domenica 29 maggio 2011

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MILANO - Un barcone con circa 150 migranti a bordo proveniente dalla Tunisia che si trova ad una cinquantina di miglia da Lampedusa, ha lanciato sabato sera un allarme per un'avaria al motore. Il barcone è stato avvistato da un peschereccio, che ha dato l'allarme alle autorità di Malta poiché il barcone si trova in acque Sar di sua competenza. I maltesi hanno però chiesto l'intervento delle autorità italiane sostenendo di non avere motovedette disponibili. Da Lampedusa sono così partite due motovedette per soccorrere il barcone. E un altro intervento di ricerca e soccorso è in corso a Pantelleria: un gommone con 8 persone a bordo ha lanciato l'allarme con un telefono satellitare per un'avaria al motore. Alla ricerche del gommone partecipano tre motovedette, due elicotteri e una nave della marina.

MARONI - Un «decreto» da presentare «al prossimo Consiglio dei ministri» - «se il governo rimarrà in piedi» - «per correggere la direttiva europea che di fatto impedisce le espulsioni forzate» dei clandestini. Lo annuncia il ministro dell'Interno Roberto Maroni in un'intervista a Libero, precisando: «abbiamo ribaltato il principio: la regola è l'espulsione coattiva e l'eccezione è il semplice foglio di via». «Del resto - prosegue - abbiamo cominciato a farlo già nei primi cinque mesi di quest'anno. I numeri dimostrano che abbiamo non solo evitato l'interpretazione restrittiva data dall'Ue con la direttiva del dicembre scorso, ma anche intensificato l'attività di espulsione. Dal primo gennaio al 29 maggio 2011, gli extracomunitari effettivamente rimpatriati sono 9.318, praticamente il doppio di tutti quelli del 2010, grazie soprattutto agli accordi con la Tunisia». Maroni invita a leggere «alla luce delle differenze» le statistiche dell'Eurostat sulle espulsioni operate dai Paesi Ue, che assegnano all'Italia una percentuale più bassa rispetto agli altri Stati membri: «per la Germania o la Francia - spiega - espellere vuole dire accompagnare gli immigrati irregolari alla frontiera interna più vicina, ad esempio l'Italia», mentre per noi «significa rimpatriarli nei Paesi d'origine», operazione «molto più complicata» che nel 2011 si prevede costi «250 milioni di euro tra salvataggi in mare, prima assistenza a Lampedusa, catering, attività delle commissioni territoriali per le domande di asilo». Maroni individua un «secondo handicap» italiano, dato «da un'attività molto intensa, in particolare della magistratura, che cerca di vanificare» le iniziative del governo «volte al rimpatrio dei clandestini». Terzo «ostacolo» quello delle regole comunitarie, «che sembrano fatte apposta per rendere più difficili i rimpatri tipici dell'Italia, quelli nei Paesi extra-Ue», come la direttiva di fine dicembre secondo cui non si possono fare rimpatri forzosi: «il paradosso è la richiesta europea di maggior attività nei rimpatri effettivi, salvo poi stabilire che quelli coatti devono essere l'eccezione solo se rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale. La regola è il foglio di via, che deve contenere un termine non inferiore a sette giorni. Ciò rende impossibili i rimpatri effettivi». Sull'arrivo di nuovi migranti Maroni afferma che per quanto riguarda l'azione di contrasto in Tunisia «le prospettive sono buone», decisamente meno lo sono invece in Libia, «pessime e collegate alla guerra»: le persone «vengono spedite in Italia dal regime» di Gheddafi.

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