martedì 5 giugno 2012

Fisco, stato ed evasione


Dopo i diversi campanelli d'allarme (l'ultimo, quello della Corte dei Conti) e le grida di dolore lasciamo parlare i numeri. Nei primi quattro mesi del 2012 le entrate tributarie sono state pari a 117.030 milioni di euro, in crescita dell'1,3% rispetto allo stesso periodo del 2011. Per un confronto omogeneo - comunica il ministero dell'economia - si evidenzia che al netto dell'imposta sostitutiva una tantum sul leasing immobiliare di aprile 2011, si registra una crescita pari a 2,5 punti percentuali.

Meno delle aspettative - Ma nonostante le lievi crescite, c'è un buco nero che spaventa: secondo la Ragioneria dello Stato, le entrate tributarie nel periodo considerato sono inferiori di 3.477 milioni rispetto alle previsioni annuali contenute nel Documento di Economia e Finanza (Def). L'ammanco, in termini percentuali, è del 2,9 per cento. La cura tutta tasse del professor Monti - il periodo riguarda esclusivamente mesi targati dal suo governo, mesi nei quali erano già a regime diverse misure previste nel cosiddetto decreto salva-Italia - altro non fa che deprimere i consumi e, di conseguenza, le entrate. Il governo dei tecnici ci ha spinto all'interno di una spirale recessiva, e il fatto che con una pressione fiscale alle stelle le entrate tributarie salgano di percentuali non comparabili e inferiori alle aspettative altro non fa che confermare la scarsa lungimiranza delle soluzioni dei tecnici.

"Dinamica positiva" - Il Dipartimento delle Finanze, però, mette le mani avanti e sottolinea come pur in presenza di una congiuntura fortemente negativa, la dinamica delle entrate tributarie risulta positiva per effetto proprio delle misure correttive varate dalla seconda metà del 2011. Così le imposte dirette segnano una variazione positiva dello 0,5% (in crescita di 316 milioni di euro), mentre il gettito Ire evidenzia una contrazione dello 0,5%, pari a un calo di 280 milioni di euro, dovuto all'andamento negativo delle ritenute dei lavoratori autonomi (calo di 2,4 punti percentuali) e dei lavoratori dipendenti pubblici (calo dello 0,8%); il dato viene parzialmente compensato dall'andamento positivo delle ritenute dei dipendenti privati, in crescita dell'1,4 per cento.

Ires - Il gettito Ires ha determinato un incremento del 7,9%, pari a 103 milioni di euro, grazie alle scadenze dei termini di versamento dei contribuenti con esercizio non coincidente con l'anno solare. Tra le altre imposte dirette si segnala la crescita dell'imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale (in crescita di 554 milioni di euro pari a +26,7%) influenzata da diversi fattori di carattere tecnico-normativo e in particolare dalle modifiche apportate al regime di tassazione delle rendite finanziarie.

Bollo e imposte indirette - Nel 2012 si registra l'incremento del gettito dell'imposta di bollo (in crescita del 180% pari a 1.939 milioni di euro) dovuto alle modifiche normative arrivate con i provvedimenti della seconda metà del 2011 alle tariffe di bollo applicabili su conti correnti, strumenti di pagamento, titoli e prodotti finanziari, nonchè all'anticipo del versamento dell'acconto sull'imposta di bollo. Le imposte indirette fanno rilevare un incremento complessivo di 4,6 punti percentuali (in ascesa di 2.501 milioni di euro). In lieve calo il gettito Iva (giù dell'1,0% pari a 297 milioni di euro) che riflette l'effetto congiunto dell'aumento della componente Iva del prelievo sulle importazioni (in crescita del 4,7%) e della flessione della componente relativa agli scambi interni (giù del 2,2%) dovuta al ciclo economico negativo e all'indebolimento della domanda interna.


Sembra un paradosso, ma in Italia accade anche questo. Lo Stato, nella veste di datore di lavoro, ha evaso i contributi. Tradotto: non ha pagato il dovuto per le pensioni dei pubblici dipendenti. Come rivela Il Giornale, da quando l'Inps si è fatta carico anche dell'Inpdap, l'ente che fino all'anno scorso raccoglieva i contributi e pagava le pensioni ai dipendenti dello Stato e degli enti pubblici, sono emerse una serie di falle. E si è scoperto, per esempio che nel biennio 1996 1998, c'è un "vuoto informativo" sui contributi che la pubblica amministrazione ha versato ai suoi dipendenti, tale da rendere difficile se non impossibile il calcolo esatto dell'assegno per le pensioni miste e anche per quelle interamente contributive. Insomma, mentre i datori di lavoro facevano salti mortali per adeguarsi alla normativa, lo Stato latitava. Il risultato è che buona parte delle pensioni pubbliche sono state calcolate in modo approssimativo. Nessuno si è azzardato a denunciare il prblema forse perché nessuno ci ha rimesso se non noi contribuenti. L'accorpamento dell'Inps e dell'Inpdap ha lo scopo di adeguare la previdenza pubblica agli standard a cui è abituata da tempo a quella privata. Il costo economico Ma l'operazione ha un "peso" sui conti dell'istituto. La gestione finanziaria di competenza evidenzia nel complesso una perdita di 5,97 miliardi di euro con un peggioramentod i 5,2 mld rispetto alle previsioni del bilancio originario 2012. Quello precedente aveva previsto una perdita di 736 milioni di euro. Secondo il rapporto annuale dell'Inps il disavanzo è interamente ascrivibile "al disavanzo finanziario di competenza dell'ex Inpadap pari a meno 6224 milioni di euro. La gestione economica presenta una perdita di 4,86 miliardi contro i 370 milioni prefusione.

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