martedì 14 dicembre 2010

Fini, Emiliano e Vendola


Recentemente, a Bari, il deputato di Futuro e Libertà Luca Barbareschi è venuto a parlare di cultura e delle proposte del movimento finiano. In platea, ad elogiarlo, c’era il sindaco di Bari Michele Emiliano, secondo il quale la destra, con Fli, sarebbe arrivata prima ancora della sinistra “ad una visione più moderna del mondo”. Dinanzi a tale profondo spirito innovatore, tutti gli altri attori presenti sul panorama politico nazionale e locale, Vendola compreso, sarebbero vecchi arnesi di una fase politica al tramonto. Emiliano ha vinto le elezioni a Bari nel 2004, da sostituto procuratore antimafia in aspettativa, portando la sinistra al governo della città dopo tantissimi anni. All’epoca la sua direzione politica era decisamente a sinistra, molto vicino a Verdi e Rifondazione. Nei primi anni del suo mandato sostenne Vendola alle prime elezioni regionali e, successivamente, Prodi alle politiche con l’abbattimento di Punta Perotti pochi giorni prima delle elezioni che incoronarono il Professore bolognese alla presidenza del Consiglio. Alle elezioni del 2009, poi, ha riottenuto la fiducia dei cittadini baresi anche grazie alla presenza, al primo turno, del candidato della coalizione dell’Udc-Io Sud - movimento dell’ex An Adriana Poli Bortone - che per un soffio ha impedito che il PdL riuscisse ad avere la maggioranza assoluta del Consiglio. Al ballottaggio il rappresentante del centrodestra, però, è andato incontro ad una sconfitta clamorosa che ha consegnato ad Emiliano oltre 100mila preferenze. Numeri che hanno rafforzato notevolmente le sue sicurezze.

A quel punto, il Sindaco di Bari ha costituito una giunta molto più spostata al centro e occhieggiante addirittura a destra, con l’inserimento dell’Udc Barattolo, dell’ex arbitro Gianluca Paparesta - fino ad allora ritenuto molto vicino ad An -, della De Gennaro, e con la fuoriuscita della Verde Maugieri. Poi la sfida a Vendola per la guida alla Regione: pochi mesi dopo la vittoria al Comune si sentiva pronto per il salto di categoria, salvo ritirare poco dopo la sua candidatura sospinto da vere e proprie proteste di massa di militanti traditi. Qualche mese fa l’offerta delle chiavi della città a Gianfranco Fini e, oggi, l’incontro con Barbareschi, seguito da apprezzamenti e pubbliche riunioni. Un’operazione, a quanto pare, non soltanto di facciata. In effetti, dopo l’episodio della sfida alla Regione del gennaio di quest’anno, i rapporti tra Vendola ed Emiliano hanno cominciato a raffreddarsi. Tanto più che hanno in mente due progetti differenti. Vendola porta avanti il sogno di un’Italia migliore e lo colloca tutto a sinistra. Emiliano ha una visione centrista, ritiene che senza il centro non si vinca, vorrebbe dare al comunismo riposo storico e portare la parte più moderata del Pd in un grande centro democratico. In tal senso il maggior esponente finiano pugliese, l’europarlamentare Salvatore Tatarella, è apparso singolarmente vicino alle posizioni del sindaco di Bari in molteplici occasioni, tra cui quella a proposito della Cittadella della Giustizia: entrambi, oggi, sostengono la necessità di ristrutturare l’ex Ospedale militare, ormai abbandonato dal demanio, per ospitare solo il tribunale penale lasciando tutto il resto com’è. Una strana convergenza che, insieme alle altre, dipinge uno scenario piuttosto insolito: quello di una sinistra sempre meno “di sinistra” e di una destra che pare aver smarrito la sua identità.

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