martedì 25 ottobre 2011
Idioti e criminali umanitari
Pazzia della guerra in Libia: la Nato impone la sharia ai libici di Carlo Panella
La Francia di Sarkozy è in evidente imbarazzo a fronte delle dichiarazioni del presidente del Cnt libico Mustafà Jalil che ha affermato non solo che “la sharia sarà alla base della nostra Costituzione”, ma ha anche spiegato che, quindi, verrà abolita la pur blanda legge di Gheddafi che imponeva al marito il consenso ai nuovi matrimoni della prima moglie e che concedeva anche alla donna il diritto di divorzio. Una dichiarazione salutata con entusiasmo da tutti i siti del network di al Qaida. La ragione dell’imbarazzo francese è presto detta, un mese fa, il primo ministro del Cnt Ahmed Jibril aveva affermato all’Eliseo davanti ad un Nicolas Sarkozy estatico che la nuova Costituzione libica si sarebbe basata sui principi di “liberté, egalité e fraternité”. Una presa per i fondelli galattica, a cui francesi, inglesi, americani e Nato hanno fatto finta di credere per continuare la loro ipocrita “guerra umanitaria” a fianco delle feroci milizie del Cnt, capaci dell’immondo linciaggio di Gheddafi e di suo figlio Mutassim di cui tutto il mondo è stato testimone, continuato poi con la orrenda esposizione dei corpi in una cella frigorifera per polli del bazar di Misurata. Il ministro degli Esteri francese Alain Juppé ha ammesso ieri che le norme shariatiche evocate da Jalil “costituiscono un problema per la Francia per quanto concerne i diritti delle donne” e ha assicurato che “la Francia sarà vigilante sul rispetto dei diritti dell’uomo e in particolare delle donne”. Anche il ministro degli esteri italiano Franco Frattini si è detto preoccupato per “possibili infiltrazioni di un Islam non moderato in Libia” e ha lanciato un appello “affinché non si consentano deroghe ai diritti fondamentali”. Ma ormai è troppo tardi, queste garanzie dovevano essere chieste prima, dovevano essere poste al Cnt come chiara e irrinunciabile precondizione all’intervento militare Nato. Oramai la guerra è finita, il Cnt è padrone del paese, fatta salva la possibilità che il figlio superstite di Gheddafi, Saif al Islam, riesca a creare un Gheddafistan nel sud, con l’appoggio dei lealisti e dei tuareg da cui menare forti azioni di disturbo. Oggi stringono i tempi per la formazione di un nuovo governo libico in cui è evidente che le forze islamiste più oltranziste, cui la Francia e la Nato hanno regalato la vittoria militare che non riuscivano a meritarsi sul terreno, faranno la parte del leone, a partire dall’islamista e ex detenuto di Guantamo Hakim Belhadj, che controlla militarmente Tripoli. Il tutto, mentre Human Rights Watch denuncia massacri da parte delle truppe del Cnt, con 53 miliziani di Gheddafi trovati a Sirte con le mani legate e uccisi con un colpo alla nuca e molti altri casi di crimini contro l’umanità riscontrati sul terreno e nelle carceri del Cnt da Amnesty International. Si sgretola dunque l’ipocrisia della “guerra umanitaria” e si impone la realtà di una “guerra per il petrolio” combattuta dalla Nato senza alcuna remora a fianco di un Cnt in cui gli oppositori veri del raìs sono una minoranza, mentre gli ex ministri di Gheddafi (come Jalil) ed è egemonizzato da islamisti oltranzisti. Emerge così la differenza abissale tra la vicenda tunisina e quella libica. A Tunisi ha sì vinto le elezioni un partito dell’Islam politico, Ennhada, ma è una forza che fa riferimento all’Islam democratico della Akp turca di quel Tayyp Erdogan che propugna “nuove Costituzioni arabe assolutamente laiche e non confessionali”. Soprattutto, a Tunisi hanno avuto una buona affermazione le forze laiche che possono obbligare gli islamisti a non imporre la scelta della “sharia quale la fonte di ispirazione delle leggi”.
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