giovedì 28 marzo 2013

Morti viventi e pagati...

Eutanasia politica di Vito Schepisi

Direi che la farsa sia durata anche troppo. Non abbiamo un governo da 3 anni, da quando Fini ha rotto gli indugi ed è passato dal sabotaggio mascherato, lento e continuo (il controcanto quotidiano) al sabotaggio evidente (la creazione di Fli ed il passaggio all’opposizione). Gli storici ci faranno capire, se ci riusciranno per quanto è incredibile, come un uomo che aveva avuto successo, e che ne avrebbe beneficiato ancora per lungo, si sia potuto suicidare politicamente in questo modo così indecoroso e banale. Resta e forse rimarrà un mistero capire come sia stato possibile ribaltare le radici, la storia, i riferimenti e persino i debiti di gratitudine per chi era stato tratto fuori dall’emarginazione politica. Il suicidio politico è una costante in Italia. In questa fase, l’attualità si sofferma sul suicidio politico di super Mario Monti, colui che, a suo dire, è stato il “salvatore” dell’Italia. «Mario Monti politiquement mort pour l'Europe» è il titolo di ieri dell’autorevole giornale francese “Le Monde”. La premessa è doverosa: il bocconiano ha un “ego” accentuato. Anche in questo caso ha fatto tutto da solo. Si può solo dire che sia stato aiutato da chi l’ha lasciato fare. La sua è stata un’eutanasia assistita, perché nessuno in democrazia può fare tutto da solo. Non sarebbe stato possibile senza il consenso del Parlamento e delle Istituzioni. I suoi errori, tutti, hanno trovato un colpevole sostegno. A volte anche largo. Per colpa, per dolo, per necessità, per responsabilità, per convenienza, per opportunità, per mancanza di coraggio, per nobili o meno motivi, in troppi e per troppo l’hanno lasciato fare e in troppi e in troppe circostanze l’hanno usato.

La fine di Monti è incominciata da subito. E’ iniziata da quando, con il suo piglio eurocrate, ha pensato di far pagare alla povera gente il conto dell’incapacità della politica italiana di governare l’Italia con il necessario rigore. Il Professore, cavalcando ciò che ha di suo, il suo freddo cinismo, ha fatto ciò che ha ritenuto più facile fare. Come l’uovo di Colombo. Ha colpito le famiglie. Ha colpito gli italiani con l’IMU sulla prima casa ed i lavoratori dipendenti con l’allungamento a 70 anni per l’età pensionabile, invece che colpire gli sprechi, i privilegi, gli abusi e la spesa pubblica. L’altro suicidio annunciato è quello di Pierluigi Bersani che, esaurita la sua scorta di espressioni gergali sui leopardi e sulle bambole, senza una maggioranza, per averla persa per strada in una competizione elettorale surreale, condotta sul vuoto assoluto di proposte e d’idee, si è trovato dinanzi alla necessità di dover ragionare e magari di dover trarre qualche idea, possibilmente lontano da un boccale di birra. Non c’è verso, però, per Bersani! Troppo difficile! Diceva di sé d’essere l’usato sicuro, ma sarà quanto prima rottamato anche lui come un vecchio e inaffidabile catorcio. C’è da essere preoccupati, però, perché l’Italia avrebbe bisogno di un governo solido e stabile in una fase molto difficile. La recessione che nelle previsioni ufficiali per l’anno in corso è data all’1,7%, viaggia invece verso il 2,9%. Il debito pubblico aumenta. La disoccupazione cresce. Al sud la ricerca di lavoro dei giovani ha assunto le stesse percentuali di successo di un terno al Lotto. La crisi si fa sentire. Le famiglie sono in difficoltà. Nei paesi di civiltà democratica le forze politiche più responsabili avrebbero fatto prevalere il senso di responsabilità, trovando un largo accordo di governo per superare le emergenze, ma in Italia siamo in crisi politica anche per incapacità d’essere responsabili. C’è chi si crede furbo. Si sentono tutti Cavour. Bersani vorrebbe andare in Parlamento, senza una maggioranza, in balia degli umori. Tutti superuomini! Basti dire che sono bastati 16 mesi di Monti per metterci contro tutti. Mentre il bocconiano si metteva sull’attenti dinanzi alla Merkel, tutti dall’India, agli Usa, ad Israele, alla Russia scrivevano il nome dell’Italia nel loro libro nero. Stanno suicidando l’Italia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non darei per definitivamente morto il Quisling Monti. Possiamo supporre, anche se le probabilità forse non sono elevate, che potrà rientrare in un nuovo governo - "tecnopolitico", semipolitico, del presidente, di larghe intese, ecc. - occupando qualche ministero, non necessariamente economico. Esiste anche la possibilità che (ri)diventi capo del governo un "Monti primitivo", ma dannosamente astuto, come Giuliano Amato. Infatti, se sono nell'aria futuri prelievi forzosi dei risparmi dai conti correnti, Amato in questo si è distino con il blitz del sei per mille della notte fra il 9 e il 10 luglio (se ricordo bene le date) del 1992, in difesa dell'allora lira nello SME. Amato a capo di un governo appoggiato anche da scelta civica potrebbe far entrare Monti come ministro nel nuovo esecutivo. Monti è uno che buttato fuori dalla porta può rientrare in qualsiasi momento dalla finestra, dato l'appoggio delle élite eurofinanziarie di cui ha goduto e del quale, forse, potrà godere ancora.

Saluti

Eugenio Orso
http://pauperclass.myblog.it/

Eleonora ha detto...

Il peggior scenario possibile. Io preferirei nuove elezioni subito. Giusto per fugare ogni possibilità simile o peggiore al governo monti.

Benvenuto e grazie del commento.