giovedì 4 giugno 2020

Nuovi dogmi e infedeli

In questi tempi confusi si sono imposte due religioni laiche, quella dell'antirazzismo e quella dei diritti umani. Il loro clero è composto da una moltitudine agglutinata da un unico pensiero: le vittime sono sempre e solo di colore, non esiste nè può esistere una forma di razzismo inverso. Non può darsi in natura un razzismo afroamericano nei confronti dei bianchi o un razzismo islamico nei confronti di chi non è musulmano. Il razzismo è solo e sempre unilaterale e unidirezionale. A questa impalcatura ideologica è correlata la nozione che la vittima (altra fondamentale categoria rappresentativa della narrativa egemone), appartiene necessariamente al Terzo Mondo, come origine e per discendenza. Non si danno vittime in Occidente, perchè l'Occidente è la parte del mondo dove abitano gli oppressori. 

I diritti umani, che dovrebbero riguardare ogni uomo  e donna sotto il sole, sono particolarmente tali quando riguardano specifiche categorie vittimarie definite dogmaticamente: i neri e i migranti sono in pole position. Poi vengono i palestinesi. Quindi, quando si parla di "diritti umani", bisogna avere bene chiara una cosa, tra un cristiano copto pereguitato in Medio Oriente e un profugo siriano o un migrante economico nigeriano, il primo dovrà, se gli verrà concesso, accomodarsi dietro i primi due se vuole che anche i suoi diritti umani vengano salvaguardati. E il motivo è semplice, il cristiano copto, o il cristiano iracheno non sono vittime della violenza dell'uomo bianco e per antonomasia della protervia occidentale, sono vittime di altri arabi, in modo specifico musulmani, i quali essendo vittime dell'uomo bianco non possono essere oppressori. 

Il profugo siriano e il migrante nigeriano ci intepellano direttamente, non in quanto, nel primo caso, siamo noi i responsabili della guerra in Siria, ma siamo responsabili di molte altre guerre, e dunque, essendo il meaculpismo uno dei fondamenti delle due religioni laiche, la nostra cattiva coscienza ci interpella prepotentemente. Per quanto riguarda l'Africa l'abbiamo sfruttata a dovere e non importa se dopo la fine del colonialismo i paesi africani siano stati dominati da signori della guerra locali, da satrapi e da dittatori, percorse da violenze tribali, tutto questo è irrilevante per i sacerdoti delle due nuove religioni. Inginocchiarsi  di fronte allle vittime sacralizzate è un segno distintivo dei fedeli. Gli infedeli invece, che non si inginocchiano, vengono scomunicati e trasformati in paria. Lo stigma che devono portare ben impresso è quello di essere "razzisti" e "fascisti" perennemente consegnati all'inferno della damnatio memoriae.

Niram Ferretti

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