giovedì 20 dicembre 2012

Marchionne, Monti e gli operai fiat...


«Penso che sarebbe irresponsabile dissipare i tanti sacrifici che gli italiani si sono assunti facendo ripiombare il Paese in uno stato nirvanico». Sceglie queste parole e la platea degli operai Fiat, Mario Monti, per un' uscita pubblica che ha tutta l'aria di un avvio di campagna elettorale. I lavoratori Melfi lo accolgono un po' a sorpresa tra gli applausi. Ed è proprio il giorno in cui Silvio Berlusconi lo ha definito «un piccolo protagonista». «A Melfi nel '93 è nata la Punto oggi nasce punto e a capo, cioè una svolta, una ripartenza nel rapporti tra la Fiat e l'Italia», dice il premier ai vertici del gruppo italo-americano che a più riprese ha paventato il ritiro dalle attività domestiche. Tredici mesi fa «l'Italia aveva febbre alta e non bastava un' aspirina» spiega Monti, poi, ancora una volta, la politica del rigore ma serviva una «medicina amara non facile da digerire ma assolutamente necessaria per estirpare la malattia».

IL RACCOLTO DOPO LA SEMINA - Quanto accaduto a Melfi, per Monti «non è qualcosa di magico, ma è emblematico della svolta possibile in Italia. È il percorso che immagino e vorrei per il nostro Paese». L'amara medicina sono «le riforme strutturali», il cui percorso «è appena iniziato» ma che comunque «iniziano a dare frutti». Dunque «non bisogna scoraggiarsi, dopo la semina arriva il raccolto, e l'Italia sta diventando più sana e più forte».

IL PRIMO INVESTIMENTO - «È una giornata importante, molto importante» riconosce l'amministratore delegato Sergio Marchionne che di lì a poco illustra il piano di rilancio dello stabilimento lucano dove saranno prodotti due mini Suv, uno a marchio Fiat 500 e uno a marchio Jeep: «Il primo investimento di una serie in Italia», dice il manager confermando anche gli obiettivi di gruppo per il 2012. È tutto politico l'intervento del presidente del Lingotto, John Elkann per il quale «Monti ha ricollegato l'Italia con il mondo, garantendo credibilità e stabilità. Ora che si appresta a chiudere il suo mandato auspichiamo che la ritrovata credibilità non venga meno».


Paola Pica

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