Paolo Becchi e Giuseppe Palma
venerdì 12 giugno 2020
Le zone rosse covid
Inchiesta zone rosse: da persone informate sui fatti a imputati
Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Oggi la Procura di Bergamo ha ascoltato, in trasferta a Roma, il Presidente del Consiglio Conte. Nelle ore successive anche il Ministro dell’Interno Lamorgese e il Ministro della Salute Speranza, oltre a Walter Ricciardi, quello che ancora adesso non si è capito se è membro o meno dell’Oms. Tutti come persone informate sui fatti. L’indagine della Procura bergamasca ha ad oggetto la mancata chiusura come zona rossa dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo. Competenza del governo o della regione? Il PM procedente, Maria Cristina Rota, in una recente intervista aveva dichiarato che la competenza sarebbe del governo, ed ha ragione: l’art. 13 della Legge n. 883/1978, nell’elencazione delle competenze attribuite ai comuni, non prevede la possibilità per gli enti locali di adottare in queste situazioni di emergenza le chiusure dei propri territori. Oggi ha invece smentito. Detto questo, presso la Procura di Bergamo pendono alcuni esposti presentati dai parenti delle vittime per capire di cosa siano morti per davvero i propri congiunti. L’indagine è stata aperta per il reato di epidemia colposa, quindi ad ampio raggio investigativo. Ci sarà poco da scoprire a dire il vero, visto che gran parte delle vittime sono state cremate, precludendo l’esame autoptico. Ma questo non impedisce alla Procura di ampliare l’indagine in corso al fine di verificare la sussistenza di eventuali responsabilità penali in capo a più soggetti. E siamo convinti che i tre membri del governo che verranno ascoltati – quantomeno Conte e Speranza – di responsabilità penali ne abbiano.
I fatti sono fatti e difficilmente potranno essere contestati. Vediamo i più rilevanti.
Primo. Il virus è arrivato in Italia a febbraio o circolava già dall’autunno dell’anno scorso? I giornali locali della Lombardia ne discutono addirittura da ottobre: “La Provincia di Como”, già il 2 ottobre, parlava di “polmoniti e guai respiratori”, così come poco prima di Natale il quotidiano “La Provincia di Crema” denunciava fino a cinque casi al giorno di infezioni polmonari, con necessari ricoveri fino al 50% dei casi. Coincidenze? Cosa hanno fatto il governo e l’Istituto Superiore di Sanità (Iss)? Hanno avviato i controlli del caso o sono stati con le mani in mano?
Secondo. Il 9 gennaio il Ministero della Salute, sicuramente già informato, pubblica sul suo sito un documento - datato 5 gennaio - nel quale si parla espressamente di “polmonite da eziologia sconosciuta – Cina”, documento inoltrato sia all’Iss che al Ministero dell’Interno. Che ha fatto il governo? Nulla. Lo “stato di emergenza” verrà dichiarato il 31 gennaio, ma senza adottare provvedimenti precauzionali. In Italia il virus non arriverà mai, questo il mantra governativo.
Terzo. Il 3 febbraio i governatori del Nord chiedono la quarantena per chiunque arrivi dalla Cina. Speranza prima e Conte poi rispondono malamente e assicurano che la situazione è sotto controllo. Il virus non c’è. Il virologo Burioni il 2 febbraio da Fazio dice che il rischio è zero e che in Italia il virus non circola.
Quarto. Il 21 febbraio scoppia il panico da virus, ci sono i primi morti. Il governo chiude le scuole per una settimana in Lombardia e Veneto. Regione Marche fa lo stesso ma il premier Conte impugna l’ordinanza davanti al Tar e vince. Ci vuole proporzionalità nelle scelte, dice tronfio in televisione l’ex avvocato del popolo. Dopo pochi giorni il governo chiuderà tutta l’Italia, non solo le scuole. Ancora a fine febbraio il segretario del Pd Zingaretti, aderendo allo slogan “Milano non si ferma” del sindaco Sala, va a Milano e si fa fotografare coi giovani Dem mentre beve un aperitivo sui Navigli. Intanto il virus circola.
Quinto. Dopo aver ammesso un certo allarmismo, siamo ai primissimi giorni di marzo, il governo si rimangia di nuovo tutto e con due Dpcm, l’uno dell’8 e l’altro dell’11 marzo, chiude l’intera nazione. Tutti a casa. Il virus, che prima non c’era, adesso c’è. I morti aumentano e quindi serve il lockdown. Nel frattempo i casi più gravi vengono prelevati da casa e condotti in ospedale; parecchi moriranno senza nemmeno l’ultimo saluto dei propri cari. Non si terranno neppure i funerali. La vita di quelli che fino a pochi giorni prima erano al nostro fianco, scompare nell’aria passando dalla ciminiera dei forni crematori.
Sesto. Tra la fine di febbraio e la metà di aprile i morti sono più di ventimila. Dove metterli? Che domande, bruciateli. La civiltà è morta a Bergamo con la fine del rispetto per i defunti. L’immagine dei carri militari che trasportano i morti verso i forni crematori fuori regione fa il giro del mondo. Ma perché la cremazione sia lecita, ai sensi della Legge n. 130/2001, occorre la volontà – scritta o orale – espressa dal de cuius, oppure da parte del coniuge o, in difetto, dei parenti più prossimi. E’ avvenuto tutto regolarmente? Siamo sicuri che queste autorizzazioni siano state date e raccolte nel rispetto della legge? La Procura dovrà necessariamente approfondire. Gli stessi familiari delle vittime potrebbero già sin d’ora avanzare al comune di Bergamo rituale istanza di accesso agli atti ai sensi delle Leggi numm. 241/1990 e 15/2005.
Settimo. Sulla cremazione va segnalata l’ ordinanza del Ministero della Salute pubblicata l’8 aprile, all’articolo C) num. 1 si legge: “per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”. A parte l’uso del condizionale “non si dovrebbe procedere”, tipico di chi sa già di commettere una porcata, vi sono in primis aspetti giuridici alquanto problematici che vedono una semplice ordinanza ministeriale superare in modo illegittimo una legge dello Stato.
Ma qui il problema è soprattutto penale. La cremazione impedisce l’autopsia, cioè la legittima ricerca delle ragioni della morte, ledendo il diritto soggettivo dei parenti a conoscere le cause della dipartita. Si potrebbe dunque configurare l’ipotesi di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere ai sensi dell’art. 411 del codice penale.
Ci sono state queste autorizzazioni alla cremazione da parte dei malati o dei parenti più prossimi? Se si, sono state raccolte regolarmente quando il malato era ancora cosciente, capace di intendere e di volere? Le eventuali autorizzazioni dei parenti sono state rilasciate in libertà o sotto costrizione, anche solo morale? Su tutto questo la magistratura dovrà sentire i parenti delle vittime, non si possono chiudere gli occhi su questi aspetti.
Il premier Conte e i ministri Speranza e Lamorgese saranno dunque sentiti come persone informate sui fatti. Su Lamorgese non conosciamo eventuali comportamenti penalmente rilevanti, ma Conte e Speranza hanno parecchi scheletri negli armadi. Premier e Ministro della Salute dovrebbero entrambi rispondere di delitti colposi contro la salute pubblica (art. 452 codice penale), e il Ministro Speranza - nello specifico - anche di soppressione e sottrazione di cadavere ai sensi dell’art. 411 c.p. La Procura di Bergamo dovrà a nostro avviso ampliare l’indagine e trasformare la posizione di Conte e Speranza da persone informate sui fatti ad imputati, notificando loro un avviso di garanzia.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma
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