domenica 16 ottobre 2011

Viminale e forze dell'ordine

Io dico che il viminale avrebbe dovuto dare l'ordine di sparare ad altezza d'uomo... MA se lo stesso viminale avesse dato quell'ordine, le forze di polizia e il ministero sarebbero stati tacciati come assassini. Mi auguro che perlomeno riescano a prendere quei criminali e a metterli dentro buttando via la chiave. Certe bestie non dovrebbero girare indisturbate. E mi fermo qui...

La sindrome da G8. L’ordine agli agenti: non dovete reagire di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica

«Maledetti! Guardate là il collega ferito, è la fine del mondo, guardate quanti incappucciati circondano il blindato dei carabinieri. Altro che pochi violenti isolati, diamine. È un’altra Genova, questa. E noi stiamo qui a fare le belle statuine mentre in testa ci piove di tutto. Fermi, dietro ai blindati, carne da macello mentre quelli (indica il furgone dell’Arma circondato dai black bloc, ndr) al posto di guida vedono la morte in faccia e magari pensano a quello là, come si chiamava, a quello che ha sparato a Giuliani a Genova. Una follia, cazzo. Una follia. Questa maledetta politica buonista è una follia. Perché la parola d’ordine sapete qual è? La volete sapere? Abbozzare. Attendere. Ripiegare. Non rispondere. Dobbiamo ab-boz-za-re sempre e comunque! Dal G8 di Genova l’ordine è sempre quello, altrimenti ci danno della polizia cilena e fascista. Obbligati a nasconderci dietro i mezzi, stare fermi come birilli anziché rispondere come siamo addestrati a fare. Guardate che scempio. Guardate gli occhi dei colleghi sotto ai caschi: vorrebbero correre e affrontare quegli scalmanati e invece no, zitti e buoni. Quelli forse arrostiscono là dentro e lo Stato al massimo concede ai blindati i caroselli con sirena, qualche lacrimogeno, idranti obsoleti, rare reazioni di alleggerimento. La solita strategia difensiva a oltranza. Abbozzare perché sennò ci scappa il morto, ma quale morto? Perché se muore una divisa, chissenefrega. Se muore uno che ti sta lanciando in faccia un estintore, diventa un caso internazionale con quei politicanti che parlano sempre di pochi facinorosi. Non ce la facciamo più: abbozziamo allo stadio, per la Tav, in strada coi black bloc. Scrivetelo, cazzo. Scrivetelo». Detto, fatto. Scritto tutto alla lettera, tra i lacrimogeni e la rabbia. Scritto a imperitura memoria di chi pensa all’italica maniera del meglio non fare per non rischiare di far male. Lo sfogo del poliziotto che stringe rabbioso lo sfollagente, che s’è fatto Genova e che ogni weekend se la rischia con gli ultras, si interrompe al passaggio di un superiore che raccomanda calma. In piazza San Giovanni, in disparte, c’è gente che si danna l’anima quando serve, vaccinata agli scontri, abituata alla guerriglia, come il dirigente Maurizio Ariemma del contingente Milano oppure il vicequestore Antonio Adornato del gruppo Senigallia, vecchia scuola della Celere romana, uscito indenne non si sa come dal linciaggio che ha colpito i colleghi del Settimo Nucleo guidato dal comandante Vincenzo Canterini, il «famigerato» Canterini della Diaz. Che si fa vivo a sorpresa nel pieno della baraonda romana: «In questo momento torno indietro negli anni, ho un brivido, sento uno spiffero di Genova. Questi teppisti sono meno organizzati rispetto a quelli del G8 ma sono tanti, e da quel che vedo usano tattiche da ultras, penso che provengano in gran parte dell’estero. La politica del “contenere” non funziona più se si lascia la piazza a un’orda di teppisti che si fomenta di minuto in minuto e fa proseliti, anche tra chi non ha cappucci neri in testa. Occorre una reazione, composta, ma ferma». Canterini, in contatto coi suoi ex uomini in piazza, fa poi un’osservazione ad alta voce. Da non sottovalutare: «Se la manifestazione era pacifica a che servivano decine e decine di “avvocati democratici” a spasso se non a difendere i manifestanti eventualmente coinvolti negli scontri? I disordini, l’input a gettare scompiglio nel corso del corteo, evidentemente è qualcosa che è stato pianificato politicamente dalla stessa organizzazione internazionale di Genova, che ha raccordato antagonisti violenti da tutta Europa». Poco più in là, piegato su un tenente dei carabinieri con il volto coperto di sangue, il colonnello dell’Arma Pino Petrella predica tranquillità mentre piovono bombe carta e sampietrini. Lui situazioni «bollenti» come queste le ha vissute sulla propria pelle, ferito in Val Di Susa dai black bloc versione No-Tav. Non ha tempo per le reprimende dei residenti del quartiere Monti che al pari di tanti carabinieri e poliziotti si chiedono perché il centro cittadino è pieno di guardie rilassate a guardia dei palazzi istituzionali mentre tutt’intorno regna il delirio. Perché sono stati lasciati per strada cassonetti d’immondizia, puntualmente dati alle fiamme. Perché non si è vietato il parcheggio indiscriminato, là dove i roghi hanno incenerito auto e scooter. Perché 70 feriti dopo i 120 della Val di Susa. Perché si è permesso l’assalto a chiese, banche, ministeri, supermercati. Perché, soprattutto, non si è intervenuti a difesa del furgone dei carabinieri abbandonato all’inferno sul modello di quanto accadde in corso Torino a Genova sotto lo sguardo compiacente del prete antagonista don Vitaliano. Come certifica lo spray sul portellone annerito dal fumo, «Carlo vive», l’obiettivo era vendicare l’icona Giuliani. Nessuno vuole pensare che serva un morto ammazzato a svegliare gli «attendisti» dell’ordine pubblico. Ma occorre che qualcosa cambi, subito. Perché chi ha schivato sassi, molotov e bulloni, oggi farà nuovamente la bella statuina: allo stadio Olimpico c’è il derby. «Abbozzare» ancora? Auguri.


