domenica 16 gennaio 2011

Immigrazione


Roma - L'Italia ha davvero bisogno di 100mila nuovi lavoratori stranieri? Il governo ha dato il via libera al decreto flussi e alla fine di gennaio le richieste potranno partire ma la domanda sulla reale necessità di riaprire i flussi non soltanto è lecita ma necessaria. Soprattutto alla luce dei dati sulla disoccupazione degli stranieri già presenti in Italia, accompagnati pure dalle polemiche sollevate dalle inaspettate dichiarazioni di un rappresentante della Caritas per la prima volta critico rispetto all'arrivo di nuovi immigrati. Vediamo prima di tutto i dati, frutto di una recentissima analisi messa a punto dalla Fondazione Leone Moressa che ha studiato le dinamiche occupazionali degli stranieri in Italia nell'ultimo biennio.

In Italia, afferma la ricerca, un nuovo disoccupato su quattro è straniero e dall'inizio della crisi il numero degli stranieri privi di lavoro è aumentato di oltre 95mila unità. Un numero che paradossalmente equivale proprio a quello dei nuovi ingressi di lavoratori extracomunitari previsti dal decreto flussi. Attualmente il tasso di disoccupazione degli stranieri si attesta al 9,8 per cento contro una media degli italiani del 7,3. É al nord che si concentrano le percentuali più alte di disoccupati stranieri: 10,4 contro il 9 del centro e il 9,1 del sud.

I disoccupati stranieri sono oltre 235mila e rappresentano il 12,6 di tutti i senza lavoro in Italia. Nel corso dell'ultimo biennio a causa della crisi il numero dei disoccupati stranieri è salito di oltre 95mila unità, di cui 68mila solo al nord. I nuovi disoccupati stranieri incidono a livello nazionale per il 28,4 percento Nelle regioni del nord la percentuale aumenta al 30,4, al centro e nel mezzogiorno si tratta rispettivamente del 23,5 e del 26,3. «L'emorragia occupazionale che ha colpito soprattutto gli stranieri rischia di farli cadere in una situazione di irregolarità, dal momento che il lavoro è la condizione necessaria per il loro regolare soggiorno in Italia» aggiungono i ricercatori della Fondazione.

Una considerazione analoga a quella fatta dal direttore della Caritas di Venezia, don Dino Pistolato, che nei giorni scorsi aveva detto no al nuovo decreto flussi. «In una situazione economica pesante per tutti il via libera all'ingresso di centomila stranieri rischia di appesantire una situazione già difficile, se non addirittura di aprire un conflitto etnico e umano insieme - aveva sostenuto don Pistolato - Fino a due anni fa gli italiani che chiedevano aiuto ai nostri sportelli erano il 30, 35 per cento al massimo. Oggi sono saliti al 50,55». La proposta di Pistolato era quella di sanare la posizione degli immigrati presenti sul territorio prima di farne venire di nuovi. A queste critiche aveva risposto indirettamente Giuliano Cazzola, deputato del Pdl e vicepresidente della commissione Lavoro della Camera. «Difendo il decreto flussi del Governo, come del resto sostengono quelle organizzazioni datoriali che dispongono di un quadro nazionale delle esigenze del mercato del lavoro. - aveva detto Cazzola - Se si bloccano i flussi avremo contemporaneamente italiani disoccupati e posti di lavoro scoperti».

6 commenti:

samuela ha detto...

Cazzola non poteva esimersi dal dire la sua scemenza ovviamente. Nessuna società degna di chiamarsi tale è mai morta per mancanza di immigrazione, semmai il contrario. Le società che tengono alla propria sopravvivenza si riorganizzano, si prendono cura di sè, del proprio territorio, delle loro comunità. Certo, bisogna avere qualcosa di più in cui scommettere che i quattro danè da guadagnare dell'imprenditorucolo di turno. Ci vuole un tessuto connettivo forte che esiste solo se c'è un identità condivisa, una storia, una memoria, regole che si trova giusto rispettare per il bene di tutti che è il proprio. Per motivi solo apparentemente diversi Sinistra e imprenditoria puntano da sempre alla fine -o alla non costruzione, siamo sempre in Italia dopotutto- di tutto questo. Entrambi a quanto pare amano il caos, il sovraffollamento senza soluzione di continuità, buttare bipedi in quantità -senza preoccuparsi della qualità- addosso agli autoctoni e ai loro luoghi in un degrado senza fine.
Grottesco che i sindacati delirino ancora di regole quando sono i primi a stabilire che un tizio con due braccia e due gambe vale l'altro, grottesco che i fintoambientalisti fingano di frignare contro gli squali dell'edilizia se tutto il poco rimasto finisce sotto asfalto e cemento, con l'alibi che questi qui che arrivano in continuazione vanno messi da qualche parte....
Non importa se tutti, indigeni e allogeni, si diventa degli zombi che vivono al di sotto dello proprio spazio vitale, senza il senso di se stessi e pieni di rabbia cieca e sorda. Perchè questa è una situazione in cui qualcuno può infilare le mani alla cieca ci può sempre guadagnar qualcosa. Che è l'unica cosa che conta.

Eleonora ha detto...

La preoccupazione maggiore è quella della disoccupazione degli immigrati. Di italiani disoccupati ce ne sono talmente tanti che nessuno se ne preoccupa. Qui, destra o sinistra non fanno differenza.

