martedì 4 gennaio 2011

La rete


Il tono che Sarah Topol usa per descrivere la diffusione su internet di siti gestiti dai Fratelli Musulmani è troppo positivo, quasi come se si trattasse di una specie di gruppo un po' eccentrico (e per questo sgradito a Mubarak) che ha trovato una via alternativa per diffondere le proprie idee. Sul fatto che i Fratelli Musulmani siano dei terroristi, poche parole, quasi nulla. Sarah Topol è troppo impegnata ad apprezzare le versioni islamiche di Facebook, Youtube e Wikipedia per rendersi conto del significato di questa operazione e cioè che si tratta di una forma di proselitismo che sfugge alle maglie del controllo di Mubarak. Un movimento integralista che riesce a fare proselitismo grazie ad internet non è un fenomeno positivo. Ecco il pezzo:

Abdul-Jalil Al-Sharnouby, un occhialuto guru della tecnologia, parla come una mitragliatrice di Internet , di pagine web e di come aggirare la censura. Se fosse in una piccola azienda della Silicon Valley, Al-Sharnouby sarebbe nel suo elemento naturale, in realtà lavora in un edificio decrepito in una stradina del Cairo piena di spazzatura. Al-Sharnouby è direttore del Comitato Internet della Fratellanza Musulmana e di Ikhwanonline. com. Il gruppo islamista, ufficialmente messo al bandomadi fatto tollerato di malavoglia in Egitto, conta al momento centinaia di migliaia di seguaci e si sta allargando grazie anche ad Al-Sharnouby e ai suoi cibernauti. Negli ultimi dieci anni la Fratellanza, il cui obiettivo è diffondere i valori conservatori musulmani nella società egiziana, si è trasformata da organizzazione che vive nell’ombra e nelle moschee in una astuta macchina mediatica. Nel deserto politico egiziano la più forte opposizione al regime laico nonsolo domina le piazze, ma anche la rete. E sebbene il regime egiziano accusi la Fratellanza di tentare di rovesciare il governo - e di tanto in tanto assesti qualche colpo all’organizzazione - il sito di Al-Sharnouby ha 30 dipendenti a tempo pieno e45 collaboratori: un personale non indifferente in un settore come quello di Internet. I dipendenti lavorano giorno e notte per promuovere la Fratellanza nel ciberspazio e sanno esattamente cosa fare in caso di irruzioni delle autorità nei loro uffici. Ikhwanonline è solo uno dei molti fronti aperti dall’organizzazione - tra loro un sito in lingua inglese con servizi e articoli provenienti dall’Occidente, un Facebook islamico chiamato IkhwanonBook, IkhwanonTube e IkhwanonWiki. (Ikhwan significa fratellanza in arabo). I “Fratelli” postano in tempo reale messaggi e pagine di Facebook. «Tra tutti i gruppi politici egiziani, la FratellanzaMusulmana è uno dei più aggressivi per quanto concerne l’uso di Internet come piattaforma di visibilità», spiega Shadi Hamid, direttore del settore ricerche del Brookings Doha Center che studia il gruppo. «La Fratellanza è stata sempre ossessionata dalla propria immagine. È un’organizzazionemolto sensibile alle critiche esterne... E usano ogni mezzo possibile per cercare il favore dell’opinione pubblica», dice Hamid. In seno al Parlamento egiziano, dove aveva il 20% dei seggi, la Fratellanza dopo le ultime, contestate elezioni non dispone più di rappresentanti e allora ha deciso di puntare tutte le sue carte su Internet per trasmettere il proprio messaggio e migliorare l’immagine senza dipendere dai capricci del regime egiziano. Uno dei più recenti siti della Fratellanza Musulmana, «Islamophobia», si occupa soltanto di smentire le notizie sull’organizzazione e di modificare la percezione che si ha all’estero della Fratellanza. Il redattore capo Omar Mazin spiega che il suo compito consiste nel «rispondere ai “calunniatori» e nel chiarire che la Fratellanza Musulmana è un gruppo musulmano moderato senza alcun rapporto con il terrorismo e senza pregiudizi anti-occidentali. E, secondo i Fratelli, la campagna mediatica sta dando i suoi frutti. Ogni giorno i portali in lingua araba vengono visitati da 250.000 persone. Sono uno dei primi 100 siti dell’Egitto. Inun giorno politicamente delicato, i visitatori possono arrivare a 450.000 al giorno. Il portale in lingua inglese riceve circa 4.000 visite al giorno mentre i membri di Ikhwanbook in tutto il mondo sono circa 22.000. Ma a dispetto della relativa libertà online, la Fratellanza teme che il regime possa oscurare o comunque rendere la vita difficile alla presenza in rete dell’organizzazione. «Non vogliamo puntare tutto su grandi siti come Facebook che possono bloccare i nostri utenti», dice Khaled Hamza, supervisore e responsabile del sito in inglese. Hamza spiega che i Fratelli Musulmani che usano Facebook e YouTube vengono spesso espulsi dai siti per aver postato materiale ritenuto inappropriato o a sfondo religioso. Se il regime decidesse di oscurare i siti principali, i Fratelli vogliono disporre di alternative valide. «Ci sono siti paralleli, non alternativi», dice Hamza. E forse hanno motivo di essere preoccupati: il regime laico del Cairo teme l’abilità del gruppo islamista con le nuove tecnologie. La maggior parte dei siti sono stati oscurati in occasione delle due ultime elezioni parlamentari in Egitto. Sebbene i leader del gruppo siano inflessibili, non usano Internet per attirare nuovi adepti, ma considerano il web solo uno strumento accessorio, tanto per essere chiari sulla politica del gruppo. I siti permettono di diffondere la preghiera e la loro interpretazione del Corano, il tutto mescolato con le notizie. La Fratellanza va famosa per le sue tecniche molto personali di reclutamento messe in pratica da una rete di fedelissimi “soldati”. Ma da quando ci sono in seno all’organizzazione molti giovani, Internet è diventato uno degli strumenti per mettere in pratica la strategia, sia pure adattata alle nuove generazioni. Tutti i membri della Fratellanza hanno il dovere di diffondere la parola agli amici. Per studenti universitari come Mohammad Al-Aqsa la cosa si può fare anche virtualmente, cioé a dire mediante Internet. «Io credo nella Fratellanza», dice Al-Aqsa, il quale vuole chiarire che agisce da solo e di sua iniziativa, senza indicazioni da parte della leadership della Fratellanza Musulmana. «Nello stesso modo in cui potrei cercare di convincere il mio ipotetico amico Ahmed parlando con lui, parlo della Fratellanza online e raggiungo molte più persone». Al-Aqsa spiega che posta foto e sermoni religiosi su Internet, poi tagga gli amici. In questa maniera le persone lo contattano se vogliono discutere le affermazioni che ha postato e in quel modo cerca di convincerli ad aderire alla Fratellanza. «È solo una conversazione», dice sorridendo. «Se sono d’accordo, il resto tocca a loro».

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