lunedì 10 gennaio 2011
L'ennesimo (in)utile idiota: Montezemolo
MILANO - Giulio Tremonti e la Lega nel mirino di Italia Futura. Un editoriale pubblicato sul sito della fondazione di Luca Cordero di Montezemolo critica il ministro dell'Economia e il partito di Umberto Bossi accusandoli di essere i responsabili di un'azione di governo che si caratterizza come «neostatalismo municipale», tradendo le attese dei ceti produttivi, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno all'attuale esecutivo di centrodestra. L'Italia degli «imprenditori, artigiani e commercianti» che mostrano «una capacità di reazione e di iniziativa che va ogni oltre ogni aspettativa», attacca Italia Futura, «non riesce più a trovare un riferimento concreto nei partiti e nei leader, usurati, di questa seconda Repubblica». E allora «dobbiamo agire subito», visto che «il momento delle facili promesse, dei proclami ideologici e delle profezie inutili si è da tempo consumato».
«ECLETTISMO IDEOLOGICO» - Tremonti, è l'affondo di Italia Futura, «nella grande stagnazione della politica italiana ha buon gioco nel dar prova di eclettismo ideologico, flirtando da ultimo con il Berlinguer dell'austerità, piuttosto che rispondere ai cittadini sulle mille promesse mancate». Quanto alla Lega, la fondazione di Montezemolo ricorda che «era nata, sull'onda di un 'tea party' ante litteram, come forza di contrapposizione verso il peso del fisco, dello Stato e della sua pletorica burocrazia. Al contrario - sottolinea l'editoriale di Italia Futura - si sta rivelando il difensore più tenace delle nuove forme di statalismo etno-territoriale che si diffondono ovunque a livello locale. Tremonti, che va considerato a tutti gli effetti un esponente di punta della Lega, non è riuscito a elaborare una efficace iniziativa a favore dello sviluppo e della competitività del Paese».
«NESSUNO SI BATTE PER I CETI PRODUTTIVI» - La colpa e gli effetti di questa politica, secondo Italia Futura, sono quindi l'esclusione dei ceti produttivi da ogni discussione. «Quello che colpisce - rileva l'editoriale - è l'assenza di qualsiasi voce che, in parlamento o nel governo, si batta per le ragioni e le istanze della parte più viva e dinamica del Paese». Secondo la fondazione, «se la politica economica del governo tradisce una categoria, quella degli imprenditori, che pure non gli ha mai fatto mancare il sostegno, la responsabilità maggiore è innanzitutto della Lega che è nata per rappresentare le istanze del Nord che produce. Sul fronte delle liberalizzazioni (in particolare quelle locali) e della concorrenza (a cominciare da trasporti e servizi professionali), sul taglio di enti inutili (province in testa), sul fisco, la Lega ha preso decisamente la strada di un '"neostatalismo municipale" che penalizza le imprese private che continuano a pagare costi e tasse insopportabili».
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