sabato 3 settembre 2011

Caos stranieri


MILANO - S'erano iscritti in 17, 15 sono stranieri (la burocrazia è ferrea e disinteressata alle storie umane, quindi nulla conta che 13 di quei bambini siano nati in Italia, e che molti di loro in Italia abbiano frequentato l'asilo), comunque quella classe di prima elementare non si farà: «Troppo pochi gli iscritti e troppi stranieri tra loro», hanno deciso qualche mese fa i dirigenti della scuola milanese. Ora i genitori di quei bambini sono andati in Tribunale e hanno denunciato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, per un'ipotesi di discriminazione. Se i bambini fossero stati tutti italiani, sostengono, quella classe non sarebbe mai stata soppressa. Quel che rende questa storia in qualche modo simbolica, rispetto ad altre, è che si parla della scuola di via Paravia, a Milano, nel quartiere San Siro, che a molti evocherà soltanto Inter e Milan, ma che è anche una zona di case popolari con densità di immigrati altissima. E che, forse per la prima volta in Italia, un paio d'anni fa, in quell'istituto c'è stata una classe di soli stranieri. Ecco, visto che la prima di quest'anno (quella soppressa) era l'unica, il fatto che non sia stata formata potrebbe significare la fine, la chiusura della scuola. Una scuola che entrerà comunque nella storia sociale di Milano, perché è stata la vera trincea-laboratorio del tema immigrazione tra i bambini.

«NO CLASSI GHETTO» - Ieri il ministero, in una nota, ha confermato «la volontà di proseguire sulla strada dell'integrazione». Ha aggiunto che «non si favorisce l'inserimento degli immigrati se si creano classi-ghetto frequentate solo da alunni stranieri». Questa è la soluzione per via Paravia, già decisa in primavera e raccontata sulle pagine del Corriere tra marzo e aprile: «I bambini sono stati trasferiti nelle scuole vicine, per essere inseriti in classi in cui possano interagire con i coetanei italiani». C'è un tetto, fissato dal ministero, che prevede massimo un 30 per cento di bambini stranieri. A San Siro, come in tutte le altre città italiane, quel tetto che vale per le classi non ha ovviamente significato nel quartiere. E quindi una scuola rischia di trasformarsi in ghetto perché quella stessa cosa è già successa in moltissimi palazzi popolari della zona. In una situazione del genere, quella scuola, la «Lombardo Radice», ha sempre rivendicato con un certo orgoglio (che i polemici considerano «ideologico» e i sostenitori «civile») di «non rifiutare nessuno».

I LEGALI - «La non formazione di una classe basata sulla eccessiva presenza di stranieri costituisce uno svantaggio determinato dalla nazionalità», affermano i legali di «Avvocati per niente», associazione che sostiene la classe mai nata. E raccontano che 13 di quei bambini, nati in Italia, la scuola materna l'hanno frequentata a Milano, conoscono l'italiano e non hanno problemi di «competenza linguistica». Due genitori, Yajaira Guerrero, dominicana, e Claudio Pallotta, milanese, hanno iscritto il loro bambino in via Paravia e hanno raccontato al Redattore sociale che il figlio, nato in Repubblica Dominicana e arrivato in Italia a soli due mesi, «ha frequentato la scuola materna a Milano. Non parla altra lingua al di fuori dell'italiano».

LA RIORGANIZZAZIONE - Il direttore dell'Ufficio scolastico provinciale, Giuseppe Petralia, aggiunge però che «è in atto una riorganizzazione delle scuole, se ci sono pochi alunni le classi vengono spostate in altro complesso e così è stato in via Paravia». Quindi nessuna discriminazione, «nessun razzismo - conclude il responsabile dell'Ufficio scolastico della Lombardia, Giuseppe Colosio - anzi, al contrario: proprio perché crediamo nella scuola dell'integrazione non riteniamo opportuno formare classi di soli stranieri».

Federica Cavadini, Gianni Santucci

3 commenti:

Nessie ha detto...

Orami è pacifico che gli Italiani e i loro figli vengono discriminati in patria. La Gelmini avrà fatto anche bene a sciogliere la classe che viene nominata "classe ghetto". Ma è un termine inappropriato: in realtà nel ghetto non ci sta la maggioranza degli alunni stranieri, bensì i due Italiani in minoranza. Che cosa succederebbe se invece di sentir starnazzare alla "discriminazione" degli stranieri, cominciassimo a dire che i veri emarginati e discriminati siamo noi?

Eleonora ha detto...

Bhe, Nessie, più o meno lo stesso ragionamento che ho fatto io, cosa vogliono blaterare di discriminazione o di ghetto, lì i ghettizzati sono solo i due italiani. Poi, chi se ne frega se gli stranieri parlano italiano, sempre stranieri restano. E, diavolo, non se ne sono ancora accorti che siamo in suolo italico? E se si può fare, meglio spostarli altrove e sparpagliarli in altre classi. O cosa pretendiamo di fargli studiare? E, ti dirò, con 'ste belle parolone tipo "discriminazione, razzismo e xenofobia" ormai hanno davvero rotto le balle.

Kizzy ha detto...

"'ste belle parolone tipo "discriminazione, razzismo e xenofobia" ormai hanno davvero rotto le balle."
Vero Elly, anch'io non ne posso +... ormai basta dire la parolina magica 'sei un razzista' e 'sti merdosi così ti tappano la bocca. Se te lo dice uno straniero, specie islamico basta replicare, 'il vero razzista sei tu che mi disprezzi in quanto kafir', no?