venerdì 3 maggio 2013

Crimini di stato




SALERNO - Si è impiccato perchè, a un anno dal licenziamento, non riusciva più a trovare lavoro. E a 62 anni, con una moglie e tre figli, il fardello della dignità di uomo e di padre era divenuto insopportabile. Per questo ha fatto girare una corda intorno alle travi del tetto della sua abitazione, a Matinella di Albanella in provincia di Salerno, e ha compiuto un gesto estremo uccidendosi. La morte di Nicola Carrano, operaio edile, ha uno strascico amaro quanto quel suicidio. I familiari hanno fatto affiggere due manifesti funebri sul territorio comunale e nelle zone vicine, dove l'operaio era conosciuto e stimato. Il primo è istituzionale, come tutti gli altri. Il secondo è un grido di dolore ma soprattutto una straziante denuncia: «Da parte della famiglia Carrano: tutto questo a causa dello Stato. Grazie».

LO SCRITTO - Carrano, che era specializzato nella guida di betoniere in una ditta di calcestruzzi poi fallita, aveva cercato di arrangiarsi con qualche lavoretto saltuario. Ma la speranza di trovare una occupazione stabile era rimasta vana. Prima di suicidarsi, ha scritto un biglietto. Poche parole, rivolte alla moglie e ai figli, per spiegare che oramai si sentiva inutile senza poter sostenere economicamente la famiglia. Per lui, che aveva trascorso una vita intera credendo solo nel lavoro, questo era una pena molto più dura della morte.

Felice Naddeo

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