venerdì 28 ottobre 2011

L'islam e il pericolo non visto


Storico della penetrazione islamica in Occidente, ed in Europa in particolare, Bruce Bawer è autore di due saggi che hanno riscosso l’apprezzamento internazionale, tra cui quello di Bernard Lewis, “While Europe splept”, e “Surrender appeasing islam, sacrificing freedom”, non tradotti in italiano. Vive in Norvegia. Questo suo primo articolo riguarda solo apparentemente Stati Uniti e Canada, in realtà è una anticipazione di un mutamento che entro breve tempo coinvolgerà anche l’Europa.

La politica-che-non-vede-il-pericolo: ecco come i media, le università, a altre istituzioni si relazionano con i leader musulmani occidentali.

In un recente articolo sul canadese National Post, la valorosa Barbara Kay scrive su Ingrid Mattson, una cattolica cresciuta a Kitchener, Ontario, convertita all’islam, e divenuta una figura di primo piano nelle istituzioni islamiche del Nord America. Fino a poco tempo fa ha insegnato Studi Islamici all’ Hartford Seminary, dove, come scrive Kay, citando uno scritto dello studente Andrew Bieszad nel quale ha raccontato la propria esperienza, “L’islam veniva insegnato in classe con criteri molto diversi dalle altre religioni”. Citando un corso di “dialogo inter-religioso” nella sua classe, Bieszad ha dichiarato “sono cattolico e non credo nell’islam”. In seguito a questa sua affermazione, una studentessa disse di essere musulmana e, rivolgendosi direttamente a lui, disse a bassa voce, con un accento arabo “tu sei un infedele perché non accetti l’islam, quindi non sei degno di vivere”, mentre un altro studente musulmano accanto a lei si dichiarava d’accordo. Quando Bieszad riferì l’accaduto alla direzione della scuola, gli fu detto che era “intollerante verso i musulmani”, e che la giusta soluzione era una “migliore comprensione dell’islam”. “Nessun compagno di classe, musulmano o no, mi venne in aiuto, nemmeno in nome del principio che le diverse opinioni vanno rispettate”, disse poi Bieszad.

Mattson non era soltanto una insegnante del Hartford Seminary. Sino allo scorso anno era anche a capo della ISNA (Islamic Society of North America), una organizzazione a diffusione nazionale, che a Dallas, durante il processo nel 2007 alla “Holy Land Foundation”, una società di beneficenza islamica ora chiusa, fu accusata di cospirazione per avere raccolto fondi destinati a Hamas. Il progresso rivelò verità esplosive, scoprendo le relazioni che intercorrevano fra le organizzazioni musulmane negli Stati Uniti considerate invece non pericolose. Quel processo fu in gran parte ignorato dai grandi giornali americani, altri, se non ignorato, ne hanno dato brevi e insufficienti resoconti. In un mondo normale, uno si aspetterebbe che le rivelazioni dei legami con dei gruppi terroristi dovrebbero avere delle conseguenza negative sulla reputazione di un individuo. Ma oggi le cose non funzionano più in questo modo se si tratta di islam. Neil MacFarquhar, scrivendo su ISNA sul New York Times subito dopo il processo Holy Land,– come ho riportato nel mio libro “Surrender: appeasing islam, sacrificing freedom” (2009), “ignorò completamente le pesanti informazioni rivelate su ISNA durante il processo, come quelle che riguardavano i Fratelli Musulmani e i loro ingenti finanziamenti ad Hamas tramite una loro associata, la NAIT ( North American Islamic Trust)”. Come scrissi, MacFarquhar non solo cercò di riabilitare l’ISNA, ma attaccò due membri del Congresso che l’avevano criticata, Pete Hoekstra e Sue Myrick. Su Newsweek, Gretel C.Kovach, scrisse che l’intero processo andava classificato come un esercizio di islamofobia.

Solo dopo che il processo Holy Land ebbe termine, USA Today pubblicò un profilo di Mattson, scritto da Cathy Lynn Grossman, che non era altro se non un pezzo di colore. Sorprendente o no, Grossman non citava nemmeno il processo. Entusiasta nei confronti di Mattson, quale “volto dell’islam americano”, Grossman adoperava quel tipo di prosa che troviamo oggi nei giornali americani solo quando si tratta di islam. Mattson, vi si leggeva, era una cattolica convertita che “ha trovato la sua casa spirituale nell’islam”, una “fede scelta a 23 anni, attratta dalla bellezza dell’islam, come ebbe a dichiarare, dalla moralità dei suoi contenuti, una sintesi di vita e fede in ogni azione rivolta a Dio”. Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo letto qualcosa di simile in un importante giornale americano su cristianesimo, ebraismo, buddismo, induismo o qualunque altra religione?

