sabato 7 maggio 2011

Napolitano e il governo


Ci eravamo sbagliati. Non è vero che la sini­stra è morta. Oddio, quella guidata da Bersani in effetti ormai è un fenomeno da baraccone che trova spazio e voce sol­tanto a Ballarò e ad Annoze­ro. Ma ce n’è un’altra che non demorde. Non è il Pd e neppure Di Pietro. Ha sede operativa al Quirinale, dove il comunista Giorgio Napo­litano sta portando da solo sulle sue spalle tutto il peso dell’opposizione. Il presi­dente non si dà pace che Berlusconi continui a gover­nare nonostante tutto quel­lo che gli è stato gettato addosso. E così ogni giorno se ne inventa una per minare, intralciare,boicottare l’azio­ne della maggioranza. L’ul­tima è di ieri. Napolitano pretende, fatto inusuale, che le Camere votino le no­mine dei nuovi sottosegre­tari scelti giovedì dal pre­mier per fare spazio nel go­verno al nuovo gruppo dei Responsabili (quei parla­mentari che, passando con la maggioranza, hanno sventato il blitz di Fini e Boc­chino).

Di fatto Napolitano pre­tende che l’esecutivo si sot­toponga a un nuovo voto di fiducia, sperando forse che il malumore dei deputati pi­dielli­ni per le nomine dei Re­sponsabili giochi un brutto scherzo al Cavaliere. Ormai ci provano in tutti i modi: le scissioni, i processi, le spia­te nella vita privata, la politi­ca internazionale (a propo­sito di Libia: sarà una coinci­denza, ma è stato proprio Napolitano a dare il via ai bombardamenti, ben sa­pendo che la Lega si sareb­be infuriata). Certo, dei de­putati hanno cambiato schieramento. E allora? Da quando è successo Camera e Senato hanno già dato, tra diretti e indiretti, ben dieci voti di fiducia al governo. Non bastano? Stia tranquil­lo il Quirinale, arriverà an­che l’undicesimo.

Ma quello che sorprende è che l’arbitro Napolitano fi­schia presunti falli contro la Costituzione solo quando crede e solo a senso unico. Prendiamo il caso Fini, elet­to presidente della Camera da una maggioranza che ha rinnegato, che combatte e osteggia dentro e fuori l’au­la. Vigliacco che il Quirinale abbia posto il problema a Fi­ni e alla Camera. No, quel salto della quaglia che mo­di­fica assetti politici e istitu­zionali, per lui è moralmen­te e formalmente corretto. E che dire degli abusi com­messi dai pm di Milano con­tro Berlusconi nell’inchiesta Ruby. Possibile che lui, capo supremo della magistratura, non abbia avuto nulla da dire sulle intercetta­zioni abusive e illegali fatte sul telefonino del primo mi­nistro? L’inquilino del Quirinale ormai è uomo di parte, que­sto è evidente. Del resto lo è sempre stato. Comunista convinto (votò a favore del­l’invasione dell'Ungheria dei carri armati russi che fe­cero strage degli opposito­ri), fu eletto presidente del­la Repubblica con un blitz, e con i soli voti della sinistra. Diciamo che è uno che ha il senso della gratitudine, e ora sta ricambiando l’inspe­rato regalo. Nei giorni scors­i ha spronato la sinistra a fa­re meglio e di più. Come di­re: compagni, datevi una mossa e non lasciatemi da solo perché a una certa età fare l’opposizione a tempo pieno stanca.

3 commenti:

marshall ha detto...

Ottimo articolo, complimenti a Sallusti.

Johnny 88 ha detto...

Beh, almeno ha finalmente gettato la maschera. Curioso poi che il "difensore della costituzione" la infranga in maniera così spudorata. I sottosegretari come i ministri vengon nominati dal presidente della repubblica su proposta del presidente del consiglio. Stando alla costituzione è in quella sede che il capo dello stato deve esprimere dubbi e riserve sui nomi proposti. Una volta nominati il capo dello stato non può far rilievi che lo farebbero entrare nell'agone politico da cui dovrebbe essere fuori. Comunque, meno male, almeno cade il velo dell'ipocrisia

Eleonora ha detto...

Tutte cose che si sapevano già ma finora erano celate discretamente. O meglio, qualcuno si era illuso su napolitano.