mercoledì 18 settembre 2013

Suicidi di stato

Azienda padovana sempre più in crisi. Imprenditore di 60 anni si impicca. L'uomo si è tolto la vita con un cavo elettrico all'interno del capannone

PADOVA
- Non si sa da quanto tempo quelle parole rimbalzassero nella testa di M.B., e per quanti giorni abbia dovuto ricacciarle in gola. Ieri ha deciso che era il momento di parlare. Ha preso da parte i dipendenti e ha detto: «In azienda le cose non vanno bene. Chiudiamo da oggi, da ora». Così la collaboratrice che da anni lavorava con lui nell’officina che produce ruote di bicicletta a Sant’Angelo di Piove di Sacco, Bassa padovana, e il ragazzo che gli dava una mano, hanno preso le loro cose e se ne sono andati. Lui è rimasto lì. Lo hanno ritrovato alle 14.30, nel cortile dietro al capannone, impiccato a un cavo elettrico. M.B. aveva 60 anni, era a capo della 3B, officina che negli anni si era costruita un nome nel campo delle biciclette: assemblava i raggi ai cerchi, e poi vendeva, per conto terzi, su commissione.

L’artigiano, che abitava a Legnaro, a un tiro di schioppo dall’officina in cui ha lavorato una vita, non aveva debiti: era uno che pagava i conti. Gli assegni arrivavano regolari a tutti, nessun ritardo nemmeno nell’affitto dello stabile. Chi lo conosce dice che le commesse c’erano, e che c’era anche il progetto di chiudere per andare a lavorare in una ditta che gli avrebbe affidato un lavoro in Romagna. Insomma la sua non sembrava una situazione disperata. Ma forse il timore di non riuscire più a rispettare la sua inappuntabile costanza, regolarità, correttezza, avevano fatto disperare M.B. La paura era di dover fare debiti, di non riuscire a pagare le due persone che lavoravano per lui. Questo, forse, ha offuscato cuore e mente dell’artigiano, gettandolo in una disperazione che nessuno ha visto. E così si è tolto la vita. A trovare il corpo è stata la dipendente, che nel pomeriggio era tornata in azienda per prendere altre sue cose. Col la donna era tornato anche il garzone. Erano circa le 14.

Il piccolo imprenditore era ancora vivo, lo hanno visto girare per l’officina, in mano una scala. Con quella è uscito nel retro. Non potevano sospettare ciò che aveva in mente. M.B. ha preso un cavo elettrico, se lo è girato attorno al collo, lo ha avvolto ad una delle travi della struttura esterna, è salito sulla scala e si è lasciato cadere. Passati venti minuti e non vedendolo rientrare, i dipendenti hanno cercato l’artigiano. E’ stata la donna a trovarlo. Disperata ha chiamato 118 e carabinieri. Quando i sanitari sono arrivati per l’uomo era troppo tardi. Non sono stati trovati biglietti, nessuna spiegazione per il gesto che ha lasciato nella disperazione la moglie M., che lavora in ospedale, e il figlio G., 21 anni, apprendista pizzaiolo. In azienda, a Sant’Angelo, è arrivata la sorella, sfigurata dal dolore. Ad accompagnarla uno dei tre fratelli, G.B., l’unico che è riuscito a dire qualche parola: «Mai avrei pensato che mio fratello potesse fare una cosa simile, ci eravamo sentiti anche ieri (lunedì, ndr). L’azienda non aveva grossi problemi... Sì, la crisi c’è e si fa sentire, ma non doveva andare così, questa era la nostra azienda. 3B è per il nostro cognome... Anch’io e un altro fratello lavoravamo qui, poi siamo andati in pensione e anche lui avrebbe potuto andarci tra qualche anno, non so spiegarmi questa cosa... Non trovo le parole».

Che la 3B non avesse debiti e i conti fossero in ordine è confermato anche da chi conosceva bene titolare e azienda: «Ai nostri uffici non si è mai rivolto e per quanto ci risulta non ha nemmeno mai avuto problemi con i dipendenti. Temo che questo gesto sia il risultato della paura di dover chiudere per mancanza di lavoro, purtroppo l’esito drammatico del difficile momento di crisi che stiamo vivendo» dice Guglielmo Bazzato, assessore alle Politiche Sociali del comune di Sant’Angelo. «L’azienda era sana, in ordine, non aveva problemi di insolvenza - conferma il vicesindaco Chiara Benetazzo -. Forse si è visto costretto alla chiusura, senza più lavoro e ha perso il controllo. Ciò che resta è l’amarezza per questa nuova vittima di una crisi che purtroppo conosciamo bene».

Riccardo Bastianello Roberta Polese

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