente il marchio Pernigotti al gruppo turco Toksoz, il maggior produttore mondiale di nocciole. Con la vendita di Pernigotti sale ad oltre 10 miliardi - sottolinea la Coldiretti - il valore dei marchi storici dell'agroalimentare italiano passati in mani straniere dall'inizio della crisi che ha favorito una escalation nelle operazioni di acquisizione del Made in Italy agroalimentare.

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