Un'accusa vigliacca serpeggia nelle ultime ore: la polizia ha lasciato fare, il Viminale ha adottato controlli soft, i black bloc hanno avuto mano libvera di distruggere, spaccare e saccheggiare. Quello che stamattina viene mosso dai principali media progressisti è un vero e proprio insulto a tutte le forze dell'ordine che, ieri pomeriggio, si sono trovate a fronteggiare una guerriglia inattesa nel centro di Roma. Il giorno dopo gli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti a Roma, su Facebook compaiono le prime foto e i primi commenti su una possibile infiltrazione di poliziotti e carabinieri tra i violenti che hanno messo a ferro e fuoco le vie del centro della capitale. In un'immagine pubblicata sul gruppo "Indignados Italia" del popolare social network, è già scattata tra gli utenti la segnalazione di un uomo, cerchiato in rosso, che assiste inerme alla devastazione della vetrina di una filiale della banca Carime da parte di due giovani con il casco in testa. La didascalia che accompagna la foto recita: "Fate girare. Diamo un nome a questo signore cerchiato. Se è un poliziotto questo dimostrerà che tutto era preventivo". Ieri sera il comunista Paolo Ferrero è stato il primo a mettere sotto accusa quella che definisce una "tenaglia tra incappucciati e gestione assurda dell’ordine pubblico" che "ha impedito oggi la chiusura della manifestazione". Insomma, la colpa non va a violenti vestiti di neri e coi volti coperti, scesi in piazza col solo intento di ferire la Capitale, ma della polizia che si è trovata assediata e duramente linciata.

