giovedì 28 febbraio 2013

Sempre col cappello in mano...

A proposito di clowns di Marco Cedolin

Normalmente dopo la chiusura dei seggi elettorali e lo spoglio delle schede, fa seguito un periodo di contatti informali fra i partiti, che sfociano poi nell'insediamento del nuovo parlamento e nei contatti formali finalizzati alla creazione del nuovo governo. Solamente una volta che il nuovo governo è stato creato, il premier inizia a vistare o ricevere i leader degli altri paesi ed a confrontarsi con loro, illustrando la strada politica che intende intraprendere. Oggi in Italia, senza che i media abbiano dato grande risalto alla cosa, né tanto meno si siano preoccupati di questa anomalia, sta invece accadendo qualcosa di profondamente diverso... Dopo appena un paio di giorni dal voto, quando ancora i nuovi eletti devono insediarsi in parlamento e non esiste nessuna seria ipotesi concernente la possibile composizione del nuovo governo, sembra essere esplosa una frenetica attività di "diplomazia". Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, giunto alla fine del proprio mandato, sembra avere ottenuto il diritto di asilo in Germania, dove la sua presenza ormai è stanziale e sembra impegnato nel relazionare i vertici della UE in merito alla situazione italiana, rassicurando che finite le elezioni non cambierà nulla e tutto resterà esattamente come prima.

Il servo di Obama John Kerry vola a Roma per far visita alla propria colonia ed intrattenersi a parlare del futuro italiano, con il golpista Mario Monti ormai sfiduciato dagli elettori, con il "cinese" Romano Prodi che trascinò l'Italia nell'incubo dell'euro mentre la governava a più riprese, con l'immarcescibile colonna del PD Massimo D'Alema, con l'eminenza grigia Giuliano Amato, con il regista del PDL Gianni Letta e gli entrambi ex ministri degli esteri italo/israeliani Franco Frattini e Giulio Terzi. Non so voi, ma personalmente trovo molto "originale" il convivio organizzato da questa variegata combriccola, composta da persone il cui ruolo in un eventuale futuro governo è ancora sconosciuto. Così come trovo molto "originale" il fatto che ad accogliere il Segretario di Stato USA non ci fosse Napolitano (ostaggio in Germania) ma solamente il banchiere di Goldman Sachs, che ha ottenuto molti complimenti per l'opera di devastazione compiuta nel paese e ha sicuramente fornito esaurienti rassicurazioni al padrone americano, riguardo al fatto che la procedura di annientamento procederà spedita come non mai anche con il governo che verrà.

Nell'agenda di Kerry un pranzo riservato sul «rebus di Grillo» nella politica italiana. Prima dell'incontro con il premier Monti il segretario di Stato a tavola con un gruppo ristretto bipartisan

ROMA - Gli Stati Uniti seguono con attenzione la ricerca di nuovi equilibri politici in un'Italia che a tre giorni dalle elezioni non sa ancora quale sarà la prossima maggioranza di governo. Oggi pomeriggio il segretario di Stato John Kerry incontrerà Mario Monti e prima, in una colazione, risulta al Corriere, un gruppo ristretto di persone di centrodestra e centrosinistra ritenute in grado di fornire elementi su quali effetti avranno i rapporti di forza tra i partiti usciti dalle urne e l'ingresso del Movimento 5 Stelle nelle Camere.

PRIMO VIAGGIO - È dal primo febbraio scorso che il democratico al quale non riuscì l'impresa di battere George Bush nel voto del 2004 per la Casa Bianca ha giurato fedeltà alla nazione in qualità di 68° segretario di Stato. Non era scontato che nel suo primo viaggio all'estero nella carica ricoperta in precedenza da Hillary Clinton - nove Stati in dieci giorni tra Europa e Medio Oriente - Kerry trovasse tempo per occuparsi così a fondo di un'Italia politica piena più di casse per traslochi che di certezze. Nel programma originario della visita a Roma il colloquio con Monti non era previsto. Il fondatore di Scelta civica è tuttora presidente del Consiglio per gli affari correnti, allo stesso tempo l'appuntamento ha di fatto, da parte di Washington, un valore di promemoria: da quando nel 2009 si insediò la prima amministrazione Obama, l'economista nominato senatore a vita e presidente del Consiglio da Giorgio Napolitano è stato il titolare preferito per Palazzo Chigi.

ANATEMI ESCLUSI - A Washington però non sfugge che i risultati elettorali hanno premiato altre liste più di quella montiana. Sono probabilmente da escludere segni di pregiudizio o anatemi verso 5 Stelle. In pubblico si sottolineerà l'importanza dell'alleanza con l'Italia e non vanno per forza considerati impossibili cenni di apertura al cambiamento, anche se sarà bene seguire volta per volta quali valutazioni emergeranno. La colazione sulle prospettive del quarto Paese più importante dell'Unione Europea sarà a Villa Taverna, la residenza dell'ambasciatore americano a Roma David Thorne, compagno d'armi di Kerry in Vietnam e fratello gemello di una donna, da tempo scomparsa, a lungo sposata con l'attuale segretario di Stato. A tavola con il referente di Obama per la politica estera siederanno almeno tre persone con curriculum adatti a puntare al Quirinale dopo che a maggio finirà il settennato di Napolitano, se non quattro o cinque.

GLI INVITATI - Sono stati invitati Romano Prodi, Massimo D'Alema, Giuliano Amato, ex presidenti del Consiglio di centrosinistra. Per il centrodestra gli inviti sono stati rivolti a Gianni Letta, in passato ipotizzato dal centrodestra per la presidenza della Repubblica, e al segretario del Pdl Angelino Alfano. Possibile ci sia soltanto uno dei due. Curriculum adatto per alte cariche istituzionali, non parlamentari perché non si è ricandidato, è anche quello di Franco Frattini, uscito dal Pdl senza dover fare in campagna elettorale comizi che avrebbero intralciato una sua candidatura a segretario generale della Nato. Alla colazione dovrebbero esserci anche i ministri uscenti Giulio Terzi, e Enzo Moavero, Affari europei. La lista degli invitati è stata messa a punto la settimana scorsa, mentre ci si aspettava una vittoria elettorale del Pd. Se non ci sarà modo di un incontro diretto con grillini, non significa che per gli Stati Uniti i canali di dialogo debbano essere chiusi.

Maurizio Caprara

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