sabato 22 gennaio 2011

La magistratura e i clandestini


Genova - Il clandestino è libero di fare il clandestino. E di fregarsene persino dell’ordine di espulsione che gli è già stato notificato dal questore. Parola del pm che non chiede neppure al giudice e rimette in libertà lo straniero, arrestato dalla polizia, perché a suo avviso la legge Bossi-Fini non va applicata. Non vale. È carta straccia. Di più, per il magistrato genovese che ha ordinato di rilasciare immediatamente l’immigrato, in Italia è proprio vietato arrestare un clandestino. Un’«interpretazione» che però non appare così scontata neppure per i suoi colleghi vicini di scrivania. E che infatti costringe il procuratore capo di Genova a convocare tutti i suoi collaboratori per decidere come comportarsi, per scegliere come fare in modo che la legge sia davvero uguale per tutti e non dipenda da quel che pensa un singolo pm. Il sostituto procuratore Francesco Pinto, presidente della sezione ligure dell’Associazione nazionale magistrati, non è tipo da farsi problemi ad assumere decisioni anche clamorose se tra le pieghe del codice, o meglio dei vari codici che possono essere presi in considerazione, c’è qualcosa che rafforza la sua linea interpretativa. E così questa volta ha trovato lo spunto per disapplicare la legge Bossi-Fini, quella tanto contestata da chi non sopporta la linea di fermezza del governo nei confronti dei clandestini, perché c’è una norma comunitaria che contrasta con le disposizioni italiane.

Pinto ha deciso di applicare la direttiva europea 2008/115 quando si è trovato di fronte un senegalese di 30 anni. Clandestino, vu’ cumprà, venditore ambulante senza permessi di soggiorno né licenze. Irregolare totalmente. E per di più, già sorpreso in passato senza documenti. Il questore di Genova gli aveva preparato un decreto di espulsione che lo avrebbe obbligato a lasciare l’Italia. Niente. Lui è rimasto e, nuovamente controllato, è stato arrestato. Sembrava tutto inappuntabile, invece il pm ha preso spunto dalla direttiva europea che non è mai stata neppure recepita dall’Italia, ma che dopo due anni è entrata automaticamente in vigore. Il magistrato non ha avuto dubbi. Anziché sostenere l’accusa nei confronti del senegalese, ha evitato persino di sottoporre la questione al gip e ha deciso che tra direttiva comunitaria e legge italiana fosse più giusto applicare quella favorevole al clandestino. Il pm spiega anche i motivi delle sue scelte. E in pratica fa a pezzetti la Bossi-Fini. In quattro punti dice perché non va applicata. Nega che siano legittimi l’accompagnamento alla frontiera, la detenzione, la permanenza nei centri di identificazione e il termine di cinque giorni per abbandonare l’Italia. Tutto, insomma. «Sono disposizioni - scrive il magistrato - che risultano lesive del diritto alla libertà personale dello straniero così come tutelato dal corpo dei principi stabiliti dalla direttiva europea». E così persino l’arresto diventa «in tal modo vietato sì che impone l’immediata liberazione». Su questa teoria non devono esserci però così tante certezze, visto che persino l’avvocato che difendeva il clandestino, ovviamente soddisfatto, ha ammesso come in Italia «l’orientamento non sia unitario. Ci sono varie correnti di pensiero. È ancora presto per cantare vittoria». E ad avere qualche dubbio sulla scelta del pm che ha rilasciato il clandestino sono pure altri magistrati, tra cui il procuratore di Genova Vincenzo Scolastico, il capo di Pinto, che ha subito convocato un incontro con tutti i procuratori aggiunti e i sostituti. Per decidere una legge uguale per tutti.

1 commenti:

Nessie ha detto...

Bello il template! Sempre più bello!
OT: ti do questo prezioso link:

http://www.iltempo.it/politica/2011/01/21/1231600-dietro_bunga_bunga.shtml

230 poliziotti tutti per il Cav!