domenica 2 ottobre 2011

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DUNEDIN (Nuova Zelanda) - Poteva essere una giornata da sogno. Invece, è stato un incubo. Contro l’Irlanda, nella partita che valeva l’accesso ai quarti di finale, l’Italia si è liquefatta dopo un tempo (chiuso in svantaggio rimediabile, 9-6) per naufragare nella ripresa e cedere 36-6 sotto i colpi incessanti dei verdi. L’Irlanda, nella travolgente ripresa, ci ha segnato tre mete e ha meritato in pieno la qualificazione ai quarti di finale, dove affronterà i cugini celti del Galles. Gli azzurri salutano invece il Mondiale di Nuova Zelanda e tornano a casa: si fermano ancora una volta, per la settima volta su sette partecipazioni, al girone eliminatorio, senza fare quel passettino in più, che tanto vorrebbe dire in termini di considerazione internazionale e di prestigio (e di soddisfazione dei tifosi).

ALTRO RUGBY - A dire la verità, qui in Nuova Zelanda nessuno ma proprio nessuno – tra giornalisti, addetti ai lavori e appassionati - ci concedeva grande fiducia, al di là della scontata simpatia per l’outsider. E forse, in tutta sincerità, malgrado gli evidenti progressi, è ancora troppo presto per far fuori dal mondiale un colosso del rugby come il Trifoglio. L’ha ammesso, subito dopo il match, anche il ct Mallett, che con il ko dell’Otago Stadium chiude la lunga (4 anni) avventura in azzurro: “In Irlanda si gioca un altro rugby rispetto all’Italia”. E forse un po’ di anni in più di gavetta (non è mai abbastanza) e qualche Celtic League in più ci regaleranno un’altra Italia nei tempi a venire.

L'USCITA DI CASTRO – Tornando al match di Dunedin, le partite si vincono in prima linea, recita un vecchio adagio del rugby. E anche Italia-Irlanda non è sfuggita alla regola: è stata una partita equilibrata, addirittura giocata punto a punto, finché è rimasto in campo Martin Castrogiovanni, il nostro uomo migliore lì davanti, dove i pacchetti si scontrano e la pressione sale alle stelle. Purtroppo per gli azzurri il barbuto pilone del Leicester, idolo dei tifosi e incubo degli avversari, è rimasto in campo poco meno di 35’, fatto fuori da una contrattura al flessore. Uscito lui, la nostra mischia – fino a quel momento praticamente impeccabile, preziosissima nel collezionare punizioni ben sfruttate da Mirco Bergamasco (alla fine per lui 2/3 dalla piazzola) – ha cominciato a faticare e a concedere metri e punizioni. Di fatto, con la nostra arma migliore spuntata, la partita è finita lì.

LA GRINTA IRLANDESE – Dopo le difficoltà della prima frazione, i trequarti irlandesi hanno preso fiducia al ritorno in campo: con gli azzurri in campo con Bocchino all’apertura al posto di Orquera (in stato confusionale dopo una colpo duro rimediato in un placcaggio) hanno segnato una meta dopo 7’ grazie all’efficace taglio di Bowe e al sostengo del capitano O’Driscoll, abile a schiacciare in meta. Cinque minuti dopo è stato Earls, la piccola ma scattante ala in verde, a punirci di nuovo. Incoraggiati da un pubblico caldissimo (su 28 mila paganti all’Otago Stadium c’erano almeno 20 mila irlandesi, accorsi anche dalla vicina Australia per sostenere il XV del Trifoglio) e gestiti alla perfezione dal solito vecchio O’Gara (alla fine per lui 6/7 dalla piazzola e 16/19 dal torneo: titolare inamovibile), la squadra di Declan Kidney è sembrata irresistibile.

LA REAZIONE MANCATA – Per fortuna, a un quarto d’ora dalla fine, i verdi hanno rallentato un attimo e messo in campo tutta la panchina per far rifiatare i titolari. L’Italia ha cercato disperatamente la meta che avrebbe salvato l’onore, ma gli irlandesi non sono tipi da commuoversi. Non solo non l’hanno concessa ma si sono anche presi lo sfizio di andare a segnare la terza meta con un plastico tuffo del solito Earls, praticamente allo scadere, dopo averne sfiorate un altro paio. Tra i verdi, detto di O’Gara, grande la prestazione della terza linea e in particolare del flanker Sean O’Brien, giustamente scelto come “man of the match”.

I SALUTI DI MALLETT - Non è cambiata molto la squadra di Nick Mallett dall’esordio di North Harbour alla serata di Dunedin: anche con l’Australia l’Italia giocò un buon primo tempo (6-6) e crollò nel finale (36-6, guarda caso lo stesso punteggio). Insomma, per dirla con una battuta, se le partite durassero un tempo soltanto sarebbe un’altra musica. “Ma stavolta è stato diverso – ha spiegato Malllett subito dopo il match – con l’Australia abbiamo commesso errori nel piazzamento difensivo davanti ai loro trequarti velocissimi. Qui a Dunedin ci è venuta a mancare la mischia dopo l’uscita di Castrogiovanni e tutto è diventato più difficile”. Anche perché, ammette Mallett, errori individuali non sono mancati: “Prima cosa, loro hanno vinto perché hanno giocato una grande partita. Noi gli siamo stati vicini solo nel primo tempo. Poi, non siamo più stati in grado di fermarli. E’ vero che le due mete irlandesi nella parte decisiva del match – ha detto il ct – sono arrivate per due errori di Bocchino nei placcaggi. Non voglio accusare Ricky di non placcare, sia chiaro. Voglio solo dire che a questo livello non possiamo commettere errori. Con un’Irlanda così lanciata era chiaro che a ogni sbaglio sarebbe arrivata una meta”.

RIPARTIRE SUBITO - L’immagine della serata nera degli azzurri è il capitano Sergio Parisse, con il volto insanguinato, costretto dall’arbitro a lasciare il campo con un sopracciglio rotto a pochi minuti dalla fine: una resa amara, come ha detto lo stesso numero 8: “E’ triste uscire così, abbiamo dato tutto ma non è bastato. Non riesco a trovare le parole per esprimere la delusione mia e dei ragazzi”. Le parole giuste, anche in questo caso, le trova Mallett: “Questi ragazzi sono eccezionali. L’ho già detto e lo ripeto. Sono stati la mia famiglia per quattro anni e mi hanno sempre abituato a ripartire più forte dopo ogni delusione. Anche questa volta faranno di tutto per migliorarsi”. Già. E a novembre si ricomincia, con una guida tecnica tutta nuova. E in panchina il francese Jacques Brunel.

2 commenti:

johnny doe ha detto...

Da ex giocatore di rugby,mi fa piacere questo post

Eleonora ha detto...

Diciamo che sono una neofita del rugby. Non come giocatrice eh? Ho cominciato a seguirlo da quest'anno col torneo 6 nazioni. Mi sono vista tutte le partite del flaminio. Mi dispiace che l'italia perda così tanto spesso.