domenica 25 settembre 2011
La condonata
Il condono di Lady Marcegaglia di Nicola Porro
Emma Marcegaglia propone un nuovo manifesto per l’Italia. Di nuovo c’è poco, se non la sfiducia che la Signora ha nei confronti del governo Berlusconi. Che in effetti di riforme ne ha fatte davvero pochine. Ma della signora Marcegaglia ci possiamo fidare? E questi grandi imprenditori che si stanno già combattendo per la successione della Signora, hanno tutti le carte in regola per fare i moralisti? Ci sono molte imprese, come testimoniano le ottime inchieste di Dario Di Vico e Marco Alfieri, che non ne possono più di questo governo. Speravano in una riduzione fiscale e in uno snellimento della burocrazia che non è arrivato. Ma i vertici di questa Confindustria non rischiano di fare come il governo, aver capito troppo in ritardo gli umori della propria base? Sulla lotta all’evasione, ad esempio, la posizione confindustriale più che tardiva sembra ipocrita. Così come sulla liberalizzazione del mercato del lavoro. I nuovi personalissimi dispiaceri alla signora Marcegaglia li ha procurati il governo e Tremonti in particolare. Paradossalmente proprio per venire incontro alle indicazioni anche della Confindustria, l’esecutivo si è messo in testa di dare la caccia ai presunti evasori. Marcegaglia compreso. Lungi da noi pensare che ciò che stiamo per scrivere abbia minimamente irritato la sciura. Ella, come si sa, viaggia alto, altissimo. Figurarsi se si occupa di quella norma introdotta dall’ultima manovra estiva che estende gli accertamenti fiscali all’anno di grazia 2002. In buona sostanza il governo ha deciso che il condono fiscale del 2002, considerato illegittimo dalla Ue, non metta al riparo da nuovi accertamenti proprio coloro che all’epoca lo sottoscrissero. La materia è complicata: basti dire che l’Agenzia delle Entrate nei prossimi tre mesi ha l’obbligo di legge di andare a verificare tutte le posizioni di coloro che aderirono a quel condono fiscale. E indovinate un po’ chi rischia un bell’accertamento? Esatto. Il gruppo Marcegaglia,che all’epoca dei fatti aveva proprio nella Sciura un amministratore delegato. Ma non preoccupatevi, la presidente della Confindustria è su un altro livello. Questa estate tuonò: «Basta con i condoni fiscali». Grazie, tutto quello che si poteva condonare la Sciura l’ha già condonato.Sentite qua. Bilancio Marcegaglia. Anno 2002. «Negli oneri straordinari figura l’importo di 9,5 milioni derivante dalle legge 289/02 sul condono». E nella relazione del collegio sindacale: «Sono venuti completamente meno i rischi derivanti dalla verifica fiscale generale, eseguita nel corso del 2001». Insomma l’azienda ha pagato 9,5 milioni di condono e si è così messa a posto con la verifica fiscale che aveva subito e che con tutta probabilità sarebbe sfociata in un bel verbale di contestazione. Ma il punto è che oggi la Marcegaglia rischia di nuovo. Quel condono, per la parte di sanatoria Iva, è stato considerato illegittimo dalla Ue e molti dei condonati non hanno neanche pagato le rate che erano previste. Il governo italiano alla caccia disperata degli evasori ha preso la palla al balzo (non proprio il primo, visti gli anni passati) e ha riaperto un faro di verifica nei confronti dell’anno 2002. Senza questa norma estiva infatti quell’anno sarebbe prescritto e i condonati (che poi tali non sono per la sentenza Ue) sarebbero al sicuro. Che colpo gobbo. Insomma la Marcegaglia dovrebbe ben conoscere sulla sua pelle l’attivismo del governo per combattere l’evasione fiscale. Ma è il pulpito da cui arrivano le prediche ad essere ridicolo. Certo ricordare alla signora Marcegaglia del conto cifrato 688342 della Ubs di Lugano a lei intestato (insieme al padre Steno) dove transitavano quattrini della Scad Company Ltd, o quello 688340 sempre a Lugano e sempre della Ubs dove transitavano milioni di euro frutto della costituzione di fondi neri all’estero, può sembrare poco elegante se ad occuparsene è il Giornale. Se a farlo, come fece, è Repubblica , è tutto ok. Così come sarebbe seccante ricordare alla sciura come 750mila euro vennero trasferiti dal conto di Lugano a quello di Chiasso e poi presi in contanti tra il settembre e il dicembre del 2003 (tutte informazioni contenute in una rogatoria ottenuta da Francesco Greco). Mica un secolo fa. Il punto qua non è la correttezza etica della Signora Marcegaglia e del suo gruppo (e quante imprese hanno fatto altrettanto), ma è la sua inadeguatezza a spiegare al mondo cosa sia necessario fare per dare sviluppo al Paese. Glielo diciamo noi cosa è necessario alla Signora. È necessario che il gruppo della sua famiglia, in cui lei è stata anche amministratore delegato, competa sul mercato ad armi pari con i concorrenti. Magari senza aprire troppi conti cifrati in Svizzera. Il gruppo Marcegaglia oltre a commettere un possibile reato (per la verità il fratello della Signora ha patteggiato per tangenti) ha messo indirettamente fuori mercato le aziende che seguivano le regole. La prima vittima dell’evasione fiscale non è lo Stato, ma è l’impresa vicina che come un gonzo paga tutte le tasse come si deve. E poi arriva Emma che fa la furbetta. E prima contribuisce a costituire fondi in nero: per Repubblica il gruppo costituì all’estero 400 milioni di euro di fondi. Poi li scuda grazie all’odiato Tremonti. E poi da presidente della Confindustria fa la maestrina e ci racconta come si deve far ripartire il Paese. Ma ci faccia il piacere. La vicenda dei 17 conti segreti della Marcegaglia in Svizzera è roba passata. Il tutto si chiuse nel 2004 con il trasferimento di 22 milioni dai conti svizzeri a Singapore. E lo stesso fratello della Signora, Antonio, interrogato dai Pm di Milano disse a fine 2004: «Si tratta di risorse riservate che abbiamo sempre utilizzato nell’interesse del gruppo per le sue esigenze non documentabili». Come dargli torto, si sarebbe trattato di milioni e milioni di documenti. Quando si dice la semplificazione che le imprese a gran voce richiedono. La Signora in materia fiscale ha poche idee e un po’confuse. Tuona contro i condoni, ma li utilizza a man bassa. Non vuole il contributo di solidarietà del Cav, ma accetta la patrimoniale, con una storia di conti all’estero da paperone di Mantova. Si possono accettare molte lezioni dalla Signora Marcegaglia. Ma quella della moralista con il ditino alzato, proprio no. Soprattutto in materia di tasse. «Confindustria - ha detto la Marcegaglia - non ha paura delle critiche». Bene accetti le nostre. E inizi a fare pulizia a casa sua, prima di pontificare sullo sviluppo del Paese, compromesso anche dalle furbate dei privati. Il governo Berlusconi ha molte colpe. Ma un esame di coscienza da parte di queste grandi imprese che afferrano al volo i condoni e costituiscono conti in Svizzera, non l’abbiamo ancora visto.
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