giovedì 10 maggio 2012

La bellezza del multiculti...


PERUGIA - «Ora vedrete quanti problemi possiamo creare». L’urlo di guerra del clan. Sbattuto in faccia agli operatori Gesenu e ai residenti terrorizzati. Il tam tam che uno dei loro è stato appena accoltellato, in piazza Danti,dal gruppo rivale degli albanesi li raduna in corso Garibaldi. Poche centinaia di metri su e giù per il centro storico, dal salotto buono al Borgo d’oro: scorci meravigliosi di una città vecchia devastata dalla guerriglia delle bande dello spaccio. Qualche minuto per ritrovarsi, armarsi di bastoni, coltelli, segnali divelti e un paio di pistole scacciacani. Poi il clan dei tunisini parte a caccia degli albanesi che mezzora prima hanno lasciato in piazza Danti un loro giovane connazionale in un lago di sangue. Rissa per la droga: in un rapporto di forze che non pare più cristallizzato in grossisti e spacciatori di piazza, all’origine della notte d’inferno ci potrebbe essere una partita di cocaina non pagata forse a seguito di qualche «fregatura».

Raid fino all'alba. La caccia all’albanese va avanti almeno fino alle tre del mattino. I tunisini devastano fioriere, cassonetti, sedie, tavolini. Volano bottiglie e bastonate, spari delle pistole a salve, la gente si ripara come può. Cercano gli albanesi, pensano si nascondano in alcuni bar fra corso Vannucci e piazza Grimana. «Siamo stati fortunati a chiuderci dentro in tempo. Quelli da fuori spingevano per entrare con i bastoni e le spranghe, e noi a tenere le porte. I clienti erano terrorizzati e piangevano»:  il racconto all’unisono dei gestori. C’è anche chi sconta la furia dei nordafricani. Una persona davanti ai bar di piazza Grimana tenta di calmarli: in cambio riceverà un paio di cazzotti che lo fanno crollare a terra. Ma la follia tocca l’apice qualche istante prima, quando i tuninisi tentano di impossessarsi in piazza Grimana dell’ambulanza che sta curando e trasportando il connazionale ferito. «Sbucavano da tutte le parti - raccontano ancora tremando i sanitari - abbiamo temuto volessero ammazzarci».

Le forze dell'ordine. Col passare dei minuti polizia, carabinieri e guardia di finanza riconquistano ai balordi metri su metri, e la guerriglia nei vicoli si arresta. Intorno alle tre la situazione torna definitivamente sotto controllo. Nel frattempo ci sono due fermati e l’accoltellato arriva in ospedale: la ferita all’addome non è di poco conto, e l’equipe del professor Donini qualche ora dopo al Santa Maria della Misericordia interverrà per scongiurare il peggio, con la lama del coltello passata molto vicina all’arteria. E’ ancora in prognosi riservata. I due fermati, Ahmed Chemmakhi e Abdeglil Miegeri (18 e 22 anni) vengono portati in questura con l’accusa di danneggiamento aggravato, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e lesioni aggravate. Non solo loro, in tutto i partecipanti alla follia di martedì sera sono una decina. Di questi, almeno cinque sarebbero stati identificati. Ci sono poi altri feriti, tra cui un albanese di 26 anni (colpito sembra in via del Fagiano) e alcuni fra le forze dell’ordine con diverse auto di polizia, carabinieri, finanza e municipale danneggiate.

I controlli. Tempo di far sorgere il sole e parte la controffensiva di carabinieri e polizia. Tre appartamenti-covo della zona di piazza Grimana («vogliamo le pattuglie in piazza di sera» dicono i commercianti) vengono sgombrati dai carabinieri con l’aiuto dei vigili del fuoco: dentro, diversi clandestini. Arrivano i reparti mobili della polizia da Roma e i rinforzi per i carabinieri sempre dalla capitale. Vengono visionati i filmati delle telecamere, e mentre arriva la convalida dei due fermi e l’arresto di altre due persone per spaccio ecco servita la vendetta ancora a base di coltellate: una, anche se superficiale, scagliata alla gamba di un albanese accerchiato in zona Arco etrusco da cinque tunisini. Il ragazzo riesce a fuggire e rintanarsi in un bar, rannicchiato dietro il bancone. Fuori, gli aggressori lo minacciano puntando quel coltello: «Uno dei nostri è in ospedale mezzo morto, ora ammazziamo tutti gli albanesi». Una pattuglia dei carabinieri in zona li metterà in fuga. «Serve una risposta dei cittadini - dice Primo Tenca, presidente dell’associazione Vivi il Borgo - abbiamo ricevuto richieste di aiuto dalle studentesse della casa della Studentessa che si trovano in gravi difficoltà. Argomenti sui quali riflettere e prendere decisioni».

Il comitato. In serata dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che si è tenuto in un clima di tensione, arrivano indicazioni forti: controlli ancora più stretti e presidi delle forze dell’ordine nelle zone calde della città, vista anche con la presenza anche dei reparti arrivati da Roma, maggior utilizzo delle telecamere e controlli dell’Asl nei locali notturni e quelli etnici.

2 commenti:

Nessie ha detto...

Zittificio globale da parte della tv e dei TG, ovviamente. Sono cosucce che capitano solo nei paesini di provincia, no?

Eleonora ha detto...

Nessie, in effetti sono cose che non si possono dire o la gente comincia a credere che il multiculti fa schifo... e gli stranieri che ci arricchiscono culturalmente o ci pagano le pensioni o fanno i lavori che non vogliono più fare, forse non ci arricchiscono per davvero.