domenica 2 gennaio 2011

Punti di vista


Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi. Marx ha alimentato a lungo un sogno sul futuro: la classe operaia un giorno avrebbe vinto il capitalismo e avrebbe governato come classe egemone in un sistema più equo. Fallito quel sogno, in quasi tutti i Paesi le rappresentanze della classe operaia e delle nuove fasce deboli hanno modificato le loro azioni e rivendicazioni, ispirandole all' esigenza di tutelare al meglio e pragmaticamente tali interessi nel contesto di economie di mercato che devono affermarsi nella competizione internazionale. Solo così possono creare lo spazio per dosi maggiori di socialità (adeguati servizi sociali, sistema fiscale redistributivo, ecc.) che, per essere effettivamente conquistate, richiederanno appunto quelle azioni e rivendicazioni.

In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell' opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività. Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L'abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.

Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l'altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano! Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile. Molti credono che oggi, in Italia, ci sia davvero un pericolo comunista (non solo quell'eredità di cui si è detto sopra, che ostacola le riforme). Molti credono che i governi Berlusconi abbiano davvero portato una rivoluzione liberale (come avevo sperato anch'io, incoraggiandolo da queste colonne ad un «Liberismo disciplinato e rigoroso», 8 maggio 1994).

Soprattutto, di fronte al magnetismo comunicativo del premier, molti credono che l'Italia — oltre ad avere, anche per merito del governo, riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria — davvero non abbia gravi problemi strutturali irrisolti, anche per insufficienze di questo e dei precedenti governi. Ma, come ha detto il presidente Napolitano, «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo». L'illusionismo berlusconiano non fa sentire al Paese la necessità delle riforme, che comunque l'illusionismo marxiano e il cinismo delle corporazioni provvedono a rendere più difficili. Eppure, la riforma dell’università e la riforma della contrattazione indicano la strada, mostrano che è possibile percorrerla. Se si procederà così, le gravi tare dell'Italia elencate da Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 30 dicembre) potranno essere rimosse in cinque o dieci anni, senza cedere al «disperato qualunquismo».

Mario Monti

3 commenti:

samuela ha detto...

Apperò, il paraculismo interessato di Monti già il secondo dell'anno, e una pensa di potersi distrarre un attimo..
Comunque la Gelmini può essere un passo avanti, ma Marchionne anche no. Se l'idea della riforma Gelmini è di togliere un pò di ossigeno alle forme di vita parassitaria che infestano il modello culturale dominante di questa specie di paese, anche ob torto collo chè la dignità uno se non ce l'ha non se la può dare, direi che con l'A.D. Fiat siamo su un binario un pò differente...Non so cosa ci si possa vedere di diverso dal solito chiagnefottismo ricattatorio tipico del peggio italico. Quando avrà bisogno di soldi per aprire nuove fabbriche in Polonia -e mai che servisse a tenere i polacchi e le loro bottiglie di vodka delle due del pomeriggio dove stanno, almeno quello- o in Brasile, un posto a cui dobbiamo grandi lezioni di storia a quanto pare, sventolerà qualche centinaio di operai a rischio cassa integrazione, neanche licenziamento; e far notare che milioni di posti -di cittadini italiani- sono stati bruciati allegramente in questi anni senza che si alzasse un dito anche solo per fare selezione -che brutta parola- tra le aziende da aiutare e quelle che hanno gestito male risorse magari altrui, sarà come dire che il re è nudo.
Per quanto riguarda il vero liberismo, io nella mia sempliciotteria confesso di essere parecchio sospettosa verso il sogno libertario, berlusconiano o montiano che sia. Per fare un liberalismo serio ci vuole un senso di libertà -e quindi si se stessi- che in Italia non c'è. Qui o si reprime tutto o si vive nella convinzione che gli altri e il loro spazio vitale siano un fastidio quando non una minaccia. In fondo, due facce della stessa medaglia.
Mi spiace aprire con questo posto prolisso e pessimista, comu nque ne aprofitto per fare gli auguri di buon anno a Elly e a tutti i commentatori del blog.

Eleonora ha detto...

Il pessimismo, Samuela, parte da me, appunto con questo articolo. I tuoi commenti sono sempre importanti ed interessanti, che siano pessimistici o no. Grazie dei tuoi contributi e ricambio con affetto gli auguri di buon anno. :)

Massimo ha detto...

Monti non mi è mai piaciuto. Il suo cerchiobottismo emerge in questo articolo. Ha ancora la presunzione di poter essere chiamato a salvare la Patria. Ma in realtà è uno dei tanti soldatini dei "poteri forti".

Speriamo nel 2011 ... buon anno ! :-)