Le accuse sono tutt'altro che velate. Repubblica parla di "tempi di reazione lunghi e farraginosi" e di "nessun filtraggio significativo e nessun intervento sul corteo e nel corteo". I balck bloc, scrive il quotidiano diretto da Ezio Mauro, "sapevano che l'organizzazione della manifestazione non era in grado, per ragioni anche politiche, di garantire un servizio d'ordine" e che "avrebbero dunque affondato come nel burro, da padroni violenti e minoritari di una piazza indignata ma pacifica". Non è da meno il Fatto Quotidiano che attacca: "La polizia osserva da lontano. Forse è una strategia, come giudicavano 'roba da froci' (anche questo abbiamo sentito) sfilare senza sfasciare vetrine e banche, senza menarsi con gli sbirri". Anche la politica non scherza. E subito cerca di trovare un capro espiatorio pur di non ammettere le proprio colpe. Subito il leader del Pd, Pierluigi Bersani, ha subito chiesto come "sia possibile che una banda di centinaia di delinquenti abbia potuto devastare, aggredire, incendiare e tenere in scacco per ore il centro di Roma". Gli fa eco Giuliano Giuliani, padre del rivoltoso rimasto ucciso durante i disordini del 2001 al G8 di Genova: "Molte cose tra quelle accadute ieri a Roma ricordano il G8 di Genova. Una di queste è la incapacità delle forse dell'ordine di bloccare questo centinaio di autentici delinquenti. Perché non lo hanno fatto?".

Non accetta simile accuse il capo della polizia Antonio Manganelli che rocrda come le forze di polizia, che erano in piazza oggi a Roma per "garantire la libera espressione di un democratico dissenso", si siano trovate a fronteggiare "gruppi di teppisti criminali". Esprimendo "vicinanza e profonda solidarietà" agli uomini e alle donne in piazza, il capo della polizia ha tenuto informato fin dal primo pomeriggio il ministro dell’interno Roberto Maroni sull’andamento della manifestazione. Ma i sindacati non ci stanno e si accodano alle polemiche sollevate dalla sinistra. Il segretario generale dell’Ugl Polizia di Stato Valter Mazzetti ha parlato di "grave sottovalutazione da parte di Maroni" e ha accusato il Viminale di aver "distratto" i poliziotti negli stadi per le partite di calcio. "Dopo che le cose sono successe sono tutti bravi a dire cosa bisognava fare", replica il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano in una intervista alla Stampa. "L'ordine pubblico - spiega - è l'attività più difficile, avevamo da tempo informazioni che ci sarebbero state violenze anche forti, avevamo distribuito uomini sul campo, ma è veramente complcato. Non c'è stata sospresa per il fatto in sé ma è obiettivamente difficile gestire un attacco di questo tipo, una guerriglia urbana con ampi margini di imprevedibilità".

8 commenti:

Nico ha detto...

E poi c'è la terza versione: sono stati infiltrati delle forze dell'ordine.
E poi la quarta, la più oscena: sono stati i fascisti di Casa Pound.

Eleonora ha detto...

Possono dare la colpa a chi vogliono, senza alcun dubbio ci sono ancora parecchi gonzi che credono alle versioni che hai scritto... resta il fatto che comunque la manifestazione è stata fallimentare in toto. Anche se fosse stata pacifica.

Nico ha detto...

La manifestazione è stata l'ennesima parata anti B. Poi la possono chiamare come par loro, ma tanto quello è stato.
Stamattina mi sono presa un antivomito e poi sono andata a curiosare sull'Unità e sul Fatto Quotidiano: lo sapevi che la prova che quelli erano infiltrati governativofascisti sta nel fatto che non sono andati a mettere a ferro e fuoco Palazzo Grazioli? I veri black bloc lì sarebbero andati, altro che qualche bancomat preso a calci!

Lasciamo stare, va... che c'è da uscirne matti

Eleonora ha detto...

Ma... non doveva essere una manifestazione contro le banche e i banchieri? O_o

Nico ha detto...

Anche io sapevo questo. Ma forse noi leggiamo i giornali sbagliati. Infatti i fascisti di casa Pound, quelli infiltrati, quelli che leggono gli stessi nostri giornali, sono quelli che hanno sfasciato ogni banca incontrata lungo il percorso attenendosi alle motivazioni di partenza, e così si sono svelati! Pensa che scemi... so' proprio di destra!
(più ci rifletto su queste assurdità e più mi viene da vomitare...)

Maria Luisa ha detto...

OT
ma eravate a conoscenza di questo?nessuno ne ha mai parlato.
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/gendarmeria_europea/trattato_velsen.pdf

Eleonora ha detto...

No, Maria Luisa, non ne ero a conoscenza.

Maria Luisa ha detto...

è una mostruosità