martedì 12 luglio 2011

L'osannata primavera araba


La chiamavano primavera araba, ma è l’autunno del’Occidente, la fragilità dell’Europa, l’insipienza dell’America di Obama, il brutto spettacolo al quale stiamo assistendo e, se ci sono popoli disperati ed eroici come quello che in Siria da mesi protesta e viene sterminato, inutile che si appellino alla saggezza europea, alla potenza della Nato, alla permeabilità delle democrazie del Vecchio Continente, nessuno li ascolterà, nessuno li aiuterà. Sarà il petrolio che in Libia c’è e altrove no, saranno i confinanti potenti e minacciosi, sarà l’esistenza di un esercito spietato, quello di Assad non certo quello del Colonnello, il fatto è che lo scandalo è un tanto al chilo, la reazione sdegnata dell’Onu si misura in dollari che passano di mano, la Nato senza la potenza militare americana si impalla. Mentre i baldanzosi francesi, quelli che dovevano prendere Tripoli a luglio come la Bastiglia, si mettono a trattare con la famiglia Gheddafi e spiegano con una faccia tosta senza precedenti che con la missione militare non si va da nessuna parte, mentre a Damasco un assalto all’ambasciata degli Stati Uniti stava per finire come a Teheran trent’anni fa, e non è ancora detto che a Obama non tocchi la sorte che fu di Jimmy Carter, mentre al Cairo la piazza è di nuovo piena di quelli che hanno capito che li hanno fregati, e che hanno consegnato il potere agli estremisti islamici, mentre vediamo queste porcherie, le cose sono finalmente chiare a tutti, ed è chiarissimo anche che l’Italia pagherà un prezzo altissimo, che non si meritava, ma che dovrà pagare per essersi fatta trascinare nella missione più fallimentare della storia recente. Noi oggi avremmo dovuto essere i negoziatori con la Libia, noi dovremmo guidare la schiera dei governi che isolano la Siria. Se così non è stato, certamente ne porta responsabilità un governo debole, tanto più perché sulla vicenda Berlusconi aveva e ha un’opinione precisa e giusta e avrebbe dovuto seguirla senza tentennamenti, ma è responsabile anche il presidente degli Stati Uniti con le sue pressioni pesanti, pensate se al posto del democratico Obama ci fosse stato un Bush che scandalo sarebbe nato, è responsabile un’Unione Europea divisa ed egoista su tutto, è responsabile il nostro presidente della Repubblica, che gioca a fare il capo della diplomazia e ha imposto la missione in Libia, sbagliando.

Andiamo per ordine. La Siria. Un gruppo di sostenitori del regime siriano del presidente Bashar al-Assad ha tentato un assalto al compound dell’ambasciata americana e quelle francesi e qatarina a Damasco. La protesta, a cui hanno partecipato centinaia di persone, avviene alcuni giorni dopo che gli ambasciatori di Parigi e di Washington hanno visitato la città di Hama, nel centro del Paese, che gli oppositori del regime hanno tenuto per un mese intero, prima di una repressione brutale che non è finita. Per un mese Hama ha vissuto da città libera e si è preparata, con barricate nelle strade, a reggere il ritorno delle milizie del regime guidate e addestrate dai pasdaran iraniani, maestri di repressione. È la terza città siriana con 700 mila abitanti, venerdì aveva sfilato un corteo enorme, forse 200mila. In queste ore li stanno sterminando. Inascoltato naturalmente il tardivo agitarsi del Dipartimento di Stato americano, che per la prima volta ha intimato a Damasco di «ritirare le forze armate da Hamas». Continuano intanto le proteste e i morti nelle altre città siriane con la novità di un inizio di manifestazioni nel centro di Damasco.

La Libia. Il ministro della difesa francese Gerard Longuet ha detto ieri che la crisi libica difficilmente sarà risolvibile solo con l’intervento militare e che una soluzione politica sembra stia diventando sempre più auspicabile. «È stato ampiamente dimostrato che non c’è alcuna possibilità con il ricorso alla forza», ha detto Longuet in un’intervista. «Abbiamo sollecitato le due parti a parlarsi, secondo noi è giunto il momento di sedersi attorno a un tavolo». Sapere qual è la verità? La verità è che Gheddafi, attraverso il figlio Seif al-Islam, ha sbugiardato la Francia rivelando che è pari a zero il ruolo degli insorti nei negoziati che vengono condotti direttamente con Parigi. «Siamo noi ad aver creato il Consiglio dei ribelli, e senza il nostro sostegno, il nostro danaro e le nostre armi, il Consiglio non esisterebbe», avrebbe dichiarato il presidente francese, Nicolas Sarkozy, a un emissario di Tripoli secondo quanto riferito da Seif al-Islam a un giornale algerino. Per Seif la Francia costringerà il Cnt a un cessate il fuoco, non appena raggiunto un accordo con il regime. Parigi si è affrettata a smentire di aver stabilito contatti diretti con Muammar Gheddafi, sottolineando di aver soltanto recapitato «messaggi attraverso il Cnt e gli alleati». Capito?

Qualche considerazione a margine su chi è più pericoloso per l’Occidente tra Gheddafi e Assad. Gheddafi ha rinunciato alle sue ambizioni nucleari nel 2004, Assad continua imperterrito e si rifiutò di cooperare con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Gheddafi ha rinunciato a sostenere il terrorismo internazionale, Assad continua a farlo. Può bastare.

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