venerdì 12 giugno 2020

Lavaggio del cervello, sulla campagna elettorale usa

Ancora sotto shock per il covid, ci arriva tra capo e collo quest'altra vicenda allucinante. Non tanto il fatto in sé, poco commendevole ma abbastanza ordinario soprattutto negli Stati Uniti: un delinquente abituale tossicodipendente, casualmente nero, viene atterrato da un poliziotto probabilmente psicopatico, casualmente bianco, che con le maniere forti ne causa la morte. Episodi simili ne accadono diversi ogni anno, anche nelle altre varianti cromatiche: poliziotto bianco che uccide delinquente bianco, poliziotto nero che uccide delinquente bianco, poliziotto nero che uccide delinquente nero. Un trafiletto sui giornali locali e di solito finisce lì. Ma siamo a giugno, c'è ancora luglio, agosto, settembre e ottobre. Poi si arriva a quel fatidico martedì di novembre quando gli americani votano il nome di colui che per quattro anni sarà il POTUS, The President of the United States. Cioè siamo in piena campagna elettorale.

I dem americani, ancora in lutto stretto per la sconfitta di Hillary Clinton, dopo aver provato in mille modi anche piuttosto ridicoli a delegittimare Trump (Russiagate, impeachment, scandali sessuali inventati, Steve Bannon accusato di qualsiasi cosa, tentativi di screditare Melania e il genero Jared) hanno colto la palla al balzo. Troppo ghiotta l’occasione. Un movimento estremista, razzista e suprematista come Black Lives Matter (versione rivisitata delle Black Panthers degli anni 70) viene esaltato e proiettato sulla ribalta nazionale e mondiale. Il candidato democratico Biden, politico di lungo corso e alquanto bollito, già vice di Obama, gaffeur plurirecidivo, non si lascia scappare il momento e interviene con un videomessaggio ai funerali di Floyd. Nel suo video messaggio l'ex vice presidente Joe Biden ha scandito, "Ora è il momento della giustizia razziale". Rivolgendosi alla figlia di sei anni del defunto ha detto: "Tuo padre ha cambiato il mondo".

In tutto il mondo si replicano le stesse scene: persone in ginocchio, otto minuti di silenzio col pugno alzato, “I can’t breathe” ripetuto come un mantra. Tutto fuori da ogni logica, accompagnato dalla retorica più ipocrita e uniformata di quasi tutti gli organi di informazione, basta aprire un quotidiano o ascoltare un qualsiasi telegiornale. Il trionfo del pensiero unico. Nessuno che guardi la realtà e dica, ragionando, che gli USA, pur con tutte le loro contraddizioni, sono il paese al mondo di matrice bianca dove i neri, i latini, gli asiatici hanno più chances di fare strada, dove c’è stato un presidente nero, un capo di stato maggiore nero (Powell), un ministro degli esteri nero e pure donna (Condoleezza Rice), oltre che migliaia di sindaci, sceriffi, capi della polizia, giudici, pubblici ministeri di colore. Nessuno parla del razzismo di neri verso i neri di altre etnie, che in Africa è la normalità. 

E per venire a casa nostra, oltre ai raduni di ragazzi nelle piazze - erano già orfani di Greta da un po' di mesi - abbiamo assistito al penoso show in Parlamento di Laura Boldrini (non poteva mancare) anche lei in ginocchio, anche lei a dire “Io non respiro perché sono donna, non respiro perché sono disabile, immigrata, perché sono ebrea, perché sono musulmana, perché sono gay, perché ho la pelle nera", dimenticando dall'elenco "Perché sono cristiana, perché sono nordcoreana, perché sono tibetana, perché sono venezuelana, perché sono cubana, perché sono iraniana, ecc." (cit.) Mi auguro che le persone intellettualmente oneste, che siano di destra di centro o di sinistra, purché abbiano conservato la capacità di esercitare lo spirito critico, rifiutino e respingano questa gigantesca manipolazione, e che si oppongano con tutte le loro forze a questo fiume di melassa che ci viene rovesciato addosso.

Autore sconosciuto

0 commenti: