martedì 26 marzo 2013

Troppo tardi per le dimissioni

Al ridicolo ministro della... difesa Di Paola direi solo: "Meglio tacere e dare l'impressione d'essere scemo piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio".

Un commento: "Tecnici barzelletta, che continueranno a guadagnare milioni. Questo è un dato di fatto: nel momento più delicato della nostra storia nazionale recente, abbiamo affidato il governo del Paese a questo genere di tecnici del tutto incompetenti, a guardare i risultati ottenuti. Questo grazie soprattutto l presidente Napolitano, non dimentichiamolo. Quello che fa rabbia è che questi tecnici continueranno a guadagnare milioni e uno di loro, Monti, sarà pagato a vita dai contribuenti italiani con stipendio da senatore a vita. Un cittadino viene eletto senatore a vita per dei meriti straordinari verso il Paese: quali sono i meriti straordinari di Monti?"


«Ero contrario a rimandare in India i marò, ma la mia voce è rimasta inascoltata». Alla Camera, al termine dell'audizione urgente riguardante il caso dei marò, il ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia le dimissioni. Un gesto che spiega prospettando anche una pesante divergenza d'opinioni all'interno del Governo: «Mi dimetto perchè per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l'onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perchè solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie».

DI PAOLA: «FACILE ORA ABBANDONARE» La decisione squassa il governo Monti ancora in carica. Conclusa l'audizione di Terzi, alle Camere parla il ministro alla Difesa Di Paola che al collega dimissionario indirizza queste parole: «Sarebbe facile oggi lasciare la poltrona, ma non sarebbe giusto e non lo farò». Frase che viene accolta dall'applauso corale dell'aula di Montecitorio. Terzi non applaude. «Non abbandonderò la nave in difficoltà con Massimiliano e Salvatore a bordo fino all'ultimo giorno di governo, verrei meno al senso del dovere delle istituzioni che ho sempre servito e alle scelte del governo che ho condiviso», dice ancora Di Paola.

POLEMICHE IN AULA - Le dimissioni di Terzi inevitabilmente hanno acceso la tensione in Aula. «Speriamo che Monti sia assolutamente chiaro perchè il fallimento della credibilità internazionale è sotto gli occhi di tutti» è l'attacco del segretario Pdl Alfano a cui si accoda tutto il centrodestra. «Le dimissioni equivalgono a straordinario gesto morale» dice il vice presidente della Camera Lupi mentre l'ex governatore della Lombardia, ora senatore Pdl, Formigoni twitta: «Il governo chiarisca chi ha voluto rimandare i marò in India».

TERZI: «IO INASCOLTATO» - E' al termine dell'audizione alla Camera che Terzi spiega quanto fosse distante dall'idea di rimandare in India (per la seconda volta) i due fucilieri del San Marco. A palazzo Chigi (è la ricostruzione quasi «in diretta» di quei concitati momenti ) «esprimo la mia riserva per la repentina decisione del loro ritrasferimento in India, la mia voce è rimasta inascoltata. Finalmente avevamo in patria i due fucilieri di marina». La voce di Terzi è però rimasta «inascolta», puntualizza in Aula.

«NIENTE PROVE ATTENDIBILI» - «È risibile e strumentale sostenere che la Farnesina ha agito per fatti suoi. Io ho dato informazioni a tutte le autorità di governo sugli aspetti critici del negoziato con l'India» sostiene Terzi che poi senza mezzi termini afferma che l'accusa ai marò italiani di aver sparato e ucciso i due pescatori indiani «non è mai stata suffragata da prove attendibili, mentre loro negano ogni addebito». Mentre riguardo alla recente decisione di trattenere in Italia i marò, approvata da tutti l'8 marzo, «tutte le istituzioni erano informate e d'accordo».

«SULL'AMBASCIATORE RITORSIONE» - Terzi è esplicito anche sulla blindatura dell'ambasciatore Mancini a Delhi: «La decisione indiana di sospendere l'immunità del nostro ambasciatore è stata interpretata come un atto di ritorsione che ha indebolito la legittimità del governo indiano, siamo davanti a una palese violazione della convenzione di Vienna».

Alessandro Fulloni

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