sabato 1 dicembre 2012

Meglio tacere...


«Non c'è dubbio che occorrerà ridurre la pressione fiscale» ma «ci sono dei limiti e una dinamica temporale attraverso cui questa cosa sarà possibile». Così il premier Mario Monti agli Stati Generali del Centro-Nord, a Verona. Il premier interviene con un discorso ad ampio raggio, dal lavoro all'evasione fiscale, dalla scuola ai giovani.

DISOCCUPAZIONE - Il capo del governo interviene anche sull'emergenza disoccupazione. «Le politiche economiche del governo» non sono la causa «dei fenomeni negativi che vogliamo rimuovere» come la recessione e la disoccupazione, precisa Monti. «Io sono molto sensibile al problema disoccupazione - aggiunge - ma non ritengo che il governo potesse fare diversamente da quello che ha fatto».

EVASIONE - Il premier ribadisce anche l'appello di qualche giorno fa a condurre una guerra contro l'evasione. «La lotta all'evasione va affinata, migliorata vanno evitati eccessi- dice - ma è una guerra che deve proseguire e vorrei che la classe politica avesse un senso di urgenza in questo senso così come per la legge elettorale».

DELEGA FISCALE - Sempre sulle tasse e sulle misure che il governo vuole introdurre sul fisco è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, parlando della delega fiscale, dl sviluppo e legge di stabilità slittata negli ultimi giorni in Senato: «Con il Parlamento abbiamo fatto un lavoro formidabile. Sono certo che i lavori saranno completati e si farà quello che tutti ci siamo impegnati a fare. È nell'interesse del Paese».

SCUOLA - Parole dure del premier, inoltre, sul mondo della scuola. «Io e il ministro Profumo - dice - siamo pronti ad ascoltare le istanze del mondo della scuola a patto che siano senza ideologismi e senza corporativismo».

GIOVANI - «Il mio desiderio è che il 2013 possa essere l'anno di uno straordinario investimento in capitale umano, da parte di tutte le forze del paese, soprattutto per sostenere i giovani», dice infine Monti, aggiungendo che «se lo Stato da solo non ce la fa, non vuol dire che non ce la facciano gli italiani insieme».

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