giovedì 6 ottobre 2011

Onlus e immigrazione clandestina


Fino a due settimane fa, lo spettacolo pressoché quotidiano a Lampedusa e dintorni era il seguente. Le navi della nostra Marina avvistano il barcone carico di disperazione. A differenza di quanto sarebbe accaduto se si fosse trovata in acque maltesi, greche o spagnole, la carretta viene scortata in porto. I profughi sbarcano. La Protezione civile li rifornisce di acqua, cibo, coperte. Alcuni operatori salgono a bordo per prendersi cura di donne e minorenni, che vengono assistiti per primi. Gli agenti di polizia individuano lo scafista che aveva tentato di mimetizzarsi tra i fuggiaschi: sono loro a indicarlo alle forze dell’ordine. I migranti vengono portati al centro di prima accoglienza di Lampedusa per il riconoscimento fotosegnaletico. A quel punto subentra l’attesa per conoscere quale destino li attende: l’asilo, il permesso temporaneo di soggiorno, il rimpatrio. A un certo punto della trafila, si inserisce un elemento particolare. È il presidio delle Onlus, le associazioni umanitarie presenti in forze a Lampedusa. La loro non è un’attività clandestina: ogni organizzazione agisce in base a un progetto approvato dal ministero dell’Interno. E ciascuna Onlus è dotata di un cospicuo fondo spese per pagare, tra l’altro, vitto e alloggio non agli africani, ma ai drappelli di volontari. Cosa che ha fatto felici albergatori e ristoratori dell’isola disertata dai turisti.

L’impegno dello Stato italiano per fronteggiare l’emergenza, valutabile in un miliardo di euro, non basta. Occorre l’intervento delle associazioni umanitarie. Il cui compito non è procurare prima assistenza ai profughi, ma inserirli in un circuito di protezione. Spiegare loro quali diritti hanno. Fare loro conoscere mediatori culturali, interpreti, avvocati. Organizzare la permanenza nell’isola. Aiutarli a sfruttare ogni piega della legge per poter restare in Italia. Metterli in contatto con i familiari, perché devono sapere che in Italia c’è posto per tutti. Appena sbarcati, i nordafricani ignorano dove si trovano, non conoscono la lingua e le leggi del posto, sono stralunati. Eppure in pochi minuti hanno già firmato un plico di moduli in cui si mettono nelle mani di un avvocato sconosciuto ma garantito dalla provvidenziale Onlus. La formula è standard: «Io Tal dei Tali attualmente trattenuto presso l’ex base Nato Loran a Lampedusa dal giorno X nomino mio avvocato di fiducia Pinco Pallino, presso il cui studio eleggo domicilio, affinché svolga le pratiche necessarie per porre fine al mio trattenimento e richieda per mio conto un permesso di soggiorno. Ai sensi delle norme vigenti in materia di autocertificazione autorizzo ai trattamenti dei miei dati personali». Spesso la firma è una sigla incerta ma certificata da un funzionario del comune di Lampedusa sulla base del numero identificativo dello sbarco.

L’emergenza nordafricani è un sacrificio per gli automobilisti, che pagano più cari i carburanti. È un aggravio ragguardevole per il bilancio dello Stato. Ma è anche un’occasione di business. Per il 2011 il Fondo europeo per i rifugiati ha stanziato all’Italia 7.740.535,42 euro, più altri 6.850.000 straordinari per le «misure d'urgenza». Ulteriori 6.921.174,29 euro arrivano tramite il Fondo europeo per i rimpatri. Con questi soldi il Viminale finanzia progetti presentati dai soggetti più vari (enti locali e pubblici, fondazioni, organizzazioni governative e non, Onlus, cooperative sociali, aziende sanitarie, università) selezionati attraverso concorsi pubblici. Si tratta di 21 milioni e mezzo di euro complessivi.

Molti dunque sfruttano l’emergenza per ottenere visibilità, rivendicare ideologie, attaccare il governo, e anche per fare soldi. Ogni carretta del mare approdata a Lampedusa mette in movimento un complesso apparato. I direttori operativi delle Onlus si precipitano, dettano appelli scandalizzati e li diffondono tramite solerti uffici stampa chiedendo interventi, trasferimenti, soldi, chiaramente in tempi improrogabili. Gli avvocati, tutti attivi nel campo dei diritti umani e spesso difensori di pacifisti e no-global (la genovese Alessandra Ballerini, legale segnalata da Terres des Hommes, si candidò con la sinistra alle regionali 2010), redigono denunce ed esposti. I parlamentari di opposizione presentano interrogazioni allarmate in cui si parla di «prigionieri», «reclusione», «condizioni indegne di un Paese civile». Il business dei diritti umani contagia perfino il mondo dell’arte. La scorsa settimana è stato presentato a Roma il progetto di trasformare le imbarcazioni abbandonate a Lampedusa in opere d’arte. «Un modo per dire che un relitto è tragica testimonianza - fanno sapere gli ideatori - ma anche porta verso il futuro». A ciò si aggiunge «la valenza epocale del fenomeno immigrazione», cui l’arte offre «un segno di solidarietà». Peccato che per la regione Sicilia le carrette siano rifiuti tossici perché verniciate da sostanze contenenti piombo. Altro che opere d’arte messe in vendita a beneficio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati: dovrebbero essere smaltite con mille precauzioni. Assieme a tanta retorica assistenziale.

