E' arrivata la nuova enciclica dell'attuale papa, o meglio il suo messaggio politico drappeggiato con i panni dell'enciclica, dalla quale apprendiamo che i confini nazionali e la proprietà privata non sono dogmi, che il "mondo è di tutti", l'immigrazione deve essere favorita il più possibile, e anzi ci vorrebbe una governance sovranazionale che decida globalmente urbi et orbi. Il termine "minoranza" va abolito perchè discriminatorio, sì, discriminatorio. Il capitalismo, bestia nera di questo papa, che ha liberato milioni di individui dall'oppressione e dall'arretratezza è da additare come sconcio sulla base delle sue storture (che inevitabilmente sono presenti). Peccato che il socialismo e il comunismo, che hanno cercato di sovvertirlo e di sostituirsi ad esso abbiano generato molta più morte e distruzione e, incomparabilmente molta più povertà. Ma queste sono verità che è meglio sottacere.
Ora, era già chiaro da tempo, che questo papa al messaggio di redenzione di Cristo ha sostituito quello di chiara impronta marxista nella sua declinazione peronista, pueblista, e che, dopo la strenua lotta portata avanti da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI contro la teologia della liberazione, questa si sia presa la sua rivincita. E oggi, con questa enciclica, dal titolo perfetto per lo Zeitgeist, "Fratelli Tutti", apparentemente ispirata a San Francesco, in realtà molto più ispirata ad Auguste Comte e alla sua reigione dell'Umanità, si è forse raggiunto l'apice. Si definisce ulteriormente l'escatologia intramondana disegnata da Bergoglio, nel cui orizzonte, il Male è, ovviamente, solo dalla parte del capitale e della proprietà, delle specificità identitarie, e il Bene è il popolo, il povero, oggi il migrante, figura simbolica che riassumerebbe sostanzialmente Cristo. E' il mondo di una fratellanza globalista e amorfa, in cui Dio bisogna che perda i suoi connotati troppo specifici, quelli che, per i cristiani sono unicamente riferibili alla figura di Gesù. Agenda perfettamente consona a quella della sinistra più radicale, che non può non trovare il plauso di Bernie Sanders o Alexandra Ocasio Cortez, e, salvo gli accenni alla proprietà privata, di George Soros.
Niram Ferretti
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