sabato 18 dicembre 2010

Assalto alla maggioranza


Spiato mezzo Esecutivo. Spiati parlamentari e magistrati. Spiati carabinieri. Spiati giornalisti. Spiati asseriti massoni. C’è una procura che notoriamente brilla poco per le inchieste sul centrosinistra (laddove lo stesso centrosinistra governa ininterrottamente da vent’anni) e che in questo momento, attraverso alcuni fascicoli, è invece in grado di lavorare a tempo pieno sul Pdl locale, nazionale e di governo. Questa procura ha sede nel centro direzionale di Napoli, alle spalle della stazione, e vede alcune sue toghe impegnate in indagini delicatissime, l’ultima delle quali - anticipata ieri da Repubblica e dai sempre attenti giornalisti del Fatto Quotidiano - riguarderebbe due filoni paralleli nati dagli accertamenti svolti su un carabiniere napoletano che, secondo l’ipotesi d’accusa formulata dai pm Woodcock e Curcio (coordinati dal procuratore Greco), avrebbe intrattenuto rapporti con il direttore del quotidiano l’Avanti, Walter Lavitola (quello delle e-mail caraibiche sull’affaire Tulliani-Fini-Montecarlo) e con il parlamentare del centrodestra, Alfonso Papa, membro della commissione Giustizia della Camera.

Come sempre avviene in inchieste predestinate ad avere più successo in edicola che nelle aule dei tribunali, le ultime intercettazioni a «strascico» avvenute su utenze intestate a terze persone (Papa avrebbe la colpa di aver acquistato due apparecchi da un negoziante amico che abita nel suo stesso palazzo) avrebbero colpito, direttamente o indirettamente, parlamentari e ministri di questo governo. E non solo. Intersecandosi con altri procedimenti già avviati o in fase di definizione (parliamo di vicende legate all’eolico, ai filoni su Nicola Cosentino e sul presidente della Provincia Cesaro) i magistrati campani starebbero cercando di chiudere il cerchio su una P4 campana, dove massoneria, politica e appalti sarebbero il collante della presunta associazione segreta.

C’è da chiedersi, come se lo chiede il deputato Papa nell’intervista qui a fianco, se non siano state lese le prerogative parlamentari di deputati e senatori a vario titolo «investigati». Perché sembra certo che Papa, assieme a magistrati e politici, sia stato a lungo intercettato, pedinato e fotografato persino in piazza Montecitorio. La sua foto sarebbe stata mostrata dai pm a un ministro interrogato (Mara Carfagna). Esibita a funzionari delle forze dell’ordine. A politici di medio livello ascoltati per questioni varie di affari e politica campana. Informazioni su Papa e sui suoi contatti istituzionali sono state chieste, sempre a verbale, a funzionari del ministero della Giustizia (a cominciare da Arcibaldo Miller, capo degli ispettori di via Arenula, da anni molto legato al pm Woodcock).

Non è invece chiaro come mai sia stato costretto a sfilare in procura il direttore dei servizi segreti militari, generale Adriano Santini. Per non dire della spasmodica ricerca di riscontri a contatti telefonici che convergerebbero su Gianni Letta e sul suo entourage. Qui il ramo d’indagine è quello dell’affaire Marcegaglia culminato con le perquisizioni al Giornale di Sallusti e Porro, e Letta sarebbe stato «attenzionato» indagando sul numero due di Confindustria, Cesare Trevisani al quale i magistrati campani arrivano con l’inchiesta sull’ex moglie di Gianni De Michelis (condannata per truffa) nella quale si finì per monitorare un incontro a cui parteciparono quattro ministri, cinque parlamentari, lo stesso Trevisani e altri big.

Inoltre, qui e qui e anche qui.

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