domenica 31 ottobre 2021

Roberto Speranza

Il mistero di Roberto Speranza secondo Davide Rossi


Quello che io definisco il mistero Roberto Speranza. Mistero perché non c’è nessuna ragione politica e logica apparente che giustifichi la sua nomina e, soprattutto, la sua permanenza in quel dicastero strategico, dato che ci dicono che stiamo vivendo dentro la più grande emergenza sanitaria della storia dell’umanità. Roberto Speranza non ha alcuna competenza in materia medico sanitaria, lui è laureato in scienze politiche, considerate che la sua esperienza di governo precedente a quella di ministro è stata a livello locale, cioè assessore all’urbanistica del comune di Potenza. In secondo luogo Roberto Speranza non ha neppure, basta vederlo, un carisma particolare, una personalità politica particolarmente spiccata che giustifichi la sua nomina in un ministero così importante. In terzo luogo fa parte di una forza politica che è numericamente irrilevante in parlamento, non è determinante per formare alcuna maggioranza di governo, Liberi e uguali, il suo partitino, è numericamente inesistente nel Paese. Quarta ragione per cui definisco mistero quello di Roberto Speranza, e forse è la più importante, riguarda i risultati disastrosi che lui ha ottenuto nella gestione della pandemia, specialmente nella prima fase, nel cosiddetto governo Conte 2, ha ottenuto un risultato che la Johns Hopkins University ha definito il peggiore del mondo, cioè l’Italia è il paese che ha avuto il maggior numero di morti per covid per 100mila abitanti. Quindi se è strano che lui sia stato nominato ministro non avendo un curriculum adeguato ancor più misterioso è il fatto che il super competente Mario Draghi lo abbia confermato con un curriculum e dei risultati che ho appena descritti. Allora per comprendere questo mistero, per sciogliere questo mistero, occorrerà indagare su quali sono gli ambienti politici da cui viene Roberto Speranza. Il suo padrino politico è Massimo D’Alema. Massimo D’Alema è fuori dai radar della politica da un po’ di anni, e addirittura è fuori dal parlamento italiano, eppure continua a essere una personalità particolarmente influente. La sua parola pesa nel nominare o nel non nominare ministri nei governi di cui fa parte la sinistra, ossia quasi tutti in Italia specie negli ultimi anni. D’Alema fa politica attraverso la sua fondazione, la Fondazione Italiana Europei, un think tank, un pensatoio, di stampo progressista, di sinistra, che è diventato particolarmente importante negli ultimi anni. La FIE fa parte della galassia dei pensatoi progressisti europei, la Fondation for European Progressive Studies, che D’Alema ha presieduto a lungo. Roberto Speranza fa parte del comitato direttivo della Fondazione Italiana Europei. La cosa interessante è che la componente più importante, prestigiosa di questa galassia di fondazioni europee è l’inglese Fabian Society. La Fabian Society è una società politica elitaria molto potente fondata a Londra alla fine del 1800. Fondata da personaggi del calibro di George Bernard Shaw, di Virginia Woolf, dei coniugi Sidney e Beatrice Webb, di molti esponenti della finanza e del mondo del potere anglosassone. Uno dei più importanti fabiani è stato quel George Orwell, autore del romanzo distopico 1984, e pluricitato in questo periodo perché disegna il futuro di una società del controllo estremamente vicino a quello che noi stiamo vivendo da quando è scoppiata la infopandemia, con conseguente totalitarismo sanitario. Ebbene, questa società è particolarmente influente ancora oggi, considerate che in Inghilterra tutta la classe dirigente del partito laburista da sempre viene dalla Fabian, da lì vengono Tony Blair, Gordon Brown, l’attuale segretario del partito laburista Starmer, il sindaco di Londra, il progressista mussulmano Sadiq Khan, attualmente vice presidente della Fabian Society, quindi tutti vengono da lì. La Fabian Society è influente non soltanto in Inghilterra ma in tutto il panorama progressista internazionale. La Fabian si definisce socialista, teorizza la presa del potere da parte di uno stato tecnocratico mondiale che tende ad abolire la proprietà privata, specialmente dei piccoli proprietari, e ad accentrare tutto nelle mani dello stato e di multinazionali particolarmente attrezzate dal punto di vista tecnologico. Questa è sempre stato lo scopo, la teoria della Fabian Society, e questa teoria è da perseguire attraverso il controllo delle masse. Masse che dagli scritti dei fondatori fabiani emergono come particolarmente pericolose, come greggi di persone che devono essere governate perché irrazionali. I primi pensatori fabiani erano degli eugenisti, erano sostenitori dell’eugenetica, e quindi ritenevano che la sovrappopolazione fosse un problema, che la massa da controllare, se troppa numerosa, è difficile controllarla. Ecco, considerate che queste teorie non vengono più apertamente esplicitate dai fabiani, ma considerate anche che il simbolo della Fabian è un lupo travestito da agnello, cioè il simbolo della dissimulazione, dell’inganno, del dire una cosa per celarne un’altra. Roberto Speranza [di madre inglese, ndr] si è formato all’università dei fabiani, la London School of Economics, vero e proprio centro della tecnocrazia mondiale, università che ha sfornato personaggi del calibro di Georges Soros, del nostro Romano Prodi, o di alcuni potenti governatori della Banca d’Inghilterra come Mervyn King. Tenete presente che in quell’ambiente, come risulta anche dalla lettura del giornale dei fabiani, “New Statesman”, che è ancora diffuso on line, si evince che per loro il lockdown è un fatto moralmente elevato, positivo, importante, che il vaccino è un rito salvifico, che il controllo delle masse è estremamente importante perché decisivo. Ecco, Roberto speranza, Massimo D’Alema sono contigui a questi ambienti, si sono abbeverati al sapere e al pensiero di personaggi di questo tipo. Forse questo può aiutare a spiegare e sciogliere il mistero Roberto Speranza.


https://www.youtube.com/watch?v=vKKzvxFp8Hw


Davide Rossi è un analista politico. Su questo tema ha scritto il libro “La Fabian Society e la pandemia”, pubblicato da Arianna Editrice.

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