mercoledì 21 settembre 2011

Neurodeliri


"Prima che ci scappi il morto, mandiamo a casa questo governo". Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro evoca scenari tragici e catastrofistici per continuare nella sua crociata contro Berlusconi e il suo governo. E a quelli a cui tempo fa era apparso più morigerato e moderato nei toni, Di Pietro ha fornito subito la smentita. Dal suo blog, l'ex pm spiega che domani sarà la giornata saliente: "Il governo e la sua maggioranza parlamentare non ci sono più. Domani sarà la cartina di tornasole per verificare se in Parlamento c’è ancora qualche parlamentare di maggioranza che ha un pò di dignità e di onore". Al di là di quelle che censura come "anomalie sul piano del diritto processuale penale", il leader Idv sottolinea che "interessa far rilevare la grande responsabilità politica di un governo che non ha più nulla da dire o da dare e che, chiuso nel suo bunker e pensa di poter ancora governare il Paese mentre nel Paese sta sbocciando la rivolta sociale".

Domani, spiega Di Pietro, "avremo a che fare con la richiesta di una misura cautelare, cioè mandare in carcere l’on. Milanese, un deputato che prima era un alto ufficiale della Guardia di Finanza e che è accusato di reati gravissimi contro la Pubblica amministrazione dalla Procura di Napoli...Domani però si rischia che la decisione del Parlamento venga assunta non per motivi di legge ma per motivi politici, siccome sei un parlamentare, noi non diamo l’autorizzazione all’arresto. Il problema, come vedete, non è solo Milanese. Il problema è la degenerazione di questo Parlamento, di questa maggioranza parlamentare e del suo governo che, mentre il mondo brucia, mentre l’Italia va a pezzi, mentre il Paese ha bisogno di interventi urgenti in materia economica, sociale, di rilancio della produzione industriale e di diritti civili, tiene impegnato il Parlamento per dire no all’arresto di un deputato accusato di essersi macchiato di gravi reati. Tiene impegnato il Senato per dire che il presidente del Consiglio non può essere processato perché Ruby Rubacuori, ai suoi occhi, era la nipote di Mubarak e, quindi, per salvare la dignità di un capo di Stato, non voleva che fosse arrestata. Tiene impegnato il Parlamento per il "processo lungo", cioè per fare delle regole affinché i processi non arrivino mai a sentenza e i delinquenti stiano sempre fuori, perché questo serve a Berlusconi nel processo Mills. Tiene impegnata l’Aula per ridurre o eliminare le intercettazioni telefoniche come strumento di investigazione".

Le frasi di Di Pietro hanno scatento, come era immaginabile, la reazione del Pdl. "Di Pietro ha toccato il fondo. Con la sua frase di oggi e il suo "prima che ci scappi il morto", l’ex pm si conferma un incendiario irresponsabile", ha affermato il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, secondo il quale "ora il Pd ha il dovere politico di rompere con chi usa questi toni e soffia sul fuoco, in una situazione già delicata. Non bastano frasette di presa di distanza: se il Pd non compie un atto di rottura rispetto a questi metodi e a questi alleati, saremo autorizzati a pensare che la sinistra italiana sia come Di Pietro, e lo meriti come guida". Ancora nessuna risposta in questo senso da parte del Partito democratica. Quello che è certo è che il solito Di Pietro non si smentisce mai e non perde occasione per attaccare il governo e criticare aspramente Berlusconi, evocando scenari apocalittici o paventando, come in questo caso, epiloghi tragici.

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