sabato 14 settembre 2013

Come la storia ce la insegna una congolese

Su una cosa le posso dare ragione. Che gli italiani hanno memoria corta. Così tanto corta da votare per gente come lei e per un partito come il suo atto a distruggere il nazionalismo. E le persone, si, hanno il diritto di vivere e lavorare dove più gli aggrada, senza alcun dubbio ma hanno anche il DOVERE di rispettare leggi e cittadini del paese che li ospita. Cosa che tanti, troppi stranieri non fanno.

Dalla colombia. Kyenge: «L'Italia non è razzista ma alcune persone hanno la memoria corta». Le dichiarazioni del ministro: «C'è chi non ricorda che siamo un Paese di immigrazione e di emigrazione»

Le dichiarazioni del ministro Kyenge (che si trova all'estero) sugli attacchi razzisti affollano venerdì sera i siti d'informazione e i notiziari americani, dal Sud al Nord del Paese. E le parole sono molto chiare. «L'Italia non è razzista e neanche xenofoba. Ci sono episodi razzisti ma non bisogna condannarla in blocco. Ciò accade perchè alcuni italiani non si ricordano che l'Italia è un Paese di immigrazione e di emigrazione. Penso che sia possibile cambiare questa cultura». Da Cali, in Colombia, dove partecipa ad un vertice dedicato alla diaspora africana, Cecile Kyenge, primo ministro di colore della storia italiana parla delle offese razziali ricevute da quando è entrata a far parte del Governo Letta.

MEMORIA CORTA - «A volte sappiamo che si verificano atti di razzismo. Non in tutti i Paesi. Si tratta di alcune persone, ed è vero che per molti è stato difficile accettare che qualcuno di un altro Paese, di un'altra razza, di un colore di pelle diverso, abbia una responsabilità importante al Governo», ha detto la Kyenge, originaria dell'ex Zaire, sottolineando che spesso i «giovani sono senza memoria» storica. Il ministro, che vive in Italia dall'età di 18 anni, ha ammesso che aver accettato un incarico di Governo le è costato un po' della propria libertà. «Sono cambiate tante cose, prima ero libera di fare quello che volevo, ora vivo scortata da una guardia del corpo», ha detto Kyenge. Ma senza rimpianti. Nella consapevolezza piuttosto che il suo esempio servirà alla causa di garantire a tutti il diritto di «vivere e lavorare nel paese di propria scelta».

0 commenti: