venerdì 30 settembre 2011

Confindustria


Emma Marcegaglia lo aveva annunciato qualche giorno fa. Ora ha mantenuto la promessa. Il manifesto per salvare l'Italia è pronto. Ma non aspettatevi chi sa quali principi rivoluzionari contenga questa carta delle imprese. Cinque priorità scontate, necessarie e che sono sul tavolo del dibattito politico già da tempo. Ma per Confindustria l'importante è esserci. Fare sentire la propria voce e continuare a rifilare stoccate all'esecutivo. "Salvare l’Italia non è uno slogan retorico", sottolinea il Manifesto che le imprese presenteranno al governo. Ed ecco le cinque priorità indicate dagli industriali: spesa pubblica e pensioni, riforma fiscale, cessioni patrimonio, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia.

Sul fronte delle pensioni si chiede di elevare l’età pensionabile e, in particolare per le donne, come nel pubblico impiego portarla a 65 anni dal 2012 nel settore privato. Ma si chiede anche di anticipare al 2012 l’avvio del meccanismo di aggancio automatico dell’età pensionabile all’aumento delle speranze di vita. E poi ancora una riforma delle pensioni di anzianità che abolisca l’attuale sistema e infine di abrogare tutti i regimi speciali previsti dall’Inps e dai diversi enti previdenziali per eliminare "privilegi che non trovano alcuna giustificazione". Quanto al fisco occorre recuperare competitività riducendo il costo del lavoro e stimolare la produttività, la ricerca e l’innovazione con strumenti fiscali ad hoc. Altro punto centrale quello del contrasto all’evasione fiscale e l’introduzione di un prelievo patrimoniale ordinario: le imprese chiedono di fissare a 500 euro il limite per l’utilizzo del contante e di applicare sul patrimonio netto delle persone fisiche un’imposta patrimoniale annuale ad aliquote contenute con le necessarie esenzioni. "Si può stimare che la misura comporti un maggior gettito per l’erario di circa 6 miliardi di euro annui". E le associazioni chiedono anche di rivedere l’Irpef.

Alla fine quindi, dopo alcuni giorni di confronto tra le associazioni datoriali (Confindustria, Abi, Rete imprese Italia, Alleanza delle cooperative, Ania) il famigerato "progetto delle imprese per l’Italia", considerato come "una svolta importante per la situazione di stallo che sta vivendo il Paese", è nato. "L'Italia si trova davanti a un bivio: può scegliere la strada delle riforme e della crescita in un contesto di stabilità dei conti pubblici o viceversa scivolare ineluttabilmente verso un declino economico e sociale", si legge sul Manifesto. "Occorre produrre - prosegue il testo - un immediato e profondo cambiamento capace di generare più equità, maggiore ricchezza e riduzione dello stock del debito. Il tempo si è fatto brevissimo: servono scelte immediate e coraggiose". "Se il governo varasse le misure per lo sviluppo a metà ottobre andrebbe bene. Non ne facciamo una questione di giorni", ha poi spiegato il presidente di Confindustria. Scetticismo del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sul Manifesto delle imprese, soprattutto su patrimoniale e riforma delle pensioni. "Le proposte delle associazioni d’impresa - sottolinea però Sacconi - meritano rispetto e attenzione. Una loro prima lettura consente di individuare nella patrimoniale da sei miliardi all’anno e in un intervento sulle pensioni gli assi portanti in quanto destinati a garantire le risorse per politiche di sostegno alla crescita. Una patrimoniale strutturale di questa entità considerando la composizione della ricchezza certificabile, arriverebbe inevitabilmente a colpire una larga platea di persone e famiglie, essendo l’Italia un Paese di proprietari, dalle prime case, ai titoli di Stato e a tutto quello che può essere amministrato direttamente e indirettamente dalle banche. La redistribuzione di questi sei miliardi su Irpef e Irap, immaginandola in modo equo, avrebbe effetti poco percettibili".

"Sulle pensioni - ha aggiunto Sacconi - sono ipotizzati elevati, immediati e crescenti effetti finanziari, fino a 18 miliardi nel 2019, ma da un lato gli estensori sembrano volere correggere la riforma Maroni con il pensionamento flessibile in regime contributivo (il che darebbe luogo a molti più oneri) e dall’altro condannerebbero improvvisamente ad attendere 3-4 anni proprio le donne e i lavoratori anziani con molta contribuzione che quotidianamente le imprese e le banche medie e grandi sono portate ad espellere affidandoli agli ammortizzatori sociali. Sarebbe contemporaneamente utile la disponibilità a una moratoria dei licenziamenti di banche e imprese per far sì che i lavoratori possano attendere nel lavoro e non nella disoccupazione la maggiore età di pensione".

"Non siamo qui per mettere in crisi questo Governo, né altri Governi", ha dichiarato il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, che poi ha precisato: "Questa non è una cosa contro l’Italia, ma per l’Italia, il nostro obiettivo non è di mandare a casa il Governo, siamo in una democrazia parlamentare: se cinque associazioni decidono di fare sacrifici è perché immaginano di avere un interlocutore". Il Presidente dell’Associazione delle Banche Italiane ha inoltre sottolineato che della crisi "la responsabilità è di tutti, nessuno è indenne". Differente la posizione della Marcegaglia che lancia un vero e proprio ultimatum. "Confindustria è pronta a lasciare i tavoli aperti con il governo se non si andrà avanti nel confronto sulle proposte presentate dalle imprese. Se le proposte non andranno avanti ho avuto mandato dalla giunta a valutare se non andare ai tavoli", ha detto il presidente degli degli industriali. E il manifesto delle imprese ha raccolto subito l'appoggio del Partito democratico. "Bene il manifesto delle imprese. È un testo in larga parte condivisibile che indica obiettivi ambiziosi e parte da una giusta analisi dei problemi dell’Italia e delle risorse a cui attingere per ripartire", ha dichiarato il vice segretario Pd, Enrico Letta, che poi ha colto l'occasione per lanciare una stoccata all'esecutivo: "È chiaro che non è l’attuale governo ad essere in grado di affrontare quelle priorità. Noi siamo pronti al confronto e alla sinergia con la volontà riformatrice che quel manifesto esprime".

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