mercoledì 28 agosto 2013

Unione europea, italia e immigrazione

... perchè le case popolari, non bastano, non bastano nemmeno gli asili nido così come gli assegni familiari e le pensioni sociali (senza aver mai versato un euro di contributi) o la sanità gratuita e tutta un'altra lunga serie di "aiuti" statali... ora anche i posti di lavoro nelle pa. Per la completa distruzione del welfare a danno degli italiani (veri e non meticci o nati in suolo italico percaso) nativi. Perchè ce lo impone l'associazione criminale della Ue

Assegno per le famiglie numerose a chi ha la carta di soggiorno. Dopo le sentenze di tanti tribunali, lo dice anche la legge europea 2013. Fino a 140 euro al mese

Roma – 28 agosto 2013 –
L’assegno per le famiglie numerose concesso dai Comuni spetta anche ai cittadini stranieri, purchè abbiano in tasca il permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, cioè la cosiddetta carta di soggiorno. I tribunali italiani lo sostengono da anni, ma l’Inps, che versa l’assegno, continuava a negarlo, tanto che all’inizio di quest’anno l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani aveva chiesto al governo di fare chiarezza. Ora a dire una parola definitiva in favore degli immigrati è la legge europea 2013, la stessa che ha aperto agli stranieri l’accesso ai posti della pubblica amministrazione. L’articolo 13 della nuova legge, che entrerà in vigore il 4 settembre, è chiaro. Stabilisce che  l’”assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori”, spetta, oltre che ai cittadini italiani e comunitari, anche ai “cittadini di paesi terzi che siano  soggiornanti  di  lungo  periodo”. Per questo scopo, vengono stanziati 15,71 milioni di euro fino alla fine del 2013, e 31,41 milioni  di  euro  a  decorrere  dal 2014. L’importo dell’assegno varia in base al numero di componenti e al reddito delle famiglie e viene rivalutato ogni anno in base al costo della vita. Quest’anno è al massimo di 139,49 euro al mese per tredici mensilità. La domanda va presentata al Comune di residenza. Prevedibili le sparate anti immigrati che questa novità si porterà dietro. Se serve a qualcosa, leghisti & co. sappiano che anche stavolta la legislazione italiana si è dovuto adeguare a una direttiva europea (2003/109/CE) che assicura agli stranieri che hanno la carta di soggiorno parità di trattamento rispetto ai cittadini nazionali per quanto riguarda le prestazioni sociali. A Bruxelles era stata già avviata una procedura di infrazione.

LEGGE 6 agosto 2013, n. 97: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2013. (13G00138) (GU Serie Generale n.194 del 20-8-2013) note: Entrata in vigore del provvedimento: 04/09/2013
                            
Art. 13

Disposizioni  volte   al   corretto   recepimento   della   direttiva 2003/109/CE relativa allo status dei cittadini di paesi  terzi  che siano  soggiornanti  di  lungo  periodo.  Procedura  di  infrazione 2013/4009.
1. All'articolo 65, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n.  448, le parole:  «cittadini  italiani  residenti»  sono  sostituite  dalle seguenti: «cittadini italiani e  dell'Unione  europea  residenti,  da cittadini di paesi terzi che siano  soggiornanti  di  lungo  periodo, nonche' dai familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato  membro che siano  titolari  del  diritto  di  soggiorno  o  del  diritto  di soggiorno permanente».
  
2. All'onere derivante dall'attuazione del  comma  1,  valutato  in 15,71 milioni di euro per il periodo dal 1o luglio 2013 al 31dicembre 2013 e in 31,41 milioni  di  euro  a  decorrere  dall'anno  2014,  si provvede:

a) quanto a 15,71 milioni di euro per l'anno 2013, a valere sulle risorse del fondo di rotazione di cui all'articolo 5 della  legge  16 aprile 1987, n. 183;
    
b) quanto a 4,41 milioni di euro a decorrere dal  2014,  mediante corrispondente riduzione  delle  proiezioni  dello  stanziamento  del fondo speciale di parte  corrente  iscritto,  ai  fini  del  bilancio triennale 2013-2015, nell'ambito del programma «Fondi  di  riserva  e speciali»  della  missione  «Fondi  da  ripartire»  dello  stato   di previsione del Ministero dell'economia e  delle  finanze  per  l'anno 2013, allo scopo parzialmente utilizzando  l'accantonamento  relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
    
c) quanto a 15 milioni di euro a  decorrere  dal  2014,  mediante corrispondente  riduzione  dell'autorizzazione  di   spesa   di   cui all'articolo 20, comma 8, della legge 8 novembre 2000, n. 328;
    