Samuela, semmai avessi tempo, leggiti questo post qui e i commenti a seguire: http://sauraplesio.blogspot.com/2011/01/il-mantra-sui-lavori-che-gli-italiani.html

Nessie ha detto...

Grazie Elly e perfettamente d'accordo con le confutazioni mosse da Samuela. Con un'aggiunta però, da non dimenticare:
questo decreto flussi non lo vuole solo la sinistra e quel cazzone di Cazzola (che tra l'altro è un ex sindacalista riciclatosi nelle file del Pdl). Lo vuole il governo tutto. Perciò stiamo in campana, perché questa è una manovra di destabilizzazione legata ai punti-chiave che ho già esposto nel mio blog.
Perché lo si vuole? per ubbidire alle élites della Ue che ci vogliono sospingere nel modello del melting pot all'americana, nel nome della ricerca delle "opportunities" lavorative, senza più frontiere (il mondo come area di mercato allargato).
Mi permetto di citare anche il post del blog di Marcello Foa sui disordini in Tunisia e il dibattito qualificato dei vari blogger che vi partecipano (tra i quali anche la sottoscritta)

http://blog.ilgiornale.it/foa/2011/01/15/tunisia-i-manifestanti-sono-stati-usati/

Se qualcuno pensa che questa rivoluzione dei tunisini sia "spontanea" e frutto del popolo "sovrano" è bene che si faccia visitare. L'atto successivo, sarà accelerare una vasta aerea di manovalanza a basso costo dall'Africa. Certamente tutto ciò non promette nulla di buono per noi Italiani su almeno tre fronti:

1) I nostri contratti commerciali in particolare relativi alle forniture di petrolio.

2) I patti stipulati da Maroni sugli sbarchi dei
clandestini dalla Libia.

3) La già difficile e incontenibile politica migratoria, con tutto ciò che ne consegue in materia di welfare per noi autoctoni.

Eleonora ha detto...

Nessie, io ho cominciato subito a pensare male di questa "rivoluzione del pane" nordafricana. Il fatto è che non c'è solo la tunisia lì, c'è il marocco, l'algeria e via dicendo... e questa rivoluzione è una buona scusa per chiedere ed ottenere asilo politico. Per noi sarà la morte.

samuela ha detto...

Credo che abbiamo pensato tutti la stessa cosa quando abbiamo sentito di ciò che succede in Maghreb. Marocchini, prima etnia in Italia per quantità di stupri, accolti come rifugiati politici. Da quel punto in poi non deve più esistere alcuno stato. Io sono ferma alla politica inglese del 17mo secolo, lo stato ha diritto di esistere e di prendersi parte della mia libertà -il bene supremo- solo se mi dà qualcosa in cambio.

Nessie, prendevo spunto da Cazzola, ma in realtà non mi sono mai fatta nessuna illusione. Pensare ad un imprenditore -soprattutto edile- che abbia un qualche interesse a fermare nuove fonti di guadagno sicuro è folle anche se stessimo parlando di qualcuno più limpido di Berlusconi in un paese più normale di questo. Della sua conferenza stampa di inizio anno ricordo soprattutto che potevo sentirgli le mani prudere dalla voglia di costruire, costruire, costruire. Costruire PER CHI se gli Italiani si stabilizzano demograficamente come è ragionevole che accada, visto anche che viviamo su una striscia di terra solida come le sabbie mobili?
Ricordate quando Formigoni dopo i fatti di via Padova propose le quote etniche nei quartieri? Bene, sappiate che la Chiesa possiede una parte considerevole del poco che resta dei terreni agricoli intorno a Milano, e si sta attivando a spron battuto a convertire la destinazione d'uso per renderli edificabili "a sangue" dalle agenzie immobiliari. Chi andrà ad abitare quelle case visto che Milano tende a svuotarsi? In primo luogo, gli italiani disperati dal trovarsi minoranza etnica nei quartieri-discarica, poi i sempre attivi europei dell'Est -non meglio degli altri se chiedete la mia opinione- e via via tutti gli altri. E la vita diventerà -programmaticamente- impossibile e quindi si scapperà ancora e quindi ancora ci sarà bisogno indotto di case...Si è visto decenni fa con l'immigrazione dal Sud, oggi nel mio territorio si è alla fase finale, ma altre parti d'Italia che si credevano immuni già si accorgono che non è così, peccato che ad alcuni sia consentito sparare -Rosarno- , ad altri neanche manifestare pacificamente il proprio disagio -Milano.

Ah se interessa qualcuno, la mafia nell'hinterland milanese fa un sacco di affari con le rimesse degli immigrati. Quando si dice le sinergie....a casa d'altri.
Maroni dov'è?

Nessie ha detto...

Altroché e non solo. Magari fosse soltanto questione d'asilo.

Ora, la Tunisia potrà correre verso “la democrazia imposta dall’alto”.
E diventare finalmente “partner avanzato” dell’Ue.
Di conseguenza, i tunisini (ma la rivolta si allargherà a tutto il Maghreb) non avranno più bisogno di ricorrere all’immigrazione illegale per circolare liberamente nell’Ue.
Mentre ai cittadini europei non resterà che ingoiare l’ennesimo rospo. Anzi, uno stagno pieno di rospi. Possiamo dire, tranquillamente bye bye Europa, bye bye Italia!
Le élites Ue devono allargare il mercato del lavoro, no?