sabato 10 settembre 2011

Schizofrenici (d'opposizione e di lobby) e vermi

Perchè si, l'attuale governo risulta essere schizofrenico coi cambiamenti continui alla manovra... ma ci sono altri schizofrenici forse peggiori del governo... una è lei che oltretutto non riesce manco a mettersi daccordo con se stessa.


Roma - Chi lo conosce da tempo giura che Silvio Berlusconi non ne voglia neanche sentir parlare. Tanto che nonostante l’ipotesi di un governo tecnico conti­nui da giorni a rimbalzare dai ca­pannelli di Montecitorio fin sui giornali pare che la questione il premier l’abbia affrontata davvero solo ieri mattina. E peraltro in maniera piutto­sto sbrigativa visto che nella testa del Cavaliere non esisto­no alternative possibili a quel­la di continuare a governare fi­no al 2013. Anzi, ad essere preci­si un’alternativa c’è: tornare alle ur­ne. Un concetto che in serata ha ribadi­to in chiaro alla festa di Atreju.

Eppure non c’è giorno in cui questo o quello rilanci la via dell’esecutivo di tran­sizione, declinato- ovviamente- a secon­da delle sfumature e degli obiettivi. Con un deciso cambio di passo nelle ultime due settimane, segnate da una sterzata dell’ establishment finanziario-editoria­le che all’appuntamento del workshop Ambrosetti è sceso ufficialmente in cam­po. A Cernobbio non si parlava dall’altro - in nome della «credibilità» del «bene» del Paese - e più d’uno ha deciso di met­terci la faccia (con il Corriere della Sera a far da vetrina). Prima Montezemolo, poi Passera e Profumo. Ieri anche la Marcega­glia che chiede al governo di «agire o trar­re le conseguenze». Affondo un po’ fuori sincrono considerando che mentre l’Ue promuove (seppure con qualche riser­va) la manovra del governo ci si mette il presidente di Confindustria a menar giù duro. Ma, per dirla con le parole di un mi­nistro vicino al Cavaliere, «ormai tutto quel mondo che fa parte del club di Cer­nobbio ha deciso che bisogna cambiare pagina». Ed è questo che comincia a preoccupa­re seriamente la maggioranza. Anche perché negli ultimi giorni sembra che cer­te spinte arrivino anche dall’estero. Non solo l’Ue o la Bce, ma anche alcuni part­ner di peso iniziano infatti a temere che la debolezza del governo italiano potrebbe mettere a rischio l’euro. Se salta l’Italia, infatti, salta anche la moneta unica. E a certificare quanto sia alto il livello di ten­sione ieri sono arrivate le dimissioni di Juergen Stark, il membro tedesco della Banca centrale contrario all’acquisto dei bond. Fatte filtrare a mercati ancora aper­ti con conseguenze pesantissime sulle borse e su Piazza Affari in particolare. A tutto ciò si aggiungono le pressione delle opposizioni. Comprese quelle di un Udc che fa sponda con le gerarchie va­ticane (una buona parte della Cei) e con la Cisl di Bonanni.

Al punto che Casini nelle sue conversazioni private non na­sc­onde di essere pronto a tornare nel cen­trodestra appena Berlusconi avrà ceduto la mano. Di qui la proposta del cosiddet­to «salvacondotto» lanciata giovedì da Buttiglione dalle colonne di Avvenire , il quotidiano dei vescovi. Una via difficil­mente percorribile, soprattutto davanti ai riflettori dei media. Se della questione è magari capitato che Confalonieri ne ab­bi­a parlato con Fini piuttosto che con Ca­sini, quando Bocchino la rilancia nuova­mente sulle agenzie di stampa non fa che bruciarla definitivamente. Tutti ragiona­menti, questi, che non tengono conto di quanto il Cavaliere su questo fronte conti­nui a non sentirci. Il movimento è comunque imponen­te. Che ha smosso le acque anche all’in­terno del Pdl dove sono in molti a ipotiz­zare una sorta di soluzione intermedia: un passo indietro del Cavaliere per un nuovo governo sostenuto dalla stessa maggioranza. Un passaggio di conse­gne, dunque, a favore di Schifani o di Al­fano. Una soluzione che off the record s ormai appoggiano in molti nel Pdl (so­prattutto i cattolici e i più vicini al segre­tario pidiellino). In questo modo, infat­ti, Berlusconi darebbe il via alla transi­zione e si tirerebbe fuori anche dalla stretta giudiziaria che, lasciando la pol­trona di Palazzo Chigi, si farebbe inevita­bilmente meno stringente. Se ne parla nei conciliaboli alla Camera e nelle tele­fonate tra ministri e big del Pdl. Anche se per il Cavaliere la questione non è all’or­dine del giorno.

3 commenti:

Nessie ha detto...

Tra due litiganti (governo e opposizione) il TECNICO gode. E' evidente che questa isterica pasionaria della Marce-gaglia, opti per i tecnici alla guida del governo. Quindi per gli emissari diretti dei banchieri, tipo Mario Monti. Il che vuol dire che sa va su il tecnico dovremmo perfino rimpiagere gli attuali destronzi governativi. Pensa te...

Eleonora ha detto...

Ma quello che mi fa impazzire è che il governo NON è mai caduto e di sicuro non cadrà fino a fine mandato, allora perchè cacciarlo e fare un governo tecnico? Mi sta bene se il governo attuale cade... che poi, ci sarebbero le elezioni da fare piuttosto del governo tecnico. Ma poi, di che si lamentano? Se un governo di centrodestra ha fatto una manovra da comunisti guidata dalla ue e dalle banche?

Nessie ha detto...

Di che si lamentano? Vogliono TUTTO e SUBITO. Pertanto, a questi fottuti pesci piranas, non gli va bene nemmeno l'attuale gorvenastro che è costretto a passare in parlamento, informare le due camere, pubblicare il decreto della manovra sulla Gazzetta Ufficiale, aspettare i 15 gg prima che sia reso esecutivo, ecc. Insomma i banchieri della BCE hanno fretta di spolparci le ossa e perfino il governo più ubbidiente e asservito a loro, sotto sotto gli dà fastidio. Ecco perché si agitano tanto quelli della Confindustria e altri poteri forti. Senza contare che buona parte della nostra residua industria, è indebitata con le banche, ergo.... son sempre loro le padrone del vapore. Eccoti un bel link di Piero Laporta su chi vuole tornare a scassarci:

http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1733049&codiciTestate=1&sez=hgiornali