sabato 4 dicembre 2010

Mafia


Roma - Il silenzio a orologeria sulle stragi di mafia deve essere interrotto. Se la storia delle bombe di Cosa nostra va riscritta e se ci fu trattativa tra boss e Stato, allora le risposte devono arrivare dai politici che governavano tra il 1992 e il 1993. Politici di centrosinistra. «Vogliamo la verità», è l’appello lanciato ieri in una conferenza stampa congiunta dai due capogruppo del Pdl al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. I due esponenti della maggioranza chiedono che la commissione parlamentare Antimafia debba «obbligatoriamente» sentire sulle stragi di 17 anni fa l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi e l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Non si può rimanere indifferenti e non fare domande - dicono - di fronte alle rivelazioni dell’ex ministro della Giustizia dell’epoca, Giovanni Conso. Una ventina di giorni fa Conso, durante la sua audizione in commissione, ha raccontato di non aver rinnovato il regime 41 bis (il carcere duro) per 140 detenuti mafiosi quando era titolare del dicastero di via Arenula al fine di evitare nuove stragi di Cosa nostra. Conso ha spiegato di aver preso la decisione in autonomia e che non vi fu una trattativa con le cosche. A quel tempo era necessario il rinnovo ogni due anni del 41 bis, mentre solo dal 2002, con il governo Berlusconi, il carcere duro è stato reso permanente.

«Le rivelazioni di Conso - spiegano Gasparri e Cicchitto - sono inquietanti e parziali perché è poco credibile che abbia da solo ritirato il carcere duro ai mafiosi senza che i presidenti del Consiglio che in quell’epoca si sono succeduti, Amato e Ciampi, ne fossero informati». È necessario dunque guardare alle stragi di mafia da una diversa prospettiva, quella dei 41 bis non rinnovati o revocati: «Per le stragi del ’92 e ’93 è stato paradossalmente e ingiustamente chiamato in causa Silvio Berlusconi - ricorda Cicchitto - mentre è necessario approfondire perché i governi di centrosinistra di quell’epoca hanno allentato la stretta nei confronti dei mafiosi in prigione». Per questo motivo si rende necessaria la convocazione in commissione Antimafia, oltre che di Ciampi e di Scalfaro, dell’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino e dell’ex presidente della commissione antimafia, Luciano Violante, oltre che dell’attuale Guardasigilli Angelino Alfano, per una ricostruzione «storica»: «Vorremmo denunciare un eccesso di silenzio che accompagna queste vicende», sottolinea Gasparri.

Dalle rivelazioni di Conso, l’argomento della presunta trattativa tra Stato e mafia sembra aver perso infatti d’interesse, secondo il Pdl: «Capiamo l’imbarazzo di vari esponenti della sinistra», insistono Cicchitto e Gasparri, ma l’opposizione, «dopo aver diffuso montagne di bugie politiche», ora non può pretendere «che non chiediamo la verità sulla resa delle cosche nel tempo di Scalfaro e Ciampi. Esigiamo la verità e non ci fermeremo», concludono i due capigruppo del Pdl. Che ricordano a Di Pietro: «Suoi seguaci calunniarono Giovanni Falcone quando era in prima linea contro le cosche». Lo stesso ex pm «fece parte di coalizioni che si “dimenticarono” di prorogare il carcere duro per i mafiosi». L’unico a fornire piena collaborazione alla richiesta della maggioranza per adesso è Luciano Violante: «Accoglierò immediatamente l’invito della commissione quando mi perverrà». Verità senza silenzi tornano a chiedere anche i parenti dei caduti per stragi di mafia. L’associazione dei familiari delle vittime dell’attentato di via dei Georgofili a Firenze critica il presidente dell’associazione nazionale magistrati, Luca Palamara: «Speriamo che abbia preso un abbaglio», dicono. Due giorni fa il presidente dell’Anm aveva dichiarato poco felicemente: la verità sulle stragi «spetta alla storia».

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