domenica 3 giugno 2012

"Tecnici" per caso... restando nel governo


Roma - Tempi duri per il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Da giorni centri sociali e nuovi autonomi avevano annunciato contestazioni in occasione della sua partecipazione al festival dell’economia di Trento e ieri, puntuali, sono arrivate la azioni di disturbo di circa 200 manifestanti che hanno cercato di entrare nell’auditorium dove ha parlato, tenuti a bada dagli agenti della polizia in assetto antisommossa. Proteste anche dei Cobas, con un sindacalista di base rimasto ferito negli scontri con le forze dell’ordine. Ma più che le resistenze sindacali e degli estremisti, a preoccupare il ministro sono fronti più istituzionali. La riforma del lavoro, approdata al Senato dopo quattro voti di fiducia, mostra le prime crepe e lo stesso ministro ieri ha sentito il bisogno di spiegare che nel ddl «c’è molto di buono, ma non è il toccasana», semmai servono «misure di riforma che aiutino il paese ad uscire più velocemente dalla crisi». Un po’ come dire, l’articolo 18 modificato con mille prudenze e vincoli, la stretta sulla flessibilità in entrata e l’aumento dei contributi non potranno certo fare ripartire le assunzioni.

Il rilancio dell’economia non è compito del ministero del Welfare quanto semmai del dicastero dello Sviluppo guidato da Corrado Passera. Da qualche settimana anche i sindacati parlano delle difficoltà del ministro e portano come esempio un episodio relativo alla spending review. Il ministro ha incontrato la settimana scorsa i rappresentanti sindacali interni del ministero per discutere dei tagli alle spese. «In anni di incontri con ministri di tutti i colori - racconta Massimo Battaglia, della Confsal Unsa – non ho mai visto una cosa del genere». Questo il racconto. Il ministro ha esordito parlando del terremoto. Poi ha chiesto se tra i presenti ci fosse qualche sindacalista di Bologna. Si è fatta avanti una rappresentante della Cisl alla quale Fornero ha chiesto di portare, quando sarebbe tornata in Emilia Romagna, la solidarietà personale del ministro. Esordio inusuale, ma passato come un gesto di sensibilità.

Il ministro, raccontano i sindacalisti, ha detto alla sindacalista di avvertire i lavoratori emiliani colpito dal terremoto che li avrebbe chiamati tutti personalmente. Brusii ed imbarazzo. Poi è iniziata la riunione sui tagli. E lì la situazione è precipitata. Fornero ha constatato che le sigle presenti erano troppe e ha detto ai sindacalisti presenti, visto che comunque avrebbero detto «tutti le stesse cose» di scegliere uno o due rappresentanti, invitando i candidati «ad alzare la mano». Risposta di Battaglia (poi uscito per protesta) a Fornero: «L’ultima volta che l’ho fatto era per chiedere alla maestra se potevo andare al bagno». «Un ministro – protesta l’esponente Confsal - non può comportarsi in modo così incredibilmente antidemocratico. È assurdo invitare a scegliere le sigle con il diritto di parola, accampando l’argomento che tanto i temi presentati sarebbero sicuramente gli stessi».

2 commenti:

Nessie ha detto...

Questo personaggio sussiegoso e protervo (ex assessore PD per la giunta torinese, tanto per intenderci su come la sinistra sforna la fornero), è perfino riuscita nell'impresa impossibile di rendermi simpatici i centri sociali.

Eleonora ha detto...

Concordo. Poi, questa che dice che la sua riforma non è un toccasana, quell'altro algido robot che ci ha tolto l'impossibile e il signor passera (post sopra) che si sente frustrato perchè non c'è niente per la crescita... quindi? Cosa cazzo ci stanno a fare 'sti qui se non risolvono i problemi (e ne creano il triplo) esattamente come non li avrebbe risolti berlusconi?