lunedì 18 febbraio 2013

E' ora di rimandarli a casa


ROMA - Rivolta al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, alle porte di Roma, che ospita gli stranieri in attesa di essere rimpatriati. Alcuni immigrati sono saliti sul tetto, altri hanno dato fuoco a coperte, materassi e vestiti e si sono asserragliati all'interno. L'incendio ha sprigionato una lunga colonna di fumo nero che ha reso inagibile una parte della struttura. La rivolta non è che l'ultimo degli episodi di scontri interni al Cie, dove nel marzo 2012 c'è stato un lungo sciopero della fame per protestare contro il suicidio di un ex recluso catturato e picchiato dopo che era fuggito. Mentre Il 14 settembre del 2011 alcuni ospiti sono stati protagonisti di evasioni di massa che alla fine hanno portato ad una modifica degli apparati di sicurezza del centro.

IMMIGRATI ASSERRAGLIATI - I vigili del fuoco hanno fatto fatica a farsi strada nel Cie per via del fumo. Solo dopo tre ore sono riusciti a spegnere l'incendio. Sul posto anche alcuni contingenti del reparto mobile della Questura e del commissariato di Fiumicino, che hanno tentato una mediazione con gli ospiti. Una funzionaria di polizia si è rotta una mano, ma la frattura non è da attribuire agli immigrati in rivolta.

IL RIFIUTO DEL NIGERIANO - A originare la violenza, secondo la ricostruzione del garante dei detenuti, Angiolo Marroni, è stato «il rifiuto, da parte di un ospite nigeriano del centro, di essere rimpatriato per effetto di un decreto di espulsione. La sua resistenza alle forze dell’ordine ha causato la loro reazione e gli altri nigeriani che hanno assistito alla scena, hanno protestato e messo a ferro e fuoco il settore maschile, causando ingenti danni». I nigeriani sono gli immigrati più presenti al Cie: rappresentano il 40% della popolazione maschile, con 43 ospiti su 132. «Per tutta la durata degli incidenti - prosegue Marroni - gli ospiti delle altre nazionalità sono rimasti alquanto indifferenti all’accaduto. Alla fine il giovane nigeriano,Victor, di 29 anni, non è stato rimpatriato e otto suoi connazionali sono in stato di fermo».

LA TESTIMONIANZA - «I nigeriani sono entrati alle 10 e mezzo nelle celle e ci hanno preso tutti i materassi - racconta Hichar Abdendi, marocchino, da due mesi al Cie -. Si sono ribellati al decreto di espulsione. Ora però non abbiamo più niente nelle celle, tutti i materassi sono andati in fumo. E con i materassi anche le coperte e tutto il resto. La protesta è andata avanti fino alle 13. Questo rende la condizione di ci sta dentro il Cie ancor più dura».

«STRUTTURE DA CHIUDERE» - Immediate le polemiche: «La rivolta conferma l’emergenza e la drammaticità delle condizioni di detenzione all’interno del Cie di Ponte Galeria - attacca Gianluca Peciola, di Sel -. I centri di identificazione ed espulsione sono disumani luoghi di privazione delle libertà fondamentali. Persone che non hanno commesso alcun reato sono private della libertà personale, solo perché si trovano nel territorio del nostro Paese senza un permesso di soggiorno. Sinistra Ecologia e Libertà continua a battersi perché i Cie vengano chiusi e perché venga riformata la nostra legislazione sull’immigrazione».

«SITUAZIONE PRECARIA» - Il Cie di Ponte Galeria, situato tra Fiumicino e la Magliana, ospita centinaia di immigrati irregolari in attesa di esplusione «in precarie condizioni di vita - spiega il Garante dei detenuti, Angiolo Marroni -. Una situazione estremamente complessa e precaria dove basta poco per scatenare la miccia della protesta e della contestazione».

2 commenti:

Maria Luisa ha detto...

e pretendoo, pretendono, pretendono:
http://www.meltingpot.org/articolo18336.html

con tutte le grane che abbiamo dobbiamo pure pensare a loro

Eleonora ha detto...

Appunto.