(1° parte)

7 commenti:

Nico ha detto...

Risorse, no?

Johnny 88 ha detto...

Risorse... per le loro tasche

Nico ha detto...

Ragazzi, leggete qui:

http://www.libero-news.it/news/839282/Tutte-le-balle-sugli-immigrati-Bugia-1-fanno-lavori-di-scarto.html

http://www.libero-news.it/news/839566/Bugia-2-sugli-extracomunitari-Sono-una-grande-ricchezza.html

Ma quanto cacchio di tempo ci vorrà prima che queste cose diventino chiare a tutti?
Che rabbia!

Eleonora ha detto...

Ma ti pare che buonisti, pacifinti, misericordiosi e onlus di cui sopra vogliono capire la verità? Stai scherzando, spero. Siamo noi che la verità l'abbiamo sempre vista (sicuramente con occhi diversi e/o anche con un pò di cattiveria) ma non veniamo ascoltati perchè additati come i peggiori razzisti. Nico, te l'avevo detto, qui gli immigrati ciondolano per tutto il giorno (e non lavorano) facendo soldini con lo spaccio, il furto, la vendita di luridissime robacce contraffatte e TUTTI lo sanno e lo vedono compresi le forze dell'ordine e le amministrazioni comunali. Eppure, li lasciano fare e i comuni pagano loro il pagabile e se li coccolano ben bene.

Nico ha detto...

Elly, non se ne accorgeranno mai, perché se non cambia aria (e io purtroppo temo che l'aria non cambierà) questi, le risorse così tanto utili al nostro paese, ci si berranno come un bicchier d'acqua. Non ci sarà il tempo, per accorgersene.
A volte ringrazio Dio di non avere figli: lasciarli in un Italia così mi sarebbe intollerabile.
Eppure è tutto così chiaro, così evidente! Ma la gente è intortata dalle minchionerie buoniste, e tace. E non si rende conto in quale orribile abisso stiamo finendo. Se devo essere tacciata di razzismo perché grido la verità e voglio salvare la mia Italia, allora sì: datemi della razzista, e ne sarò fiera e orgogliosa!

Nico ha detto...

E aggiungo pure questa: l'Acea (che a Roma gestisce acqua e luce) mi sta tampinando telefonicamente da giorni per offrirmi un nuovo tipo di contratto. A ogni ora. Io riconosco il numero e non rispondo più. Be': il prefisso è 06, suppongo che chiamino da qui, ma mi spieghi perché cacchio l'operatrice ha un accento straniero? Che non si capisce niente mentre parla e che mi richiama a distanza di un'ora per ripetermi la stessa cosa? Nemmeno più per i call center andiamo bene noi indigeni? Cosa aveva quella che mi ha chiamato più di un italiano per essere messa lì a lavorare? Non mi pare né padronanza della lingua, né particolari capacità intellettive...
Scusami lo sfogo, Elly, ma queste cose hanno il potere di mandarmi fuori di testa!

Kizzy ha detto...

Giustissimo tutto quello che hai detto Nico, concordo in pieno, non me ne frega nulla se mi dicono RAZZISTA, e anche a me telefonano x rompermi xchè vogliono offerte da varie associazioni bisognose (ANNI fa mia madre fece l'errore di mandar loro qualcosa e da allora siamo tampinati anche se io ho detto mille volte no), ormai rispondo male tanta è l'esasperazione e cmq ora chi chiama ha l'accento straniero e oltretutto storpia sempre il nostro cognome urtandomi non poco i nervi. Ormai appena sentono il mio tono della voce alla risposta mettono subito giù, neanche si scusano. Guarda, una rabbia, ma infatti poi PERCHE' devono assumere stranieri nel call center, 'sto lavoro fa così schifo agli italiani??
Elly, tutti i giornali dovrebbero pubblicare la verità sugli immigrati e non solo Libero o il Giornale, fai bene a dare risalto ai loro articoli visto che, purtroppo, nessuno compra questi due quotidiani in famiglia ma mi devo accontentare de La Stampa (bleah)...