Quel pezzo era il classico articolo elogiativo, e nient’altro, con tutti i particolari positivi bene in vista. Grossman aveva sottolineato la determinazione di Mattson nel costruire “una forte religione e istituzioni civili a favore dei musulmani americani”, facendo attenzione a non includere nessun dettaglio della sua teologia che avrebbe potuto danneggiarne il ritratto, magari scrivendo (con una formula che è diventata de rigueur in questo tipo di articoli) che Mattson era “troppo progressista per alcuni, troppo conservatrice per altri”.  Questo succedeva quattro anni fa. Lo scorso anno Mattson ha lasciato il suo incarico alla ISNA. Ora, scrive Kay, le è stata assegnata una cattedra in un nuovo programma di studi islamici allo Huron College, una facoltà di teologia affiliata all’Università di Western Ontario. La cattedra che occuperà, secondo quanto scrive Kay, è sovvenzionata soprattutto da “due organizzazioni, la MAC ( Muslim Association of Canada) e la IIIT (International Institute of Islamic Thought), con sede in Virginia, entrambe ritenute legate all’Ideologia islamista”.

Kay chiarisce che Mattson ha un atteggiamento profondamente equivoco sul Wahabismo, l’islam sunnita, repressivo e arretrato che domina nell’Arabia Saudita, descrivendolo come “un movimento riformista”, e paragonandolo – incredibile - alla “riforma protestante in Europa”. Sempre secondo Kay, Mattson ha anche detto che il miglior commento del Corano in lingua inglese è quello di Maulana Abul A’la Maududi, un autore islamista che scrisse che “l’islam vuole distruggere tutti gli stati e i governi ovunque sulla faccia della terra che si oppongono all’ideologia e al programma dell’islam”. Lo Huron College è preoccupato per queste dichiarazioni? Non più del New York Times o USA Today. “In una dichiarazione stampa sull’incarico a Mattson”, scrive Kay, “il Preside dello Huron College, Stephen McClatchie, si complimentò per il suo curriculum accademico e le sue ‘credenziali impeccabili’ per quell’incarico”. Kay ricorda che quando intervistò il predecessore di McClatchie qualche mese fa, chiedendo che cosa pensasse del denaro arrivato da oscure organizzazioni, si senti dire “Non indaghiamo su cosa pensano i nostri donatori”. Come Huron non indaga, osserva Kay, quali siano le opinioni dei nuovi docenti della facoltà.

Ci sentiamo spesso ripetere che l’Occidente è impregnato di islamofobia, che i musulmani sopportano pregiudizi e critiche ingiustificate. Invece, quel che avviene in Occidente, è l’opposto: le istituzioni fondamentali della nostra società, dai media che sono ritenuti rispettabili, così come sono ritenuti tali università e scuole in generale, hanno stabilito che, quando si tratta di islam, e solo di islam, le regole cambiano. Persino le opinioni più inaccettabili, detestabili, anti-democratiche vengono trascurate, in quanto vengono giudicate facenti parte del dogma islamico. Lo stesso succede per quanto riguarda i rapporti con i gruppi terroristi. Ciò che colpisce è vedere come questa politica-che-non-vede-il-pericolo si sia diffusa un po’ ovunque nel mondo occidentale in un modo relativamente indipendente, senza collegamenti o un coordinamento su scala internazionale, senza alcuna cospirazione. Editori e giornalisti, rettori e presidi, governi e forze militari, o chi volete, tutti, chi più chi meno, sembrano decidere che a un certo punto l’islam deve essere trattato con i guanti. Che sia pura codardia o un malguidato senso di tolleranza, o tutti e due, quando il soggetto è l’islam, viene deciso che è semplicemente non appropriato porre domande scabrose o verificare certe difficili situazioni, meglio accontentarsi di verità parziali e palesi menzogne. Il risultato di questa terribile politica malamente prodotta, è che sempre più persone come Ingrid Mattson assumono senza dare nell’occhio posizioni di autorità e potere da un capo all’altro del continente. Dove porterà tutto questo? Conoscete, come me, la risposta.

Bruce Bawer, fra i suoi libri, “ While Europe slept” e “Surrender: appeasing islam, sacrificing freedom”.

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