d) quanto a 12 milioni di euro a  decorrere  dal  2014,  mediante riduzione  dell'autorizzazione  di  spesa  di  cui  all'articolo  47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222, relativamente alla quota destinata allo  Stato  dell'otto  per  mille  dell'imposta  sul reddito delle persone fisiche.
3. Il Ministro del lavoro e delle  politiche  sociali  provvede  ad effettuare  il  monitoraggio  degli  effetti   finanziari   derivanti dall'attuazione delle misure di cui al comma 1 e riferisce in  merito al Ministro dell'economia  e  delle  finanze.  Nel  caso  in  cui  si verifichino o siano in procinto di verificarsi  scostamenti  rispetto alle  previsioni  di  cui   al   presente   articolo,   il   Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, provvede, a decorrere dall'anno 2013, con  proprio decreto,  alla  riduzione  lineare,  nella  misura  necessaria   alla copertura finanziaria del maggior onere risultante dal  monitoraggio, delle  dotazioni  finanziarie  disponibili  iscritte  a  legislazione vigente in termini di competenza e di cassa, nell'ambito delle  spese rimodulabili delle missioni di spesa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
4. Il  Ministro  dell'economia  e  delle  finanze  riferisce  senza ritardo alle Camere con apposita relazione in merito alle cause degli scostamenti e all'adozione delle misure di cui al comma 3.
  
5. Il Ministro dell'economia e  delle  finanze  e'  autorizzato  ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

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Inoltre, pare che qualcuno si lamenti del fatto che per accedere alla stabilizzazione dei precari delle pa, bisogna fare il concorso... come se i precari italiani non debbano fare (e subire) esattamente la stessa cosa...

I precari dell’immigrazione: "Perché un altro concorso?". Le misure di stabilizzazione varate lunedì dal Consiglio dei Ministri toccheranno anche i seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato di questure e prefetture. “Bene l'attenzione del governo, ma non è giusto che alcuni ce la facciano e altri no”

Roma – 28 agosto 2013 - Sono una goccia nel mare del precariato nella Pubblica Amministrazione, appena seicentocinquanta su oltre centocinquantamila. Però i lavoratori a tempo determinato impiegati presso gli uffici stranieri delle Questure e negli sportelli Unici per l’Immigrazione mandano avanti tutta la burocrazia dell’immigrazione. Se siete arrivati in Italia con i flussi d’ingresso, se avete chiesto un ricongiungimento familiare, se avete regolarizzato la vostra colf straniera, la vostra pratica è passata per le loro mani. Chiamati a dare una mano sin dai tempi della maxi sanatoria del 2002, hanno mini contratti che, tra ansie e incertezze, vengono di volta in volta rinnovati. Anche perché, senza di loro, si bloccherebbe tutto. Mentre continua l’iter delle cause che buona parte di questi lavoratori ha intentato contro il Viminale per essere assunti a tempo indeterminato, lunedì scorso il governo ha varato nuove misure contro il precariato. La nota diffusa da palazzo Chigi promette: “procedure selettive per assumere, fino al 31 dicembre 2015, attraverso concorso, il personale non dirigenziale con contratto a tempo determinato che abbia maturato, negli ultimi cinque anni, almeno tre anni di servizio alle dipendenze dell’amministrazione”.

Come l’hanno presa i 650? Per ora soppesano le parole e attendono i fatti. Anche perché è tutt’altro che chiaro come andrà a finire. “Certo è positivo che si parli finalmente del problema del precariato e che ci sia la volontà di stabilizzare persone che svolgono funzioni indispensabili. Ma come si risolverà concretamente il problema?” chiede Cristiano Ceccotti, impiegato da otto anni allo sportello unico per l’immigrazione di Terni e copresidente del comitato in cui si sono auto costituiti i 650. “Le prime indiscrezioni – spiega -  parlano di concorsi da superare con posti riservati per il 50% ai precari. Noi un concorso lo abbiamo già sostenuto per avere il primo contratto a tempo determinato, cosa dobbiamo dimostrare: che siamo adatti a un lavoro che facciamo già da tanti anni? Preoccupa poi la prospettiva che qualcuno sia stabilizzato e qualcuno no, non ci sembra giusto”. Caso piuttosto raro tra le pubbliche amministrazioni, il ministero dell’Interno ha un organico sottodimensionato, quindi il posto per i 650 ci sarebbe. Ma i soldi per pagare i loro stipendi? “Ci sono anche quelli, –assicura Ceccotti – parte del contributo versato dagli immigrati per il rinnovo dei permessi di soggiorno serve proprio a questo”.

Elvio Pasca

2 commenti:

Maria Luisa ha detto...

è uno schifo, l'INPS sta andando a rotoli e già pensano di ricalcolare le pensioni con il contributivo rendendolo retroattivo, e questi regalano soldi agli invasori.
Non so se sono più demoralizzata che arrabbiata

Eleonora ha detto...

Io sono più incazzata.