domenica 5 giugno 2011

Milano


Rose, mimose, cocaina. Al supermarket clandestino di via Crespi 10, oltre agli ombrelli quando piove, le mimose per la festa della donna e le rose tutto l'anno, è tornato il mercato della droga. Con la rete di vecchi spacciatori del quartiere - tra viale Monza e via Padova - che da un paio di settimane controllano gli angoli delle strade in attesa di decine di clienti ogni notte. Carichi di dosi acquistate alla centrale dello spaccio, proprio il palazzo al 10 di via Crespi, dove è tornato a vivere una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine: un marocchino che ha spaccato il lucchetto di un piccolo bilocale al secondo piano e si è impossessato di quei 35 metri quadrati fino a pochi mesi fa abitati da un viados brasiliano sparito nel nulla.

Da quel giorno le famiglie dello stabile - una decina di inquilini italiani, il resto di tutte le etnie del mondo - vedono sulle rampe delle scale il traffico incessante di spacciatori e consumatori che si fanno strada tra venditori di rose che preparano i mazzetti da vendere in tutta la città. Dopo un paio di mesi di relativa tranquillità, gli italiani che vi abitano stanno ora lasciando le loro firme in calce a un esposto da consegnare al commissariato di zona nei prossimi giorni. "Lo spaccio parte dal palazzo al 10 ma si è esteso in tutta la via fino a notte fonda - denunciano i residenti - con un viavai di gente di tutti i tipi, non esclusi i viados che stazionano davanti all'11 e al 13, e spesso fanno sesso coi clienti tra le macchine".

A farsi carico della raccolta delle firme e di contattare anche i residenti degli altri stabili è l'amministratore di via Crespi 10, Gabriele Paduano. "Il nostro obiettivo è quello di far sapere alle istituzioni che in questa strada siamo tornati alla microcriminalità di qualche mese fa - dice l'amministratore del palazzo - vogliamo far capire che se le forze sane non intervengono, qui in poco tempo diventa in una polveriera. Lo Stato da queste parti non si vede. Poi sarà difficile intervenire". Già oggi con il ritorno dello spaccio, i pochi italiani rimasti tentano di vendere gli appartamenti ma non ci riescono. O svendono. O restano. Costretti a convivere con altri 40 nuclei familiari liquidi: famiglie dalla composizione indefinita, bilocali che ospitano fino a dieci persone, con subaffitti di subaffitti che rendono impossibile risalire a chi è titolare di diritti e doveri. E soprattutto capire chi deve pagare le spese del condominio, con un passivo che ha raggiunto ormai i duecentomila euro.

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