giovedì 5 maggio 2011
Le priorità di Fini
Roma - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha rilanciato il tema della cittadinanza italiana ai minori stranieri, in particolare "a chi è nato in Italia o a chi vi ha compiuto un ciclo di studi". Intervenendo a Montecitorio al convegno Quando la Patria non è la terra dei padri, in occasione della pubblicazione del secondo rapporto di Save the Children Italia su "I minori stranieri in Italia", la terza carica dello Stato ha osservato che "la politica, se vuole adeguatamente assolvere al compito di preparare l’avvenire della Nazione, deve favorire la piena cittadinanza alla giovane generazione di nuovi italiani".
Nuova apertura di Fini. Non è la prima volta che il leader del Fli esterna le proprie posizioni, sempre più progressiste, in maniera di immigrazione. "Nessuno - ha insistito Fini - può togliere a questi 572mila nati in Italia il diritto di sentirsi, come effettivamente si sentono, cittadini italiani". "Perché questi ragazzi, questi bambini, frequentano, o si apprestano a frequentare, le nostre scuole - ha continuato il presidente della Camera - perché questi ragazzi e questi bambini parlano lo stesso dialetto delle città italiane in cui abitano, tifano per le squadre di calcio locali, respirano lo stesso clima politico, culturale e sociale dei loro coetanei nati da famiglie italiane". Secondo Fini, "lo stesso discorso vale anche per quegli altri ragazzi che compiono il loro percorso di formazione nelle nostre città e nelle nostre scuole pur essendo arrivati nel nostro paese da piccoli".
La ricetta di Fini. Il fondatore di Futuro e Libertà ha, quindi, illustrato la sua ricetta. "Chi è nato in Italia o chi vi ha compiuto un ciclo di studi deve poter diventare italiano prima di compiere diciotto anni e questo affinché la sua condizione giuridica corrisponda al sentimento del suo cuore, affinché egli non trascorra gli anni cruciali della sua formazione umana e civile nella condizione dello straniero o, in qualche caso, dell’emarginato, del diverso - è il ragionamento di Fini - affinché soprattutto l’Italia sia da lui percepita come la comunità civile e politica nella quale trovare opportunità e diritti, ovviamente onorando doveri e garantendo impegno".
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3 commenti:
Si tratta di una priorità cruciale, per come siamo messi bene. Mettigli uno scolapasta in testa e fallo curare.
Uomo di scarsissima cultura, ottimo affabulatore (chiacchierone), quello sì, ma tutto lì.
Se avesse letto Goffredo Parise, non avrebbe fatto questa sparata. Dice Parise, a proposito di Patria:
"Il Veneto è la mia Patria. Do alla parola patria lo stesso significato che si dava durante la prima guerra mondiale all'Italia: ma l'Italia non è la mia Patria e sono profondamente convinto che la parola e il sentimento di Patria è rappresentato fisicamente dalla terra, dalla regione dove uno è nato. Sebbene esista una Repubblica Italiana questa espressione astratta non è la mia Patria e non lo è per nessuno degli italiani che sono invece veneti, toscani, liguri e via dicendo. L'Unità d'Italia non c'è mai stata nonostante la "Patria" del Risorgimento, della prima guerra mondiale, della seconda e della costituzione repubblicana in cui viviamo."
Ora, se Parise, che era un pensatore sopraffino, aveva della patria un tale concetto, rivolgendosi agli italiani stessi, chissà cosa avrebbe pensato per quelli venuti da lontano, o anche se figli di gente venuta da lontano!
Ragionamento un pò contorto, ma che non fa una grinza.
Marshall, e noi a Milano continiuamo a sentirci dire che la Lombardia deve crepare per il bene dell'Italia.
Vabbè.
Non è solo Fini. Come ho scritto altrove, sul Giornale le notizie relative all'invasione programmata sono sparite dalla pagina degli Interni. Si fanno solo spot elettorali per la Moratti -e quindi per gli affari di Berlusconi&friends- e siamo tornati al "va tutto bene, è tutto ok"
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