martedì 14 giugno 2011

[Ac]Cattocomunisti


di Andrea Indini

Roma - Che fine ha fatto il voto dei cattolici? Dalle amministrative alla consultazione referendaria sembra tornare quella lontana voglia di catto-comunismo. Termini da Prima Repubblica, connotazioni che si sperava essere state già archiviate da tempo. Eppure il vero vento che cambia sembra spirare tra le parrocchie e l'associazionismo cattolico. Tanto che Avvenire, quotidiano solitamente moderato, celebra la "macchina delle sberle" che sta mandando a casa il governo Berlusconi. Cosa è cambiato in questi anni? Sicuramente si è trattato di un processo silenzioso e continuo. Un "vento" - per dirla col vocabolario della sinistra - che è riuscito ad affascinare l'elettorato cattolico che si è stufato di votare i centristi. Lo dimostra il laboratorio milanese dove il neosindaco Giuliano Pisapia ha vinto grazie anche al sostegno dell'ala radicale della sinistra (da Rifondazione all'Idv, dai vendoliani alle frange extraparlamentari) ma ha preferito formare una Giunta in cui la società civile e i cattolici hanno la meglio. Così, chi si aspettava una squadra pesantemente rossa si è trovato ad avere a che fare con un'accozzaglia di ex centristi. Non è, infatti, sfuggito ai grandi esclusi che il portafoglio di Palazzo Marino è andato nelle mani di un esponente del Terzo Polo, Bruno Tabacci - espressione dei poteri forti che vorrebbero dire la loro sulla vendita di importanti partecipate del Comune - e che come vicesindaco non è stato nominato il piddì "trombato" Stefano Boeri ma Maria Grazia Guida, vicepresidente di quella Casa della Carità guidata da don Virginio Colmegna e che, dopo aver intascato svariati milioni di euro dalla Giunta Moratti, le ha voltato le spalle.

Le amministrative hanno aperto la strada. La consultazione referendaria ha confermato il trend. Non tanto nei numeri (già di per sé molto forti), quanto nei commenti che sono fioccati sui giornali cattolici. In primis Avvenire, appunto. "Il responso dei quattro referendum è chiaro, chiarissimo", spiega il direttore Marco Tarquinio nell'editoriale intitolato La macchina delle sberle. Quella delle sberle, sottolinea il giornale dei vescovi italiani, può sembrare un’immagine forte, ma "forte è soprattutto la realtà che fotografa e segnala. Nelle urne ma - prima ancora - nei circuiti associativi e nei circoli formali e informali, nei passa-parola di piazza e di internet, si è messa in moto una vera e propria 'macchina delle sberle'. Oggi la dose maggiore è toccata indubbiamente a chi governa - la coalizione Pdl-Lega e il suo leader Silvio Berlusconi - ma i destinatari potenziali sono un pò tutti i protagonisti della scena politica nazionale". In sostanza, c’è ormai "una vasta e crescente insofferenza per la qualità della politica attuale". Un contributo al cambiamento "è venuto e potrà ancora venire dai cattolici italiani, che hanno le idee chiare su ciò che negoziabile non è".

Ma da dove arriva e vuole arrivare questo cambiamento? Se Milano è solo l'inizio, il laboratorio ha radici profonde e passa anche dal porporato del cardinale Dionigi Tettamanzi che non è mai stato tanto tenero con il centrodestra. Ora, pare, il Vaticano vuole dare una sterzata alla diocesi meneghina mandando il cardinale Angelo Scola. "Si districherà tra rile­vanti e molto diverse eredità - scriveva domenica scorsa Giuliano Ferarra - ho l’impressione che il fu­turo pastore dei milanesi do­vrà, per i profili laici che sono parte della missione di un ve­scovo, scegliere tra una strate­gia della riconciliazione e una strategia della contraddizio­ne". Perché, da troppi anni, la diocesi e più in generale l'associazionismo meneghino ha abbracciato il buonismo e il relativismo del cattocomunismo.

"Abbiamo liberato Milano", ha tuonato il leader del Sel Nichi Vendola che ora punta a "liberare" i Palazzi romani. Stupisce che a far da sponda al governatore pugliese vi siano i vescovi. Non è infatti un caso che negli ultimi giorni la Cei si sia esposta con forza: "Il quorum superato di slancio va ben al di là del merito dei quesiti: rappresenta un messaggio diretto degli elettori, al di là degli schieramenti, direttamente al governo". Un messaggio chiaro che, in qualche modo, abbraccia e interpreta il comune sentire dei cattolici. Stupisce, però, che questo sentire disattenda gli input ripetuti più e più volte da papa Benedetto XVI sui valori non negoziabili. Valori che, col voto alla sinistra, vengono disattesi. Non è infatti un caso se dalla Giunta di Pisapia sia evaporato nel nulla l'assessorato alla Famiglia. Forse, proprio per combattere questa deriva il Santo Padre sta pensando di investire Scola di un incarico così importante.

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