mercoledì 11 luglio 2012

L'imbecille laureato e gli altri...

Ad oggi e con le misure restrittive prese da questo governo, il debito pubblico è aumentato fino ad arrivare alla cifra record di  1.948,6 miliardi (il sole24ore dice che è aumentato di 56 rispetto all'anno scorso).


L'Italia si trova ad affrontare «un percorso di guerra durissimo». Lo ha detto il Presidente del consiglio Mario Monti intervenendo all'assemblea dell'Abi. In ogni caso ha compiuto «progressi sul disavanzo pubblico per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013». Il premier ha colto l'occasione per criticare alcune forme di concertazione spinta. «Mi auguro - afferma - che tutte le parti sociali si ispirino all'atteggiamento di collaborazione» ma le parti sociali «debbano restare parti, ed essere viste dalla società come parti vitali e parti importanti, ma non soggetti nei confronti dei quali il potere pubblico dia in outsourcing responsabilità politiche». Quindi il passaggio più diretto: «Esercizi profondi di concertazione in passato» con le parti sociali «hanno generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli e nipoti non trovano facilmente lavoro».

LA REPLICA DEI SINDACATI - Pronta è arrivata la replica del segretario della Cgil Susanna Camusso sulla concertazione, che ha detto: «Le lezioni di democrazia sono sempre utili. Le rappresentanze sociali sono elette e misurate sulla base del consenso. Prendere lezioni di democrazia da chi è cooptato e non si è misurato col voto è un po' imbarazzante per il futuro democratico del Paese». Ma anche il leader Cisl Raffaele Bonanni ha stoppato il premier: «Non c`è alternativa alla concertazione in nessun paese a democrazia matura e ad economia avanzata. I governi, per quanto autorevoli e composti da personalità di altissimo profilo, non possono guidare da soli questa difficile stagione». E pure Luigi Angeletti ha bocciato l'uscita del premier: «il nostro Presidente del Consiglio è più realista del re: pensa di poter salvare l'Italia senza preoccuparsi di salvare gli italiani. Forse, un ascolto più attento delle aspettative di lavoratori e pensionati ci farebbe uscire dalla crisi, tutti insieme, prima e meglio». Confidustria tace, dopo il botta e risposta dei giorni scorsi, ma si è fatta sentire Rete imprese italia: «Se si sono potute fare importanti riforme in questi anni in Italia - ha detto il presidente Giorgio Guerrini - è anche perché gli imprenditori, con senso di responsabilità, hanno fatto la loro parte per mantenere la coesione della società». Sul fronte politico è Di Pietro ad attaccare: «Le affermazioni di Monti sulla concertazione rappresentano un gravissimo attacco ai lavoratori e alle imprese». Per il leader Idv «forse Monti pensa di essere l'unico illuminato dal Signore o peggio auspica modelli come quello cinese». Bersani tace, ma da giorni va ripetendo che è sbagliato dire che per fare le riforme bisogna «fare da soli». Il leader democratico ha più volte ricordato di avere fatto le liberalizzazioni del mercato elettrico ascoltando le parti sociali e difficilmente può avere apprezzato questa uscita di oggi.

SFIORAMMO UMILIAZIONE - Ma Monti non ha parlato solo di concertazione. Tornando al suo intervento all'Abi, il premier ha sottolineato in un passaggio dedicato a Silvio Berlusconi: «Al G20 di Cannes, il mio predecessore, Berlusconi, fu sottoposto a pressioni sgradevolissime e, immagino, prossime all'umiliazione» ha detto il presidente del Consiglio. «Abbiamo avuto risultati più rapidi di quanto prevedessi sul cambiamento dell'opinione mondiale sull'Italia» ha spiegato Monti facendo riferimento al confronto tra il G20 di Cannes a novembre e quello recente di Los Cabos.

LA CRESCITA - «È un motivo di frustrazione che i benefici delle riforme non si rendano visibili rapidamente sia per l'opinione pubblica che per il governo stesso» ha proseguito il premier, «Contro questo - ha aggiunto - l'Italia si è mossa perchè ci fossero meccanismi di sostegno che non comportassero la perdita di sovranità. Per questo ci siamo battuti». Comunque «ci vorrà più tempo per la cosa più importante, quella a cui gli italiani tengono di più: gli effetti» del lavoro del risanamento portato avanti dal Governo «sulla crescita e sull'occupazione che pure ci saranno».

IL GOVERNATORE - Prima di Monti era intervenuto il governatore della Banca d'Italia Visco per dire che l'economia italiana «è ancora in recessione» e quest'anno il Pil diminuirà di quasi il 2%. Lo afferma il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento all'assemblea dell'Abi. «Secondo le previsioni di consenso - ha spiegato Visco - nella media di quest'anno il prodotto in Italia diminuirebbe di poco meno di due punti percentuali. Al peggioramento dello scenario concorrono l'aumento del costo e il deterioramento della disponibilità di credito indotti dalla crisi del debito sovrano».

SPREAD INGIUSTIFICATO - In ogni caso afferma il governatore «La differenza tra i rendimenti dei titoli pubblici italiani e tedeschi è di gran lunga superiore a quanto sarebbe giustificato dai fondamentali della nostra economia. Riflette generali timori di rottura dell'unione monetaria: un'ipotesi remota, che sta però condizionando le scelte degli investitori internazionali». In questa fase, secondo Visco «le banche sono chiamate a decisioni difficili: non far mancare finanza alle imprese solide, evitare di prolungare il sostegno a quelle senza prospettiva».

LE BANCHE - Per quanto riguarda il sistema bancario: «I progressi conseguiti sul fronte patrimoniale devono essere consolidati». «Sulla base di analisi individuali - ha spiegato Visco - tarate in base alla maggiore o minore esposizione alle diverse tipologie di rischio, abbiamo chiesto ai singoli intermediari di innalzare ulteriormente i livelli di patrimonio di migliore qualità rispetto a quelli regolamentari».

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